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Povero Pratilli!

 

Più volte da queste colonne è stato rivelato un senso di turbamento per un fenomeno che si va sempre più diffondendo negli scritti di storia locale che vengono dati alle stampe, con frequenza sempre più rapida, nei centri vicini. Da pochi anni si assiste infatti a un'inattesa proliferazione di pubblicazioni di storia dei paesi dell'alta provincia, grazie anche all'abbondante e malaccorto finanziamento che molti enti pubblici, Comuni e Comunità Montane in primo luogo, elargiscono senza alcun vaglio della validità e dell'opportunità della pubblicazione. E così non c'è più paese che non vanti origini romane o preromane solo perché nel proprio territorio sono state rinvenute (e i lavori per l'alta velocità delle ferrovie hanno fruttato molti rinvenimenti) tracce o avanzi di sepolcreti che, come è noto, si trovavano ubicati lungo le strade ma non esclusivamente in prossimità dei centri abitati.
In questa sorta di accaparramento di origini sempre più antiche, la parola d'ordine di tanti improvvisati autori è diventata quella di snobbare Teano e i Sidicini. Non si parla più della Contea di Teano, ma della Terra dei figli di Pandolfo, e si parla sempre e solo di Sanniti e di un Sannio che andava dal Tirreno all'Adriatico e fino alle porte di Roma.
Non è però questo il caso della pregevole monografia di Ugo Zannini, “La scoperta di Urbana”, edita nel 2004 a spese del Comune di Francolise, che riprendo in mano per evidenziare che anche questo lavoro, peraltro ben fatto perché delinea il cammino per un auspicabile scavo che riporti alla luce l'antica Città sepolta, contribuisce a sminuire un tantino la storia della nostra Teano, pur senza alcuna malevola intenzione dell'illustre Autore.
Nel capitolo intitolato “I falsi pratilliani” si legge: è opportuno sgombrare il campo da un falso che abbiamo trovato ormai codificato nei testi dei cultori locali di Teano, Francolise e Sparanise. Si tratta di una pergamena longobarda datata 987, riportata per primo dal Pratilli. Il testo prosegue dichiarando che la pergamena, contenente l'atto di fondazione del Monastero teanese di S. Maria de Foris, dovette essere redatta sicuramente dallo stesso Pratilli nel 1749, quando curò la ristampa della Historia Principum Langobardorum di Camillo Pellegrino con aggiunte e note di sua mano. La pergamena sarebbe falsa perché il Pellegrino non ne fece cenno nell'edizione originale del 1643 e ancor più perché il testo sarebbe in contrasto con altro chirografo coevo riportato da Nicola Cilento. Il contrasto tra i due atti sta nel fatto che nell'istrumento di fondazione di S. Maria de Foris risultano congiuntamente costituiti i due Conti di Teano, Landone e Atenolfo, mentre nel rogito riportato dal Cilento compare il solo Landone.
Francesco Maria Pratilli(1689-1763), canonico del Capitolo Metropolitano di Capua, quindi prete sine cura, fu autore di numerose pubblicazioni di storia ed è il caso di dire che è passato alla storia per i tanti falsi che produsse. Il Mommsen aveva così in sospetto le sue asserzioni che ritenne spurio qualche testo epigrafico, solo perché riportato dal Pratilli, ricevendo però postume smentite dal rinvenimento della testimonianza lapidea; più recentemente un nutrito e documentato elenco dei falsi del Pratilli fu compilato dal prof. Cilento .
Nel caso dell'atto di fondazione di S. Maria de Foris è doveroso però rivalutare il Pratilli che in quell'occasione disse il vero.
La circostanza che nel primo rogito si rinvengono costituiti insieme i due conti, Atenolfo e Landone, e nell'altro il solo Landone non prova affatto che l'uno o l'altro documento sia falso. A smentire invece l'ingiusta accusa di falso nei confronti del Pratilli è uno dei pochi cimeli salvatisi dalla distruzione della chiesa di S. Maria de Foris nel secondo bombardamento del 16 ottobre 1943. Si tratta della non breve lapide che il vescovo Ottavio Boldoni, il maggiore epigrafista dei suoi tempi, compose e fece apporre nel 1670 all'ingresso del Monastero per celebrarne la fondazione e che inizia così:

CŒNOBIVM HOC SANCTIMONIALIVM
E FLORE NOBILIVM THEANEN COLLECTVM
A DIVA MARIA DE FORIS NVNCVPATVM
SVOS AGNOSCIT
EX PVBLICIS TABVLIS CONDITORES
LANDONEM ET ATTENVLFVM
THEANI COMITES ATHENVLFI ET INDELGARDAE
COMITVM FILIOS
ANNO SERVATI ORBIS DCCCCLXXXVI
OCTAVIVS BOLDONIVS MEDIOL.
EPISC. THEANEN
......... .......... ............ ...........
........ ......... ......... ...........

L'istrumento di fondazione, apprendiamo inoltre dalla Santa Visita di Mons. Giordano del 1753, era conservato in monastero e chissà che non si sia salvato dalle tristi vicende della soppressione postunitaria. Comunque il fatto che il vescovo Boldoni potette esaminarlo (…ex publicis tabulis…) e consacrarne il contenuto in un'epigrafe nel 1670, quasi vent'anni prima della nascita del Pratilli, vale ad assolvere, almeno questa volta, il canonico capuano dall'ennesima accusa di falso.
E la nostra storia può così conservare intatta un'altra memoria che, grazie al buon Boldoni, non potrà più esserle tolta.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 2 Febbraio)