L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Guido Zarone
 
 

Recensioni:

 
"Pietravairano in Terra di lavoro" di Renato Cifonelli
 

Renato Cifonelli, già funzionario dell'amministrazione giudiziaria, poi avvocato libero professionista e ora fecondo cultore a tempo pieno di memorie storiche, ha appena pubblicato Pietravairano in Terra di Lavoro, corposo volume di 228 pagine impresse da Zano a Sessa.
Dopo tante scorpacciate di archeologia a buon mercato, di cui sono imbottite, quasi sempre a sproposito, tante pubblicazioni di storia locale edite in questi ultimi anni, frutto di un ossessionante proposito di attribuire comunque illustri origini romane e preromane a centri di origine medievale, finalmente si può gustare una vera storia, che offre ampio materiale per conoscere vicende e personaggi di un paese che si distingue da quelli limitrofi per un tessuto sociale particolare. Pietravairano difatti, pur avendo un'economia esclusivamente agricola, ha avuto tra la popolazione, particolarmente nell'Ottocento, residente un'alta percentuale di nobili titolati e nobili viventi, nonché un discreto ceto borghese e perciò presenta ancora nel tessuto urbanistico un alto tasso di palazzi e dimore gentilizie.
L'autore ha sapientemente riservato poche pagine agli scarsi reperti acheologici rivenuti in zona, testimonianza dell'esistenza di qualche mausoleo lungo la rete viaria e di qualche insediamento rustico, per dare giustamente maggior rilievo ai preziosi documenti della storia dei secoli successivi. Il libro è imperniato su tre fonti di indubbio valore: gli statuti municipali del 1544, il catasto onciario del 1753 con i relativi atti di formazione, un apparato epigrafico di non lieve entità. Sulla scorta di queste tre robuste fonti e con l'ausilio di varie insolite cronache, delinea con piacevole agilità lo svolgersi della vita cittadina.
La trascrizione degli statuti municipali e di moltissimi verbali dei parlamenti tenuti nella prima metà del '700 rende un esauriente quadro della vita cittadina, ma a fornire un quadro esatto di cosa sia stata Pietravairano nei secoli è soprattutto la ben riuscita indagine sul catasto onciario del 1753, del quale vengono analizzati ed esposti compiutamente tutti i dati: la composizione della popolazione, le attività esercitate, le condizioni economiche delle famiglie, la ripartizione del patrimonio fondiario e delle rendite. la distribuzione degli opifici, ecc. La consistente raccolta epigrafica, fatta soprattutto di epigrafi sepolcrali, documenta tra l'altro la prolungata dimora, per molte generazioni, dei Grimaldi, la famiglia dei principi di Monaco, che risiedeva nel vastissimo palazzo interamente distrutto dalla guerra.
Gli ampi passi di cronache e memoriali consentono infine la conoscenza di eventi che avvincono il lettore, come il duplice omicidio compiuto nel 1581 dal feudatario in danno della consorte e dell'amante; le minacce di rivolta dei cittadini contro le violenze rivoluzionarie ai danni dei religiosi; le ridicole quanto pericolose ingerenze della guardia nazionale nella vita religiosa, manifestatesi con l'uccisione di un innocente frate questuante perché sospettato di aiutare i briganti (per la legge Pica bastava essere sorpresi con alimenti in quantità superiore al fabbisogno minimo di una persona per essere fucilati senza processo!) e culminate con l'esilarante intimazione ai religiosi di eliminare dagli addobbi floreali delle chiese i gigli perché ritenuti inneggianti alla dinastia Borbone.
Con queste tradizioni, il Comune non aveva proprio necessità di apporre sui cartelli segnaletici la doppiamente mendace dicitura "Baluardo sannitico sul Voltumo”. La Pietra non fu baluardo sul Volturno, semmai sul valico; non fu mai nell'area di appartenenza sannitica.
Due sole cose mancano a questa bell'opera e il lettore ne avverte la mancanza: un indice analitico e un adeguato apparato iconografico.
Ci auguriamo di vederli nella prossima edizione.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 4 Aprile)