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Recensioni: "Storia di Pignataro in età moderna - Il

Cinquecento" di Antonio Martone
 
Tip. Mincione, 2009, pp. 192
 

È il primo volume di una trilogia lodevolmente patrocinata dal Comune di Pignataro Maggiore che proporrà la storia di Pignataro dal '500 al '700, ricostruita su poche fonti ma con grande intelletto d'amore da Antonio Martone, illustre memorialista che si guarda bene dal cadere “nell'errore di certi storici locali i quali, in mancanza di documenti, narrano le vicende generali della Campania e del Regno di Napoli, per infilarci qualche raro accenno alla storia particolare del proprio paese”. L'opera è stata infatti limitata a soli tre secoli perché Antonio Martone, autentico uomo di cultura, non osa andare alla ricerca di inesistenti remote origini del proprio paese. Non lavora di fantasia, ma promuove ricerche sulla base di documenti.
Pignataro era agli inizi dell'evo moderno un casale di Capua, cui apparteneva amministrativamente con circa 600 abitanti, ma faceva parte dell'antica diocesi di Calvi, il cui capoluogo era poco più che un affiorare di scarsi ruderi intorno a una bella cattedrale.
Appare perciò giusto che non ci si avventuri in fantastiche ricostruzioni di un passato inesistente o di nessun conto e ben ha fatto l'Autore a dare principio a questa Storia con la Pignataro del XVI secolo.
Antonio Martone non vagheggia, sa che Pignataro non ha da rincorrere presunte origini antiche e non deve fare concorrenza alle fantastiche Vairano romana o Pietramelara sannitica. Pignataro nel '500 è un piccolo borgo, ma nei secoli successivi avrà un grande sviluppo, diventerà capoluogo di fatto della diocesi calena, residenza del vescovo e sede della curia, e si caratterizzerà poi, tra tutti i centri limitrofi, per un'inconsueta evoluzione culturale. Darà i natali a personalità di altissimo rilievo come Francesco Vito, successore del P. Gemelli quale rettore dell'Università Cattolica, tanto per fare un nome.
Il volume ricostruisce il tessuto sociale di Pignataro sulla scorta di poche fonti: il catasto del 1539/41, i primi libri parrocchiali resi obbligatori dalla Riforma Tridentina, alcuni atti episcopali. Ma la scarsità delle fonti non impedisce all'esperto Autore di rendere un quadro esatto della vita pignatarese del secolo XVI. L'analisi delle fonti è piacevolmente lunga. Vengono minuziosamente analizzati i nomi di battesimo e i legami che possono rappresentare, i cognomi nella loro complessa e a volte inimmaginabile evoluzione grafica, l'età del matrimonio, la sopravvivenza tra coniugi, la composizione dei fuochi, come allora venivano denominati i nuclei familiari, i movimenti migratori, le spese per medici e medicine, la situazione debitoria che talvolta è nei confronti di ebrei capuani. Attraverso l'elaborazione dei dati economici relativi all'esercizio di arti e commerci, al possesso di immobili e di animali, l'Autore perviene infine a tracciare un quadro fedele e sufficientemente completo della vita sociale ed economica del centro e delle sue dinamiche.
Alla fine il lettore non può che augurarsi una sollecita pubblicazione degli altri volumi in programma.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 5 Maggio)