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Canti popolari
 
Canti popolari di Terra di Lavoro: Cala, cala lu sole
 

A cura di Antonio Martone, la trascrizione del testo musicale è del M° Guglielmo De Maria.

Premessa
Si tratta di un canto di non facile interpretazione sia sul piano formale che contenutistico.
Il canto è stato eseguito dal gruppo popolare pignatarese “Arianova” con testo raccolto dallo stesso gruppo e pubblicato nell'opuscolo approntato per l'inaugurazione della sala del Museo della Civiltà contadina e artigiana di Pignataro Maggiore, avvenuta il 4 luglio 2009 (pag. 4).
Aspetti formali
Si diceva in premessa della difficoltà di interpretazione sul piano formale del canto: si tratta complessivamente di una composizione di 12 versi: quelli pari riproducono sempre la stessa frase: “oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà”, in cui ci si rivolge ad una giovinetta di nome Ninetta, nome preceduto dalla interiezione che si usa soprattutto nelle invocazioni; si dice poi che il sole cala (ripetizione di quanto già affermato nel verso precedente), se vuol calare. Una nota dunque caratteristica di questo canto (e in genere dei canti popolari) è la ripetizione: non solo del verso dispari, per intero, ma anche della parte finale di tutti i versi dispari.
Dal punto di vista metrico, il verso pari è formato da 13 sillabe, ma, essendo l'ultima parola tronca (calà'), è da considerare forse un settenario doppio.
I versi dispari, nella trascrizione pubblicata dal gruppo “Arianova”, risultano di una lunghezza che varia da 11 a 13 sillabe, con prevalenza del dodecasillabo: i versi 1 e 5 risulta endecasillabi, di 13 sillabe invece sono i versi 3 e 11.
A tal proposito noi siamo convinti che anche il canto popolare, pur nella sua tendenza a scuotersi dai freni delle regole in vigore nella poesia cólta, rispetti certe regole; le libertà o licenze se le prendono i cantori, gli esecutori; insomma noi riteniamo che, in questo canto specifico, i versi dispari fossero tutti regolarmente dodecasillabi, a tal fine si può supporre che gli endecasillabi del testi in esame fossero preceduti da una iniziale “E”; per quelli di 13 gli esecutori abbiano aggiunta qualche sillaba: una “E” iniziale al verso 3 e al verso 11 “s'a”, cioè “se la” (Nicola s'a sposa a Cuncetta sarebbe semplicemente Nicola sposa a Cuncetta; si noti en passant l'uso del verbo sposare da cui dipende un complemento di termine invece che l'oggetto, caratteristica dei dialetti meridionali: si ricordi l'ormai classico caso del Confiteor della Messa: … e supplico … a voi fratelli …).
Insomma, a nostro avviso, i versi di questo canto sono: dodecasillabi i dispari, doppi settenari (ma tronchi) i pari. Quanto alle rime, non ci sono problemi perché tutti i versi dispari terminano con l'agg. “bella”; quelli pari con “calà”. Ancora sul piano metrico, sorge invece un'altra difficoltà: come sono raggruppati questi versi? Qual è cioè la forma strofica? Il gruppo “Arianova” ci propone uno schema formato da un distico seguito da una quartina, che poi si ripete; sicché si avrebbero due strofe, ciascuna di 4 versi, mentre i due distici costituirebbero il ritornello. E il contenuto del canto sembra dar ragione a siffatta ripartizione; il ritmo musicale però sembra suggerire solo sei distici.
Il contenuto
Passando a considerare il contenuto, sorgono altre difficoltà. La trama della vicenda è molto semplice ed elementare, quasi banale: si accenna ad una coppia di giovani; Concetta piace a Nicola, Nicola piace a Concetta, Nicola sposa Concetta.
Ma nel canto c'è la presenza di un'altra giovinetta, una “ninna bella” di nome Ninetta; nell'invocarla, il cantore (o i cantori) le annuncia che il sole sta per calare: è la fine della dura giornata di lavoro; ma perché poi si aggiunge “si vô calà”? questa conclusione di ogni verso pari sembra voler alludere al fatto che il sole, per chi lavora nei campi, pare non voler mai tramontare!
I curatori del testo pubblicato nel suddetto opuscolo parlano giustamente di “Canto rituale e di propiziazione al matrimonio eseguito da … braccianti … per scegliere la futura potenziale coppia”.
Il nesso tra la scelta della coppia e l'invocazione a Ninetta sta probabilmente nella immagine del tramonto del sole che “cala 'ncap'a Cuncettella”: l'ultimo raggio di sole ha indicato questa ragazza che andrà sposa a Nicola.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 6 Giugno)

Testo dialettale

E cala, cala lu sole, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 2

Cala 'ncap'a Cuncettella, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 4

Cuncetta piace a Nicola, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 6

E cala, cala lu sole, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 8

Nicola piace a Cuncetta, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 10

Nicola sposa a Cuncetta, oé ninna bella,
oé Ninetta, cala lu sole, si vô calà. 12

Traduzione

Crediamo che se ne possa fare a meno, annotando solo che “ninna” è giovinetta e “vô” è la contrazione di vuole; qualche altra annotazione necessaria è contenuta nel commento che segue.