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3 agosto 1957 - 2007

 

Non si erano ancora compiuti tre lustri dall'infernale autunno del 1943 e la millenaria Cattedrale di Teano risorgeva a nuova vita, simbolo perennemente vitale dell'antica fede dei Padri Sidicini.
Teano era ancora semidistrutta. I palazzi di Piazza Duomo mostravano vistosi segni delle amputazioni inferte dalle fortezze volanti degli Alleati. Più in là, dove ora c'è la palazzina delle Poste, i bombardamenti aerei sembravano cosa dell'altro ieri. L'area della piazzetta era in gran parte ingombra delle macerie della casa dei Cipolla, il cui crollo aveva sfiancato quella attigua dei De Quattro che continuò a reggersi per alcuni anni e poi crollò all'improvviso, dando però modo agli occupanti di porsi in salvo. L'attuale sede dell'Ospizio Castallo, antica dimora dei Martino de Carles, e prima ancora dei De Diano, era un terrapieno di macerie, sorretto dai muri sgretolati del piano terra, dal quale si poteva vedere il panorama di Casi e S. Antonio poiché delle case dei Capaldo e dei Vespasiano erano rimaste in piedi solo le ali estreme. Anche il Seminario era stato ricostruito solo nell'ala occidentale. Il primo cortile sembrava un teatro all'aperto, con l'angosciante scenario di un'informe cavea formata da ciò che restava dei vari piani dell'edificio, gradatamente tranciati dalle bombe.
La guerra era passata su Teano con il suo carico di morte, l'aviazione alleata aveva fatto bene la sua parte con tre bombardamenti strategicamente inutili, ma colmi di effetto terroristico sull’inerme popolazione; i politici e gli amministratori locali invece avevano fatto malissimo la loro parte, poiché non erano riusciti ad ottenere dal Governo il riconoscimento dell'alto grado di distruzione subito dal paese, sicché i fondi per i “danni di guerra” furono solo quelli ordinari, praticamente quasi nulla. Posta a carico dei danneggiati, la ricostruzione richiese tempi molto lunghi e forse ancora oggi resta incompiuta. Nemmeno il Comune aveva i mezzi finanziari necessari per riparare i danni al suo patrimonio immobiliare, tanto che la casa comunale, in quell'agosto di cinquant'anni fa, si presentava ancora parzialmente diroccata.
La pioggia di bombe, lanciate “a grappolo” per accrescere la forza distruttiva, aveva colpito in pieno il “cuore della Diocesi”: la cattedrale e la curia completamente distrutte, l'episcopio e il seminario resi inservibili. Ma i vescovi Medori e Palombella si erano dati da fare per far tornare a pulsare al più presto quel cuore al quale era legata la vita e la salute di tutta la comunità diocesana.
Quando, nell'ottobre 1954, Mons. Sperandeo si insediò a Teano la ricostruzione dei sacri edifici era però ancora lontana dal compiersi, ma l'allor giovane Presule, secondo il suo stile, puntò al sodo. Vescovo, clero e seminaristi potevano ancora patire qualche disagio, anzi sarebbe stato un modo per condividere i disagi, non meno gravi, di tanta parte della popolazione che ancora viveva nei bassi malsani dei vicoli. La Cattedrale, invece, non doveva attendere oltre, perché era la casa di tutti ed era un simbolo.
In meno di tre anni il venerato Presule portò a compimento i lavori e fu così che il 3 agosto 1957 la riconsacrazione del tempio divenne l'evento-simbolo della rinascita di Teano.
Il Vescovo volle conferire alle cerimonie inaugurali grande solennità, invitando una quindicina di vescovi e prelati, scelti nell'infinita schiera di confratelli suoi amici, e un Cardinale che allora era davvero un Principe della Chiesa e, difatti, il Cardinale Mimmi giunse scortato dalla polizia e fu costantemente affiancato nelle cerimonie da un monsignore e da un gentiluomo in costume.
La comunità teanese, pur con i suoi problemi, non scambiò la decisione del vescovo per trionfalismo, ne comprese tutto il valore e non fu da meno. Il comitato per i festeggiamenti coniò una medaglia ricordo e dette grande enfasi a tutta la festa. La sera del 5 agosto, sul palco in piazza Umberto non ci fu la tradizionale “buona banda” pugliese o abruzzese, ma l'orchestra sinfonica del “Petruzzelli” di Bari.
Cinquant'anni dopo la Provvidenza ha posto sulla Cattedra teanese un Vescovo consapevole che il suo ministero resta inesorabilmente un “ponte” tra quelli di chi lo ha preceduto e di chi lo seguirà, che conosce e medita la storia dell'umanità e della chiesa, che ama l'arte nelle molteplici sue espressioni, e che perciò chiama tutti a raccolta, nell'atmosfera carica di arcano e di memorie della cattedrale, per rievocare l'evento e soprattutto per “celebrare la comunione che ci lega a questo luogo santo e ci fa Chiesa

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2007 - n. 8 Agosto)