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Conservata a Teano una rarissima forse unica immagine del

cadavere di Mussolini
 
 

Dobbiamo alla cortesia del dott. Enrico Fumo il privilegio di pubblicare, con il doveroso occultamento di alcune parti, un raro documento fotografico in suo possesso, ereditato dallo zio, il compianto Maggiore Giovanni Fumo che i Teanesi ricordano come indomito combattente della Repubblica Sociale Italiana.
Giovanni Fumo fu infatti sfortunato protagonista del dramma che vissero dopo l'8 settembre del '43 tanti giovani ufficiali dell'esercito, i quali avvertirono come insopprimibile esigenza personale il dovere di riscattare in qualche modo l'onore perduto in quel triste giorno. Come tanti suoi compagni d'arme, da poco usciti dall'Accademia Militare, aderì alla R.S.l. e sotto quella bandiera combatté sino alla fine. Fu una scelta giusta? Fu certamente una scelta onesta, per nulla dettata da interesse o tornaconto, anzi è da ritenere che fu fatta nella piena consapevolezza di mettersi dalla parte dei perdenti e che perciò merita ancora oggi grande rispetto.
L'allora giovanissimo capitano Fumo combatte interamente quei due anni di guerra. Nei giorni roventi dell'aprile 1945, quando gli giunse la notizia della morte di Mussolini, con gli uomini del suo reparto meditò di non arrendersi.
All'intimazione ricevuta rispose: "Se volere le nostre armi, venite a prenderle".
Subì più processi, ma non fu epurato. Fu privato del grado, ma continuò a militare nell'esercito e solo al limite del pensionamento guadagnò il grado di maggiore. l suoi compagni di corso, che l'8 settembre 1943 avevano fatto altre scelte, erano tutti ormai negli alti gradi dell'esercito, ma Giovanni Fumo non avrebbe mai rinunziato a perseguire l'affermazione di un ideale per evitare di compromettersi.
Era anche un cultore di memorie familiari e locali. Ristabilitosi a Teano dopo il pensionamento, volle venire a capo della vicenda dell'incendio della sua casa nell'ottobre 1860 e ne ricostruì ogni passaggio, pubblicando poi nell'Archivio Storico di Terra di Lavoro la sentenza emanata per quell'accadimento.
La foto che pubblichiamo gli pervenne per vie che non possiamo conoscere. La custodì gelosamente e poi la affidò al nipote prediletto, avendo cura di annotare sulla busta che la conteneva "Questa foto - rara - la lascio a te perché la conservi".
La pubblichiamo ovviamente con degli accorgimenti che non consentono la visione integrale della raccapricciante scena e celano alcuni tratti del macabro contenuto.
ll cadavere di Mussolini, trasportato al cimitero milanese di Musocco dopo lo scempio di Piazzale Loreto, è disteso sul tavolo anatomico completamente nudo. Sullo sfondo posa uno stuolo di persone d'ambo i sessi che sono certamente dei partigiani; dispiegano una bandiera rossa e ostentano volti sorridenti e soddisfatti. Il fotografo ha avuto cura di effettuare la ripresta dal basso per mettere in evidenza ogni particolare e accrescere l'irriverenza della ripresa.
A vedere la foto nella sua versione integrale viene solo da pensare che quegli allegri signori e signore in bella mostra saranno stati degli eroi, dei patrioti, dei perseguitati, e quant'altro si vuole, ma non erano certo dei facitori di pace!

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2007 - n. 11 Novembre)