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Frate Nicola Rotoli da Pignataro, un francescano
in Terra d'Abruzzo
 
Frate Nicola Rotoli nelle vesti di vescovo
 

Nel 1895, su invito del pontefice dell'epoca, Leone XIII, le quattro famiglie osservanti in cui era diviso l'ordine francescano, gli Alcantarini, i Riformati, i Recolletti e gli Osservanti, celebrarono un capitolo in Santa Maria degli Angeli ad Assisi, al termine del quale deliberarono (con ben 100 voti favorevoli su 108 votanti) di riunire i vari gruppi in un'unica compagine che prese il nome, senza ulteriore specificazione, di Ordine dei Frati Minori (OFM), che d'allora andò ad aggiungersi ai Frati Minori Conventuali (OFM Conv) e ai Frati Minori Cappuccini (OFM Cap) per costituire le tre famiglie che accolgono i religiosi “figli” di san Francesco”. Le nuove costituzioni (dette Leoniane in onore di Leone XIII) furono approvate dalla Santa Sede il 15 maggio del 1897. La riunificazione fu sancita di fatto dallo stesso Leone XIII con la bolla Felicitate quadam del 4 ottobre successivo, per effetto della quale, il 30 ottobre dell'anno seguente, le due province abruzzesi degli Osservanti e dei Riformati (con il termine provincia s'intende l'insieme di più “custodie”, costituite a loro volta da più conventi) furono riunite in una nuova famiglia che si denominò Provincia d'Abruzzo. Primo Ministro Provinciale di questa nuova entità, che aveva la sua sede nel convento di San Nicola a Sulmona, fu Frate Nunzio Farina da Scanno (1898-1901), cui fecero seguito Frate Angelo Egidi da Capestrano (1901-1904) e, a far data dal 1907, Frate Nicola Rotoli. Originario di Pignataro Maggiore, dov'era nato il 20 febbraio del 1869 nella casa paterna sita in vico Piscillo (l'attuale vico Salerno).
Nicola Rotoli aveva vestito l'abito francescano alla giovane età di 16 anni e per le sue innate doti intellettive inviato a studiare presso il Collegio Internazionale di Sant'Antonio a Roma. Sei anni dopo, nel 1891, era stato ordinato sacerdote. Conseguita la laurea in Filosofia, nel 1896, e più tardi il dottorato in Teologia, aveva insegnato nei collegi di Palermo, Capestrano, l'Aquila e San Fratello, in provincia di Messina. Il Nostro amministrò la Provincia fino al 1911, allorquando papa Pio X, con un motu proprio (ossia con un atto "di propria iniziativa"), il Quo magis incolumis del 23 ottobre di quell'anno, smembrò di nuovo le province francescane.
Nello specifico la Provincia d'Abruzzo fu di nuovo scorporata in due e ancora una volta quella che era la Provincia dei Riformati, che riprese il precedente nome di San Bernardino da Siena, fu affidata al Rotoli, che si ritrovò ad amministrare i conventi di San Giuliano, San Bernardino e Collemaggio dell'Aquila, e i conventi di Balsorano, Arischia, Calascio, Capestrano, Celano, Magliano, Ocre, Paganica, Pereto, Pescocostanzo, Sulmona e Tagliacozzo nei quali risiedevano 128 frati, di cui 86 sacerdoti, 8 chierici, 28 laici e 6 terziari. La divisione, così come lo era stata la fusione, non fu indolore e richiese un grande sforzo per la riorganizzazione che fu aggravata per di più, pochi anni dopo, dal terremoto del Marsico o di Avezzano del 13 gennaio 1915 e di lì a poco, il 24 maggio, dall'entrata in guerra dell'Italia nel Primo conflitto mondiale; eventi che con la loro furia distruttrice, materiale e morale, crearono nella vita dei religiosi, così come in quella dei cittadini, un diffuso scoraggiamento a cui il Nostro cercò di porre un argine con una costante e generosa azione di assistenza ai bisogni spirituali e materiali degli uni e degli altri. Una condotta che non passò evidentemente inosservata alle gerarchie ecclesiastiche dell'epoca se, il 28 marzo del 1916, per la scomparsa di Nicola Maria Merola, vescovo di Isernia e Venafro, deceduto il 24 settembre dell'anno precedente, fu designato da papa Benedetto XV a succedergli sulla sedia episcopale che secondo una tradizione locale non meglio suffragata dalle fonti storiche, era stata occupata per primo da san Poltino, discepolo di san Pietro.
Il 21 maggio Fra Rotoli era ufficialmente ordinato e consacrato vescovo dal confratello, il cardinale di Velletri Diomede Angelo Raffaele Gennaro Falconio, del quale era stato discepolo nel corso degli studi, coadiuvato per l'occasione da monsignor Nicola Jezzoni, vescovo di Valva - Sulmona, e da monsignor Giovanni Garigliano, vescovo titolare di Eucarpia, un'antica sede episcopale soppressa identificabile con l'attuale città turca di Emirhisar.
Il suo ingresso in diocesi avvenne però, come riporta un Numero Unico edito per l'occasione, il 15 agosto ad Isernia e il 10 settembre a Venafro. Il Nostro esercitò l'episcopato nella predetta diocesi per ben 16 anni, fino al 27 aprile del 1932, quando, malato da tempo, morì in quest'ultima città, dove fu anche tumulato nella cappella comunale del cimitero. Il pomeriggio del 7 novembre del 2017 in occasione di una celebrazione in suffragio dei vescovi, sacerdoti e diaconi defunti della diocesi, i suoi resti mortali furono traslati nella concattedrale cittadina e deposti sotto un altare della navata laterale destra in attesa di una futura collocazione nella cripta sottostante.
È inutile sottolineare come anche nella sua funzione di presule, il Nostro non mancò di adoperarsi per alleviare le sofferenze della popolazione ancora martoriata dai nefasti esiti del conflitto mondiale e dalla conseguente crisi economica e sociale del dopoguerra; un compito che, come bene sintetizza un breve profilo apparso su una pubblicazione curata dal capitolo della cattedrale egli svolse con grande munificenza e generosità, «nonostante la sua francescana povertà». Del resto la figura di san Francesco, con il suo apostolato, era sempre stata la stella polare che aveva indirizzata tutta la sua vita, svolta nel segno della carità e della fede cristiana senza condizionamento alcuno, come traspare anche dalla lettura del suo testamento, divulgato insieme alle Lettere pastorali in un volume, pubblicato grazie all'interessamento di mons. Giuseppe Bovenzi, vicario della forania di Calvi - Pignataro, presentato e commentato l'anno scorso dal professore Giorgio D'Angelo a Pignataro nella ricorrenza del 150° anniversario della sua nascita.

Franco Pezzella
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 9 Novembre)

Pignataro Maggiore in una cartolina d'epoca