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Escursione a Fontana Sialena

 
 

Testo di Guido Zarone
Foto di Mimmo Feola

Nell'estremo lembo meridionale del territorio comunale, a metà strada tra S. Marco e Maiorisi, in prossimità del Rio Persico che segna il confine con Carinola, c'è una vecchia sorgente, Fontana Sialena, che nel nome ricorda la non lontana Fonte Calena.
Nella zona ci sono numerose vecchie masserie in abbandono la cui estrema vicinanza si spiega solo con l'antica necessità di realizzare gli insediamenti rurali in prossimità di una sorgente. Una di queste masserie presenta ancora ben tornite cornici di tufo ai marcapiani, una robusta bertesca con tanto di feritoie, tracce di muratura di varie epoche e infine dei balconi coronati da decorose cimase di stucco e dotati di ampia soglia in travi di ferro e cemento. Il tutto ben attesta un uso continuativo del manufatto e
rammenta ripetuti interventi per nobilitare |'aspetto dell'edificio. Al centro della masseria, composta da molteplici e irregolari corpi di fabbrica in totale abbandono, resta oggi una cappellina a perpetuare l'utilizzo del manufatto. La facciata della chiesetta, dotata alla sommità di una piccola cella campanaria
resa muta da non remoti trafugamenti, è spoglia ma il portale in tufo duro modanato assicura al prospetto una sua dignità.
L'interno del tempietto è coperto da volta a botte con un riquadro centrale che ospita l'immagine dipinta di S. Giuseppe. La parete di fondo, con altare di stucco e legno, è tutta occupata da una dipinto della Vergine (delle Grazie?) con ai piedi anime purganti affiancate da S. Francesco e S. Antonio che intercedono per loro.
Alle due estremità gli apostoli Pietro e Paolo con gli immancabili attributi iconografici ben in vista delle somme chiavi e del dono della parola. Le figure dei due Apostoli, per effetto dell'umidità risalente dal basso, hanno perduto parte del colore nelle zone inferiori, ma restano a confermarne le sembianze le tracce della sinopia. La parte centrale del dipinto presenta un riquadro in cui il colore ha tonalità del tutto differenti dal resto, forse perché lungamente vi fu sovrapposto qualche quadro che lungamente sottrasse le tinte all'azione della luce.
Una crocifissione dipinta sulla parete sovrastante la porta d'ingresso è meglio conservata, ma ha subito, non molto tempo addietro, l'onta del passaggio di un condotto elettrico sottotraccia. Le dìpinture non sono certo di grande mano, ma il volto di Pietro rivela delle qualità nell'anonimo autore.
Entrando in questa poco conosciuta cappella ci siamo soffermati sulla tavola di robusto legno posta sull'architrave tufaceo del portale con la scritta incisa a fuoco:

I RESTAURO EFFETTUATO NEL 1898
DAI PROPRIETARI SEBASTIANO E
ANTONIO RUSSO E DAGLI EREDI MARRESE
II RESTAURO EFFETTUATO NEL 1997
DAGLI EREDI RUSSO E MARRESE

La traccia più interessante,sciaguratamente quasi illeggibile, della storia della chiesetta è in un'epigrafe dedicatoria dipinta sulla parete destra, racchiusa in volute multicolori con fastigio centrale che forse recava la dipintura di uno stemma. Per quanti sforzi abbiamo fatto, siamo riusciti solo a rilevare questi righi monchi e non v'è possibilità di ulteriori indagini perché il campo dell'iscrizione è percorso da una piccola lesione risarcita con recente stucco. Trascriviamo ciò che siamo riusciti a leggere con Ia speranza che possa esserci chi sappia qualcosa di più e voglia pubblicarlo.

D.O.M
GERNITIS:HA ................................
DEIPARE VI ...............................
DICATV .....................................
RVRALI S .......................................
OPEROSO ..................................
CHRISTIANE .....................................
SAC. IOSEP .....................................
VRBIS THEANI ...................... RATO CIVIS
ETERNV ............................... ATRIA
IOSEPH ALTER ............................... ORTIVM
DEVOTIONE ........................ PRIO
A FVNDAM .............................. AVII
ANNO .................................... PTO
.......................................................
HA ..........................................

I caratteri usati e il genere di decori che incorniciano lo specchio epigrafico fanno pensare a una datazione tardo secentesca.
Non siamo sicuri che all'ottavo rigo le lettere che precedono IOSEPH siano esattamente SAC., ma le parole del secondo rigo sono cosi come le abbiamo trascritte. Certamente quel che si può leggere è troppo poco per tentare qualsiasi integrazione. Contentiamoci di aver accertato che la chiesetta fu edificata in quell'epoca delle fondamenta da un prete Giuseppe e un altro Giuseppe della stessa casata ne ebbe cura, facendovi eseguire opere che potrebbero andare dal restauro delle fabbriche all'istituzione di legati di culto. Purtroppo dobbiamo contentarci solo di questo perché non è possibile fare altrimenti, ma resta forte la curiosità di sapere a cosa sia riferito quell'Urbis Theani.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 8 Agosto)