La ricorrenza di S. Antonio mi suggerisce di pubblicare un documento del mio archivio relativo alla Guardia Urbana di Teano. Sono alcuni fogli dei turni stabiliti per assicurare appunto l'ordine pubblico in occasione della fiera di S. Antonio negli anni 1842 e 1843.
Quella che oggi chiamiamo sicurezza era all'epoca demandata alla Guardia Urbana che nulla ha lontanamente a che vedere con gli odierni vigili urbani, anche se i suoi componenti venivano chiamati “Urbani”.
La Guardia Urbana fu istituita da Ferdinando II nel 1827 con compiti di polizia generale ed era ramificata in ogni comune. Il servizio era obbligatorio e remunerato; i componenti erano compresi nelle classi di età tra i 24 e i 50 anni e i graduati venivano reclutati tra proprietari, professionisti, impiegati e mastri bottegai. In ogni comune c'era un presidio con un comandante scelto tra i notabili del luogo, il cui grado variava secondo l'importanza del presidio. Era alle dipendenze dell'Intendente della Provincia (oggi Prefetto) ma subordinata gerarchicamente al Regio Giudice nei capoluoghi di mandamento come Teano e al Sindaco nei comuni minori. Nel turbolento 1848 Ferdinando II la trasformò in Guardia Nazionale e tale rimase anche dopo l'Unità d'Italia, quando svolse un ruolo importante nella repressione dell’insorgenza contadina che fu ipocritamente chiamata Brigantaggio.
In quegli anni 1842-43 il Comando di Teano era tenuto dal Barone Alessandro Zarone ed era composto da più di cento uomini.
Nello Stabilimento di servizio degli Urbani del Comune di Teano in occasione della Fiera di Sant'Antonio di Giugno 1842, di cui riproduciamo la parte iniziale, il servizio è organizzato in posti allestiti in luoghi strategici per il controllo del territorio e copre senza interruzioni il periodo compreso tra le ore 22 del 10 giugno e le ore 22 del giorno 14.
Al Posto permanente di Teano sono assegnati 8 o 9 uomini per ogni turno di 24 ore al comando dei Capiposto Pasquale Perrone, Michele Lancellotti, Pasquale Stavolone e Giovan Battista Contestabile. Un secondo posto è ubicato nella fiera di S. Antonio, dalle ore 12 d'Italia dell'11 giugno alla stessa ora del giorno 13, con dieci uomini il primo giorno e dodici il giorno successivo affidati ai capiposto Pasquale Compagnone e Nicola Migliozzi.
Sul territorio comunale sono istituiti altri dieci posti con minor numero di urbani e per minor numero di ore. Sono ubicati al Rio Persico, a Fontana della Regina, al Passo del Salcio, a Borgonuovo, a Torricelle, a S. Giulianeto, sulla strada dei Tre Vescovi, a Centofinestre, a Montecanneto, a Centonoci di Tuoro. Chi conosce questi toponimi ben intuisce la validità del piano. Sono presidiate tutte le strade principali che si diramano dal centro di Teano per Roccamonfina, per l'Appia e per la Casilina. Inoltre i tre posti più lontani (Fontana della Regina, Torricelle, Cappella dei Tre Vescovi e Centofinestre) sono al limite del territorio comunale, ai confini con i territori dei limitrofi Comuni di Riardo, Calvi, Carinola e Sessa. La responsabilità dei presidi è demandata ai capiposto: Luca di Monaco, Crescenzo Messa, Crescenzo Zola, Giuseppe Molinaro, Francesco Marcello, Pietro Minicuccio, Paride Silvestro, Tommaso Supino, Pasquale Fera, Francesco Rossi, Salvatore Mesolella, Carmine Lavorenza, Pietro Marrese, Francesco Razzino, Antonio de Vito, Giovanni di Biasio, Silvestro l'Arco, Antonio Taffuri, Samuele d'Angelo, Giovan Battista Verdolotti, Giuseppe Verdolotti, Erasmo di Biasio, Matteo Croce e Vitaliano Aversano.
In quei giorni circolavano su quelle strade migliaia di animali, quasi sempre portati senza carro dai contadini, e affluivano a Teano, anche da centri lontani, centinaia di compratori. Questi venivano ovviamente provvisti del denaro necessario mentre i contadini che riuscivano a vendere gli animali dovevano ritornare con addosso il ricavato. Quasi sempre viaggiavano in piccoli gruppi, ma era pur sempre necessario presidiare le strade extraurbane.
Le cronache che conosciamo non riferiscono episodi di rapina. Forse nei giorni di fiera non si verificavano perché allora le cose funzionavano sul serio.
Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 6 Giugno) |