TEANO

 
Personalità da ricordare
 
ERCHEMPERTO
 
Intorno al IX secolo le nostre terre videro eventi terribili con le lotte feroci e continue fra Napoletani, Greci dipendenti dall'Imperatore di Bisanzio, Longobardi di Benevento, di Capua e di Salerno, Franchi del Sacro Romano Impero e Arabi che saccheggiavano dappertutto, spesso come alleati di questa o quella parte cristina. In queste lotte interminabili, che vedevano ogni sorta di alleanze e contrapposizioni, moltissime città furono distrutte.
Di quest'epoca drammatica, unico narratore è il monaco Erchemperto, coinvolto di persona nel turbine degli eventi, che ci racconta il sanguinoso tramonto dei Longobardi di Benevento, ultimi di una gloriosa stirpe cui apparteneva.
Figlio di Adelgario, nobile teanese che possedeva Castel Pilano, Erchemperto scrisse de auditu et de visu la sua Historiola Langobardorum Beneventi che, continuando la Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, narra gli avvenimenti dal 774 all'888 e reppresenta l'unica fonte storica esistente relativa a quel periodo. Infatti, sia l'Anonimo Salernitano, sia Leone Ostiense, non possono far altro che ricopiare, pressocché alla lettera, le vicende tramandateci dal Nostro.
E' un'opera preziosa e unica, con evidenti limiti stilistici, ma densa ed appassionata che riflette la stessa vita del suo estensore.
Leone Ostiense scrive che Erchemperto da bambino fu oblato a S. Benedetto presso il monastero di Teano. Nel primo episodio della Historiolain cui compare Erchemperto, risalente al 9 settembre 881, egli racconta che il Cante di Capua Pandonolfo, dopo avere conquistato con l'aiuto dei napoletani il Catrum Pianum, dove si trovava, lo privò di tutti i beni che gli appartenevano fin dalla fanciullezza. Questo particolare ha fatto supporre che in quel periodo Erchemperto non fosse ancora diventato un religioso. In base a questa ipotesi Erchemperto avrebbe quindi deciso di farsi monaco quando era già un uomo maturo e falsa sarebbe dunque la notizia riportata da Leone Ostiense. Certamente non condusse una vita ritirata. I suoi superiori lo destinarono spesso ad incarichi delicati e forieri, per lui, di sventure.
Il 4 settembre 883 i Saraceni di stanza presso il fiume Garigliano, volendosi vendicare per la politica filoimperiale e manifestamente antisaracena tenuta dagli abati di Montecassino, depredarono il monastero dandolo poi alle fiamme, e trucidarono l'abate Bertario con molti monaci.
In precedenza molti monaci erano trasmigrati nel monastero di Teano altri, tra i quali Erchemperto, a Capua. Quando Atenolfo, Conte di Capua, si impossessò dei beni del monastero di Teano, l'Abate Angelario inviò Erchemperto dal Papa Stefano VI per ottenere aiuto. Irritato, Atenolfo privò Erchemperto, incolpevole ambasciatore, della propria cella.
Nell'agosto 886 l'Abate Angelario, dopo una ricostruzione durata due anni, ordinò il rientro dei benedettini a Montecassino. Anche Erchemperto obbedì ma le sue missioni in Campania non si arrestarono e così, durante un viaggio a Capua, accompagnato da tre carri carichi di vettovaglie ed altro, venne nuovamente catturato nei pressi dell'Anglena (nell'agro caleno a sud di Teano), questa volta però dalle milizie greche del duca di Napoli. Giunto a Capua non ebbe sostegno alcuno e proseguì per Napoli. Ritornato a Capua, rispondendo alle richieste di molti amici, cominciò a scrivere la sua Storia.
La cronaca di Erchemperto si interrompe all'anno 889; si pensa a causa della morte forse avvenuta nel 901, avendo egli promesso di narrare i fatti di Guidone e di Berengario.

ERCHEMPERTO DI MONTECASSINO

Erchemperto, lo storico dei Longobardi dell’Italia meridionale, è certamente – secondo le ultime ricerche – monaco di Montecassino. Le poche notizie sicure della sua vita ci vengono tutte dalla sua opera principale, la Historiola Langobardorum Beneventi degentium.
Fu fatto prigioniero da Pandenolfo di Capua il 23 agosto dell’881 nel castello Pilano, e fu condotto nella città di Capua. In questa circostanza fu privato di tutti i suoi beni (c. 44: omnibus a pueritia aquisitis  exutus). Quasi certamente entrò a far parte della comunità Cassinese – esule prima a Teano e poi a Capua dopo la distruzione saracena dell’883 -, della quale si sente ormai membro, in questo medesimo tempo.
L’abate Angelario (883-893) lo invia dal papa Stefano V per invocare il suo aiuto contro i soprusi del principe di Capua Atenolfo (887-910), che aveva spogliato il monastero di tutti i beni. La missione sortì il suo effetto: Montecassino riebbe i suoi beni dal principe capuano, ma Erchemperto forse per questa sua azione diplomatica fu privato della sua cella, che gli era stata concessa dal suo abate.
Altre notizie della sua vita ci sfuggono.
Il nome di Erchemperto è legato alla sua opera principale, la Ystoriola Langobardorum Beneventi degentium, conservata dal solo ms. cod. Vat. Lat. 5001 (secc. XIII-XIV). In questa opera lo scrittore traccia le linee e storiche del suo popolo nella Longobardia meridionale, a cui sente tutta la fierezza di appartenere. La sua simpatia va per Benevento, mentre si mostra diffidente per Capua che fu responsabile della divisione del ducato di Benevento.
Questa opera non ebbe molta diffusione nel Medioevo al di fuori del Meridione d’Italia. Fu utilizzata dall’autore anonimo del Chronicon Salernitanum (sec. X), da Leone Ostiense nella sua Cronica monasterii Casinensis (secc. XI-XII) e dal monaco Giovanni nel Chronicon Vulturnense (sec. XII).
Ad Erchemperto sono attribuiti anche i trentaquattro versi del poema che nel cod. Vat. Lat. 5001 sono premessi alla Ystoriola. Così pure al nostro storico sono attribuiti anche i centosedici esametri che vanno sotto il nome di Martyrologium Erchemperti e che si sono conservati tra gli altri anche nel cod. Casin. 439, pp. 278-282. Si tratta di un calendario o martirologio metrico.

Bibliografia: Per l’edizione critica dell’Ystoriola rimandiamo ancora alla Erchemperti Historia Langobardorum Beneventanorum, ed. G. Waitz, in MGH Ss. Rer. Lang. et Ital., Hannoverae 1978, pp. 231-265. Il compianto prof. N. Cilento ne stava curando, per le “Fonti della storia d’Italia” dell’Istituto Storico Italia per il Medioevo, una nuova edizione critica dal titolo Erchemperti Ystoriola Langobardorum Beneventum degencium (ne aveva preparati già i primi 15 capitoli). Per la letteratura su Erchemperto e la tradizione manoscritta cfr. N. Cilento, Italia meridionale longobarda, Milano-Napoli 1966; P. Meyvaert, Erchempert, moine du Mont-Cassin, in Revue Bénédictine, LXIX (1959), pp. 101-105; Id., voce Erchempert, in Dictionnaire d’hist. et gèogr. Eccles., XV, Paris 1963, coll. 685-687; U. Westerbergh, Erchempert, a Beneventan Poet and Partisan, nel vol. Beneventan Ninth Century Poetry, Studia Latina Stockholmiensia, IV, Stockholm 1957, pp. 8-29; C.G. Mor, La storiografia italiana del sec. IX da Andrea da Bergamo ad Erchemperto, in Atti del 2° Congresso intern. di studi sull’alto Medioevo (1952), Spoleto 1953, pp. 141-147, M. Manitius Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, Muenchen 1911, pp. 709-710); G. Falco, Erchemperto, nel vol. Albori d’Europa (Pagine di storia medievale), Roma 1947, pp. 264-292.

D. Faustino Avagliano O.S.B.
Priore e Archivista di Montecassino

(da il Sidicino - Anno I 2004 - n. 1 - Gennaio)