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Frammenti d'archivio

 
Il mistero della lapide a Nicola Gigli
 

Sono in possesso di un inedito acrostico composto da Mons. Carlo Solimene in onore di Nicola Gigli, che volentieri pubblico per trarlo dal rischio che vada perduto.

Nel bel cielo teanese tra le stelle
Insigni, egli brillò di luce chiara;
Corteggiato da doti le più belle
Officio d'un Grande immagine preclara.
Lo ammiravano tutti e tutti in coro
Acclamavano in Lui l'onor del foro
Giureconsulto illustre ebbe gran fama
In ogni ramo del saper, fu intento
Giovar l'umanità, tal fu sua brama;
La patria or pone un umil monumento
In ricordo, che dire ai tanti figli:
"Onorate tuttor Nicola Gigli"

L'autore, don Carlo Solimene, nacque a Sparanise nel 1859 da Giuseppe, maggiore di artiglieria dell'esercito napoletano che aveva a Sparanise uno stabilimento militare per la fabbricazione di armi bianche. Il Maggiore cadde onorevolmente nella campagna del 1860-61, quando tanta parte degli ufficiali napoletani aveva opportunisticamente cambiato divisa. Don Carlo seguì il fratello maggiore, don Saverio, nella via del sacerdozio. Fu professore e rettore del seminario di Calvi, amato ed elogiato dai suoi allievi, e divenne Primicerio del Capitolo caleno. Morì repentinamente in Teano nel 1938.
ll componimento per Nicola Gigli è di circostanza, poco ispirato, e risale certamente agli anni Trenta del secolo scorso, quando l'antica Discesa dei Calzolai fu intitolata a Nicola Gigli e si pensò anche di porre una lapide commemorativa sul prospetto della casa dove era nato. Ne offre sicura conferma il terzultimo rigo: “la patria or pone umil monumento".
Un altro canonico, il teanese don Nicola Somma, aveva composto un lungo pregevole testo per l'epigrafe, che iniziava cosi:

IN QUESTA CASA
APRI' GLI OCCHI A LA LUCE
NICOLA GIGLI
IL GIORNO 23 FEBBRAIO 1800
E SE NE RlEMPl' TUTTA...

La cosa doveva quindi essere proprio in procinto di realizzarsi, ma quella lapide non risulta sia stata mai collocata. La copia dell'acrostico è trascritta con la nitida grafia del can. Nicola Gigli, il quale evidentemente chiese ai due dotti confratelli di comporre il testo epigrafico e l'acrostico, quest'ultimo ovviamente destinato a comparire in qualche scritto da pubblicare per l'occasione.
Perché mai quella lapide non fu più approntata?
La distruzione dell'archivio del Comune non consente di espletare alcuna ricerca in merito e la famiglia Gigli è estinta da mezzo secolo. Facciamo perciò appello ai nostri lettori più anziani: se qualcuno ha notizie e ricordi in proposito, ci scriva.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2007 - n. 5 Maggio)