La cisterna del
Castello
(di Antonio Mignone - Giugno 2008)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

TEANO

 
Arte e archeologia
 
Il Castello
 

Il castello di Teano in epoca longobarda e normanno - sveva

Alla fine del VI secolo, i Longobardi giunsero nel territorio campano, impoverito e spopolato da un susseguirsi di carestie e pestilenze (547, 560, 576, 590) che causarono l'involuzione demografica e, di conseguenza, quelle delle forze sociali e produttive. Nuove invasioni, contrasti politico-religiosi, fra il papato e i nuovi dominatori di fede ariana, provocarono da parte di Gregorio Magno la soppressione di sedi vescovili come Teano, retta da Domnino (555). Tra il 593/594 la città di Teano fu espugnata da Arechi I che vi costituì un insediamento a carattere militare antibizantino, a difesa dei confini occidentali del territorio da lui conquistato. Si venne a costituire una sorta di "Wardò", zona di guardia che ebbe uno schema topografico fedele alla tradizione germanica, rimasta in vigore fino all'VIII secolo. Tale schema mostra un insediamento a carattere autonomo e analogo a recetti militari simili a "motte" o castrum con esclusione di dispiegamento della città costruita con mura, torri, piazze, campanile, chiese, monasteri e palazzi loggiati.
La generale povertà dei mezzi e la scarsità delle conoscenze tecnologiche impedivano di realizzare edifici di questa portata. Impiantare un castello, allora significava innanzitutto scavare un fossato, impiegare la terra di scavo per erigere un terrapieno e fortificarlo, con una palizzata. Documenti e scavi archeologici dimostrano comunque che la parte essenziale dell'apparato difensivo era apprestata con terra e legname sicché l'aspetto complessivo del manufatto doveva ricordare più un accampamento fortificato che non l'edificio poderoso, merlato e turrito, da noi chiamato castello.
Il quartiere militare fu accentrato sul punto più alto dell'abitato e per ragioni difensive e nel rispetto della tradizione germanica suddetta che favoriva e fissava la dimora o castrum sulle alture, rendendola poco accessibile. Di conseguenza la scelta cadde sull'area N-E dell'Arx preromana dove fu ubicato, da parte dei longobardi il "castrum", dando avvio al processo di arroccamento.
Con l'avvento di Arechi II (787) e la sua conquista del Mezzogiorno, i dominatori longobardi si posero il problema di dare un assetto politico-amministrativo ai propri domini. Tra la fine dell'VIII ed il IX secolo Teano continuava ad essere una città che ancora occupava una posizione strategica sia come nodo stradale sia come limes o posto di frontiera. Arechi II vi "acquartierò" grossi contingenti di milizie longobarde e tale situazione favorì un ulteriore sviluppo dell'abitato, ed anche un cambiamento strutturale del castrum. Infatti lo stesso Arechi II volle che il semplice fortilizio si trasformasse in fortezza. Si sa che là dove queste erano costituite per ordine diretto del principe, potevano comparire anche elementi fortificati più complessi come torri in muratura. Questi denotavano un centro giuridico e territoriale dotato di fisionomia propria, circoscritta in una determinata area con cinta fortificata ed una torre con annessi edifici d'abitazioni in legno per le forze armate, ricoveri per il bestiame e per i rustici. Così la rocca voluta da Arechi II fu ad una singola torre in muratura, sede del signore, posta nell'area arientale montana, circondata da strutture murarie preromane e a guardia di uno sporadico nucleo abitativo.
Sorse il primo nucleo del "Castello" che può essere individuato nella torre imponente, a pianta quadrangolare, prospiciente piazza della Vittoria. Per caratteristiche tecniche - strutturali ed architettoniche la torre può essere posta in analogia con la base quadrangolare della cinta muraria della città di Benevento voluta da Arechi II. Questa, come la nostra, nel basamento è eretta con tecniva semplice, ma efficace. E' solida e nell'edificazione è stato seguito un criterio: disporre grossi blocchi di spoglio su filari più bassi per un'evidente precauzione statica, e poi disporre pesanti elementi lapidei su livelli medi ed alti e blocchi tufacei per completamento. Rappresenta un'esperienza costruttiva essenzialmente alto medioevale. Ma confronti possono essere fatti con le torri della cinta fortificata di Avella in provincia di Avellino o con il torrione di Pandolfo Capodiferro che presenta la base costituita da grossi massi calcarei sulla quale si sviluppa la verticalità della poderosa struttura con contrafforti realizzati con materiali omogenei, in corrispondenza di ciascuno spigolo in coppie ortogonali (1). Ma se l'impianto originario del castello risale alla fine dell'VIII secolo, esso si amplierà nel IX secolo quando Teano diventerà uno dei più importanti gastaldati, distretto amministrativo, dipendente da Capua, concretizzatosi dopo la morte di Landolfo Matica (843) e sotto Landenolfo.
Importante evidenziare che "il primo passo di un gastaldato verso l'autonomia e la creazione di una signoria locale era costituito, evidentemente, dalla fortificazione della località in cui il signore risiedeva". Su questi dati si può dire che il "Castellum di Tiano" (2) si sia costruito sotto il gastaldato di Landenolfo, come realtà consequenziale al processo di occupazione fortificata a detenzione del territorio in posizione antibizantina iniziata col padre con la fondazione di Sicopoli.
Il processo di trasformazione da castrum a rocca ed infine a castellum era ormai compiuto. I nuovi gastaldi di Teano, tra l'849 e l'856 furono Ajenardo, nipote di Landenolfo col quale, in coreggenza governava la città e Adelgisi e Maginolfo della schiatta dei Sadutto sotto i quali l'area del castello fu maggiormente ampliata (3).
Ma tale sviluppo dovette subire una brusca interruzione a causa delle incursioni arabe che colpirono il territorio nella seconda metà del IX secolo (882 - 906). Infatti nel prologo delle leggi longobarde dell'866 è affermato che "il paese era allora devastato da popoli pagani che non cessavano di tormentare e perseguitare gli abitanti, bruciando e distruggendo villaggi e città" (4).
Il turbinio degli eventi storici che coinvolse la nostra città trasformò l'assetto architettonico del castello che si munì di valide fortificazioni capaci di difendere dalla presa-attacco. Il processo di trasformazione avvenne tra la fine del IX secolo ed il X secolo quando Pandenolfo, col titolo di conte, dopo la morte di Landolfo, ebbe Capua, Teano e Caserta (5). Il castello fu fortificato ed ampliato tanto da far declamare ad Ughetto di Montecassino tali versi "Bello era il giorno ma non per Teano... Dalla torre che stava a mezzogiorno Pandenolfo. fiero gli infedeli aspettava". Questi versi ci danno una chiara connotazione di un castello turrito, evidentemente, potenziato con strutture difensive. Per cui non più "in bello" cioè in campo aperto "sed munitiones costruentes... cum bertiscis, merulorum, propugnaculis aggeribus atque fossatis omnique argumento ad paganorum insidias repellendas (6).
Quando nel 981 Laidolfo e Gisulfo, figli di Pandolfo divennero conti di Teano, si concretizzò un processo di ampliamento urbanistico che culminò con una nuova casa comitale (loggione) che fu testimonianza di separazione tra l'amministrazione comitale (castello) e quella pubblica (casa comitale nuova) (7).
Quindi il dominio era esercitato in un contesto in cui il castello sorgeva al centro di un organismo che possedeva un territorio sul quale agiva la giustizia attraverso carbonarea o meglio sede dei placiti giudiziari (8). Quindi il castello perse la sua importanza difensiva alla fine del X secolo e di certo, quello che noi oggi vediamo, è di chiaro impianto normanno-svevo. Infatti, le torri attuano una difesa di fiancheggiamento, in aggiunta a quella frontale e non sono più, come le antiche, piene nella parte inferiore, ma vuote. Sono non troppo sporgenti dal vivo delle cortine, hanno pareti esterne verticali; la pianta quadrata prima ed in seguito circolare come la torre che sovrasta palazzo Fondi e Zarone è un esempio di architettura realizzata anonimamente da collettività operativa e precedente alla conquista angioina (9). Infatti l'osservazione della fabbrica rivela la mancanza sia della base a scarpata che del coronamento archeggiato con le caditoie per la difesa piombante. Il castello subì rifacimenti nel 1062 quando Riccardo il Normanno incendiò la città, ed il castello cadde in mano normanna decretando così la fine dell'epoca longobarda.

Carmen Autieri
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 12 Dicembre)

Note:
(1) - Ho prodotto analogie in quanto c’è da costatare che non è possibile dare un preciso giudizio sui castelli di quell’epoca, perché attraverso l’esperienza  di ricerca e di scavo,si può avere solo un’idea approssimativa del complesso di opere ampiamente citate dell’epoca: infatti il ricordo affidato alle carte riflette solo il lato amministrativo di tali costruzioni,mentre nulla emerge per quanto riguarda le caratteristiche architettoniche dei castelli.
(2) - Molti castelli, delle cui fondazione ci comunicano notizie le fonti della seconda metà  del IX secolo si trovano a nord di Capua e furono concepiti in primo luogo come basi fortificate dei gastaldi longobardi contro i loro vicini facendo in modo che i castelli fossero un luogo a carattere tanto difensivo quanto offensivo.
(3) - Erchemperto ,HL, “Maginolfum Saductorem nepotem a Tianum projecit”.
(4) - Sawadan nell’865 “pose campo a Teano e fu sconfitto nell’871 da Landolfo vescovo-conte di Capua.
(5) - “Apparisce chiaro da ciò, che sulle prime si apparteneva Teano al capuano contado ed in  prosieguo lo fu esso, isolatamente tale”.
(6) - Cilento, Le origini delle signorie capuane nella Longobardia minore, Roma, 1966.
(7) - Chirografo di S. Maria de Foris, Pezzulli: “de ipsa casa nostra noba ( nova comitum ) Theanensium sedes fabrite in quo de supto”.
(8) - Carvonaise ne trovano citati nel chirografo suddetto: un’area definita tale era  “ Largo Giardino” o di S. Caterina quindi soggetta alla giurisdizione del signore.
(9) - Torrione di Caserta vecchia o relazione con le torri federiciane della porta di Capua ed in generale con la produzione Sveva.

Note bibliografiche:

- G. Galasso, Torre e castelli in Irpinia, W M Edizioni Srl, 1991.
- AA.VV., I Longobardi,  “Forme d’insediamento“ cap. III, Electa , Milano, 1990.
- N. Cilento, I saraceni nell’Italia meridionale nei secoli IX–X.
- F. Bluhm,  M.G.H. LL, IV, C.9, Hannover 1968 “Radel”.

(foto di Mimmo Feola)