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Un dipinto di Orazio De Garamo ad Aversa
 
 

Il primo altare a sinistra della chiesa di san Pietro a Majella di Aversa accoglie una bella tavola, bisognevole di un ormai improcrastinabile restauro, che rappresenta il santo papa titolare, il famoso Celestino V di dantesca memoria, rivestito degli abiti pontificali con la tiara sul capo mentre siede in cattedra attorniato dai suoi monaci.
Pietro Angeleri, in seguito chiamato fra' Pietro da Morrone, poi divenuto papa col nome di Celestino V e infine canonizzato come san Pietro Celestino, nacque ad Isernia nel 1215 (secondo altri a Raviscanina, nell'Alto casertano). Nel 1231 decise di vestire l'abito benedettino, ma poco dopo, deluso della vita spirituale dell'ordine, si ritirò da eremita in una grotta nei pressi di Palena, in Abruzzo. Nel 1238 andò a Roma dove fu ordinato sacerdote nel 1241. Ritornato in Abruzzo, si stabilì alle falde del monte Morrone, conducendo vita da eremita e facendosi promotore dell'ordine monastico che porta il suo nome, istituito ufficialmente nel 1274 da Gregorio X e poi soppresso nel 1807. Nel luglio del 1294, mentre era in ritiro presso l'eremo di Sant'Onofrio fu informato della sua avvenuta elezione a pontefice decisa nel conclave di Perugia. Il 29 agosto successivo fu incoronato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila. Poi com'è noto dopo soli cinque mesi, e precisamente il 13 dicembre 1294, rinunciò al papato, guadagnandosi gli improperi di Dante. La fama di Celestino, tuttavia, non morì e nel maggio del 1313, fra' Pietro fu elevato agli onori degli altari col nome di san Pietro del Morrone.
Nei primi tempi dopo la canonizzazione, Celestino fu spesso rappresentato nell'atto di deporre la tiara, o addirittura con la palma del martirio, in allusione alla leggenda che lo vorrebbe ucciso da un agente del suo successore, Bonifacio VIII, nella rocca di Fumone, dov’era prigioniero. In seguito prevalse l'accorgimento di rappresentarlo in cattedra e di chiamarlo san Pier Celestino e non san Pietro confessore, come prescritto dalla legge canonica dal momento che non era più papa. A questa soluzione iconografica s'ispira, peraltro, il dipinto di Aversa, la cui storia s'intrecciò, per qualche momento, con la vita di Celestino, allorquando secondo una secolare e consolidata tradizione popolare, non suffragata però da alcuna fonte storica, egli in uno dei tanti spostamenti al seguito della corte napoletana cui era obbligato, avrebbe soggiornato in città celebrando messa all'altare posto a sinistra della cappella dell'Addolorata nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, altrimenti conosciuta dagli aversani come la «Parrocchiella».
A riprova di ciò la storiografia locale, rifacendosi ad antiche leggende orali, adduce la presenza, nel lato destro della cappellina che accoglie l'altare, di un antico affresco, databile tra la fine del XIV secolo e gli inizi di quello successivo, il quale sarebbe stato realizzato giustappunto per ricordare l'avvenimento, dove si osserva, raffigurato a figura terzina e impaludato da preziose vesti gialle e rosa, l'immagine di un prelato che, giacché ha sul capo la tiara pontificia e con la mano sinistra sostiene un libro con sovraccoperta verde, è stata ritenuta essere una raffigurazione del santo pontefice. Circa l'autore della pala, invece, ritenuta dalla maggior parte degli studiosi d'arte che se ne sono occupati, «vicina ai modi di Francesco Imparato», una firma e la data poste in calce sul gradino di destra (Oratius de garamo Theane(n)sis pingebat 1607) scoperte da Giulio Santagata, ci permettono di attribuirla a Orazio de Garamo, un poco conosciuto pittore teatino, probabile collaboratore del pittore napoletano Belisario Corenzio nel periodo in cui questi fu attivo a Teano, vissuto tra la fine del XVI secolo e la prima metà del secolo successivo, la cui produzione, abbastanza documentata, è, però, scomparsa quasi del tutto. Le prime notizie lo danno attivo, infatti, nel suo paese, fin dal 1597, quando gli fu commissionata una cona della Natività per la chiesa dell'Annunziata.
Nel gennaio del 1603 furono gli economi della cappella del SS. mo Corpo di Cristo e di San Leonardo, ubicata nella chiesa di Santa Caterina a Majella del Priorato dei Celestini, a commissionargli un polittico con l'immagine di San Leonardo nella cona centrale, attorniata da formelle con Storie dei suoi miracoli, e da due cimase l'una con la Madonna degli Angeli, l'altra, sovrastante, con la raffigurazione della Pietà. Nello stesso anno fu chiamato dai governatori dell'Annunziata a realizzare per la loro chiesa un nuovo architrave in legno intagliato decorato con figure di Angeli, a restaurare un Crocifisso, e ad eseguire altri lavori di minor conto.
Nel 1606 oltre alla pala di Aversa, commissionatagli probabilmente dai padri celestini della città per tramite dei loro confratelli teanesi, dipinse per la chiesa di Santa Reparata, sempre di Teano, una cona con l'immagine della Vergine Maria con i santi Reparata e Giovanni evangelista sormontata da una cimasa con l'Eterno Padre.
Dopo questa data non si conosce nulla altro del pittore se non che, nel 1629, pose un'epigrafe per il suo amico, il poeta Luigi Tansillo, sepolto nella chiesa dell'Annunziata.
                                                                                                                                                                               Franco Pezzella

[Tratto da Nero su Bianco, anno XIX, numero 14, 2 ottobre 2016, pp. 60-61]

(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 3 Marzo)