L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Guido Zarone
 
 

I dieci vescovi di Teano nel novecento

 

All'inizio del secolo sedeva sulla cattedra di S. Paride il Redentorista sessantacinquenne Alfonso Maria Giordano, irpino di Montefredane, venuto a Teano quale superiore della Casa di S. Reparata che il Cardinale D'Avanzo aveva riscattato da privati, restaurato e affidato alla Congregazione dei Liguorini con l'onere di predicare nelle parrocchie della diocesi. Lo stesso cardinale, ormai vecchio, aveva ottenuto come vescovo ausiliare il redentorista P. Sabetti, morto dopo pochi mesi, e quindi, nel 1881, Mons. Giordano, dapprima come ausiliare e poi come coadiutore cum iure successionis.
Tra il cardinale e il coadiutore non sempre c'era identità di vedute, tuttavia il cardinale aveva in gran considerazione Mons. Giordano, uomo di tale umiltà che viveva alla lettera la povertà evangelica. Di lui si narra che, trovandosi a Napoli durante l'epidemia colerica del 1884, trovato per strada un coleroso moribondo non esitò a caricarselo sulle spalle per portarlo in ospedale.
Scomparso il grande Porporato, il 20 ottobre 1884, Mons. Giordano gli successe. Erano gli anni in cui lo Stato massonico infieriva contro le istituzioni ecclesiastiche, eppure il Presule realizzò il nuovo seminario della diocesi di Calvi nelIa frazione Visciano e sostenne fortemente i religiosi presenti in diocesi nell'opera di recupero di conventi e monasteri espropriati dalle leggi eversive. l nostri memorialisti non lo dicono, ma risulta da indiscutibili fonti archivistiche che nel dicembre 1907 Mons. Giordano rinunziò spontaneamente al governo della diocesi e si ritirò nella Casa dei Redentoristi di S. Antonio a Tarsia in Napoli, dove mori poche settimane dopo, il 10 febbraio 1908. l suoi ultimi anni di governo della diocesi erano stati infatti segnati da forti incomprensioni con il clero.

Gli successe, dopo più di un anno e mezzo, il biellese Albino Pella, zio del futuro Presidente del Consiglio degli anni '50 Giuseppe Pella. Aveva quarantatre anni e grandi capacità organizzative. Con i mezzi di allora (il Concordato e l'otto per mille erano ancora molto lontani) riuscì a costruire a Teano anche un piccolo teatro interparrocchiale per le attività dei giovani. Il suo breve episcopato teanese si caratterizzò per l'impegno sociale del presule, che promosse l'istituzione di Società Operaie di ispirazione cattolica e della Cassa Rurale Cattolica di Teano. Quest'ultima fu poi travolta, con grave danno per i depositanti, dalla crisi finanziaria della fine degli anni '20.
Legato alla sua terra di origine, non riusciva a dimenticarla. Organizzò vari faticosi pellegrinaggi diocesani al Santuario della Madonna di Oropa, la cui effigie aveva p0osto nel suo stemma. Commise l'imprudenza di portare con sé dal Piemonte un nipote sacerdote, don Umberto Ugliengo, al quale conferì la carica di vicario generale.
Questo fatto gli alienò molte simpatie nel numeroso clero del tempo, per cui chiese ed ottenne, dopo soli sei anni, di essere trasferito. Senza alcuna cerimonia di addio, nel 1915, raggiunse la nuova sede di Casale Monferrato. Il nipote, che lo segui, divenne poi vescovo di Susa.

La S. Sede elesse allora (1916) vescovo di Teano un prelato della curia romana dalla forte personalità, Mons. Calogero Licata, siciliano di Aragona. Avvocato rotale, dottore in teologia, Sostituto della S. Penitenzeria Apostolica e consultore della S. Congregazione per i Religiosi, Mons. Licata aveva appena 44 anni e un brillante curriculum. Sembrava proprio destinato a più alti uflici.
Con grande prudenza e fermezza pose mano a una vera riorganizzazione della diocesi. Ottenne dapprima l'indulto definitivo di risiedere stabilmente a Teano, poiché dall'epoca dell'unione delle due diocesi i vescovi risiedevano sei mesi a Teano e sei mesi a Pignataro con gli immaginabili inconvenienti di una doppia dimora. Passò quindi a unificare i due seminari di Calvi e di Teano, che richiedevano, in termini di corpo docente e di risorse economiche, oneri insostenibili. A Calvi, il nuovo edificio del seminario, fatto costruire pochi anni prima da Mons. Giordano, diventerà poi sede di una nuova casa dei Passionisti che vi istituiranno la Scuola Apostolica della congregazione.
L'edificio del Seminario di Teano esigeva però grosse opere di ampliamento e il prelato vi pose subito mano. ll 25 agosto 1924, mentre ispezionava i lavori, precipitò da un solaio in costruzione morendo sul
colpo. Memorabile fu un suo documento pastorale sulle feste religiose, stampato in Napoli, che dette spunto a molti vescovi per intervenire in quel delicato settore della religiosità popolare.

A succedergli fu prescelto un parroco zelantissimo di Ascoli Piceno, Mons. Giuseppe Marcozzi, che ha lasciato vasta eredità della sua vigorosa azione pastorale. Completati i lavori intrapresi dal predecessore, inaugirò il nuovo Seminario lnterdiocesano con l'intervento del Card. Ascalesi, che molte altre volte visitò la diocesi, avendo cura di tramandare, con una monumentale epigrafe che la guerra ha distrutto dettata dal can. De Felice, la figura e l'opera dello sfortunato predecessore. Dopo qualche anno acquisì il palazzo De Vito Piscicelli attiguo al seminario e accrebbe di molto la capienza dell'istituto.
Le tragiche conseguenze della prima guerra mondiale e della forte emigrazione, l'avvento del fascismo e la crisi economica avevano inciso profondamente e negativamente nella società italiana, mentre la brevità dei due ultimi episcopati aveva frammentato e vanificato ogni sforzo pastorale. Mons. Marcozzi intuì subito la necessità di un rinnovamento della pastorale per rispondere appieno alle esigenze dei nuovi tempi e si pose all'opera con grande alacrità, riorganizzando tutto e tutti.
Fondò il bollettino diocesano per creare nell'ambito diocesano un primo mezzo di comunicazione; riorganizzò l'Azione Cattolica che il regime fascista cercava in ogni modo di contrastare; dette forma di vera scuola all'insegnamento del catechismo, fino ad allora affidato disorganicamente allo zelo dei singoli parroci; fondò l'Opera delle vocazioni per sostenere il Seminario e le vocazioni dei non abbienti; celebrò un sinodo diocesano e tenne un grandioso Congresso Eucaristico Diocesano, presieduto dal card. Tedeschini, preceduto da minuziosa preparazione e seguito da congressi in altri centri della diocesi. Leggendo i Bollettini Diocesani dell'epoca si ha un'immagine impressionante della frenetica attività pastorale. Soprattutto colpisce la frequenza con cui venivano fondate nuove associazioni parrocchiali e si tenevano convegni e conferenze per la formazione del laicato, molto spesso con l'intervento di personalità che hanno fatto la storia del movimento cattolico in Italia. Dal sinodo scaturì una nuova organizzazione generale delle parrocchie, degli uffici di curia, delle confraternite e di tutti gli organismi, definita con tanta minuziosità e preveggenza da durare praticamente mezzo secolo, superata soltanto dalle nuove impostazioni scaturite dalla revisione del concordato degli anni '80.
Le cronache del tempo descrivono il Vescovo come infaticabile animatore di tutte queste attività. Nei suoi scritti pastorali si scorge l'attenzione del Pastore che vigila su tutto, esorta, corregge, consiglia, mostra anche tutta la sua amarezza per gli insuccessi, ma agisce sempre con cuore paterno. Autentica incarnazione di quella figura di vescovo che lo vuole parochus parochorum, era mosso da tale slancio apostolico che celebrava quasi quotidianamente in cattedrale e stava lunghe ore ad ascoltare le confessioni dei fedeli. Governò, ammirato ed amato, dal dicembre 1926 all'aprile 1940. È sepolto nella sua chiesa parrocchiale in Ascoli.

Il 6 marzo 1941, in piena guerra, fu eletto nostro vescovo il vicario generale di Comacchio Mons. Giacinto Tamburini, che guidò la diocesi per meno di quattro anni. Quando, all'approssimarsi del fronte bellico a Teano, il comando tedesco inviò un ufficiale in episcopio a prelevarlo per condurlo in salvo a Roma, rifiutò ostinatamente di lasciare la diocesi e acconsentì a trasferirsi nel Santuario dei Lattani a Roccamonfina per continuare a risiedere comunque tra i suoi diocesani. Da quel convento seguì come poteva l'evolversi della situazione, tenendosi in contatto con parte del clero, finché nel novembre, giunti gli Alleati a Teano, volle ritornare in sede. Poiché l'episcopio era semidistrutto, fu ospitato dalle Benedettine nel Monastero di S. Caterina. Il 17 gennaio 1944 volle ritornare nell'episcopio riattato alla meglio, ma quella stessa notte fu stroncato da un infarto.
La sua tomba nella cattedrale ricostruita, dove la salma fu solennemente traslata nel 1957 per volere di Mons. Sperandeo, per molti anni è stata ornata di fiori portati da fedeli, ormai vecchi, che lo avevano conosciuto e lo descrivevano come pastore di grande mitezza e bontà.

Mons. Vincenzo Bonaventura Medori, di Bagnoregio, fu eletto vescovo il 17 luglio 1945. Trovò la diocesi quasi interamente distrutta. Durante la sede vacante era stato però riaperto il seminario, ristretto nell'ala risparmiata dai bombardamenti, con alcune centinaia di seminaristi. Avviò la ricostruzione della cattedrale, dell'episcopio, del seminario e di tante chiese e canoniche. Per venire incontro alle esigenze dei giovani di Teano fece costruire nell'orto del seminario il campo sportivo, che poi, senza alcun atto formale, sarà per tutti il campo “Medori” fino alla fine del secolo quando farà posto a un complesso edilizio.
Avversato da una parte del clero diocesano, che ne lamentava l'eccessiva severità, subì l'onta di avere un Visitatore Apostolico nella persona dell'Arcivescovo di Amalfi. Nella tormenta delle polemiche suscitate da quegli eventi, ebbe dalla sua parte tanti sacerdoti, le associazioni laicali e il suo illustre conterraneo Bonaventura Tecchi. Dello scrittore, i giovani dell'Azione Cattolica, pubblicarono e diffusero uno scritto che esaltava le riconosciute doti del Pastore. L'inchiesta si concluse con la censura canonica per i sacerdoti che l'avevano provocata e con il pieno riconoscimento dei meriti del Presule, definito "invitto campione della Chiesa in rettitudine, giustizia e carità". Queste espressioni si trovano scolpite in elegante latino sul monumento sepolcrale erettogli nella chiesa di Bagnoregio dove fu sepolto. Mori improvvisamente il 12 agosto 1950.

Anche l'episcopato di Mons. Giacomo Palombella, dottore in S. Teologia, fu molto breve, tuttavia il Vescovo lasciò grato ricordo di sé. Trasferito a Teano da Muro Lucano nel 1951, fu promosso arcivescovo di Matera nel luglio 1954. Era nato nel 1898 ad Acquaviva delle Fonti, dove morì nel 1977.

Per la seconda volta la S. Sede trasferì a Teano il vescovo di Muro Lucano e per la seconda volta Mons. Palombella ebbe per successore Mons. Matteo Guido Sperandeo. Vescovo dal 1949, fu traslato da Muro a Calvi e Teano il 5 settembre 1954 e fece l'ingresso in Teano il 31 ottobre. Aveva 46 anni.
In trent'anni di episcopato sulla cattedra di S. Paride, Mons. Sperandeo percorse mille volte le strade di tutti i paesi della diocesi, immancabilmente presente a tutti gli eventi importanti delle comunità locali, sempre pronto ad ascoltare e soccorrere, felice di incontrare i suoi diocesani che riceveva a tutte le ore e molto spesso visitava e confortava personalmente nelle occasioni tristi della vita. Fino all'ultimo, pur nella salute malferma, conservò l'abitudine di trascorrere ogni settimana un intero pomeriggio tra i malati negli ospedali di Teano e di Roccaromana.
Al suo spiccato senso pratico nella gestione dei beni ecclesiastici si deve la ricostruzione dei più importanti edifici sacri della diocesi, dalla Cattedrale di Teano alla splendida Collegiata di Galluccio, dal seminario diocesano a quello estivo in S. Domenico di Roccamonfina. Dotato di fine sensibilità per l'arte, ottenne innumerevoli interventi di restauro su moltissime opere d'arte, alcune di enorme valore, come il Crocifisso trecentesco e il coro cinquecentesco della Cattedrale, gli arredi settecenteschi dell'episcopio di Pignataro, gli affreschi di Riardo ecc. Guidò la diocesi nel rinnovamento postconciliare senza traumi. Anche quei pochi sacerdoti che, in quegli anni burrascosi, abbandonarono il ministero conservarono sempre un tenero rapporto affettivo con il Pastore.
Sui piano sociale, senza mai indulgere a chiassoso populismo, senza mai porsi alla testa di alcun corteo, intervenne tante volte nelle vertenze delle fabbriche presenti in diocesi e andò in aiuto delle famiglie dei lavoratori licenziati anche con generosi contributi finanziari. Fondò e diffuse in diocesi le sedi periferiche dell'ONARMO per l'assistenza sociale; promosse e sostenne tutte le organizzazioni del movimento cattolico; ospitò per anni nei locali del seminario una scuola professionale gratuita gestita dalla Piccola Opera della Redenzione. Quando nel febbraio del 1956 persistenti e insolite nevicate crearono problemi nella campagne e privarono del lavoro tanti braccianti, riuscì a supplire alle
carenze dell'assistenza pubblica facendo distribuire anche nelle parrocchie più isolate i soccorsi alimentari della POA. Con grande tatto sostenne la presenza di cattolici impegnati negli organismi elettivi della scuola e con somma prudenza, dopo la legalizzazione dell'aborto, sollecitò i medici a dichiararsi obiettori per scongiurare che lo si praticasse anche nell'ospedale di Teano. Tenne aperti in tutti i modi gli orizzonti della diocesi sul mondo: faceva intervenire ogni anno un vescovo o un cardinale alla festa del Patrono e di continuo ospitava in diocesi porporati, teologi e più d'una volta prelati delle chiese orientali.
Tenne sempre ben inseriti nella pastorale i religiosi, che in quegli anni fondarono in diocesi numerosi istituti di assistenza.
Durante il suo episcopato fu eletto vescovo di Cerreto Mons. Felice Leonardo. Nel 1959 Giovanni XXIII gli conferì il titolo di Vescovo Assistente al Soglio Pontificio.
Salutato con grandiose manifestazioni di commiato in tutti i centri della diocesi, nelle parrocchie, nelle scuole, nei municipi, lasciò il governo pastorale nel novembre 1984, ricevendo in omaggio anche la pubblicazione “Una testimonianza ecclesiale” che compendia i 30 anni del suo episcopato tra noi.
Si trasferì, ospite della Piccola Opera della Redenzione che lo annoverava tra i benefattori insigni, presso il Santuario del Carpinello in Visciano dove morì il 1 dicembre 1987.

Il 17 luglio 1984 la diocesi ebbe per vescovo un altro nolano, Mons. Felice Cece, nato a Cimitile il 26 marzo 1936. Era canonico teologo del Capitolo Cattedrale di Nola e per molti anni aveva insegnato nel Seminario Regionale di Benevento. Fu ordinato vescovo nella Cattedrale di Nola il 20 ottobre, ricorrenza del primo centenario della morte del Card. D'Avanzo, e fece l'ingresso il 2 dicembre. È stato l'ultimo vescovo di Calvi e Teano e il primo di Teano-Calvi.
Uomo di salda cultura, nei pochi anni di episcopato teanese, procedette alla trasformazione del sistema beneficiale imposta dalla revisione del Concordato, dette nuovo assetto alle più di cento parrocchie accorpandone molte, riformò gli uffici di curia e le zone pastorali. ldeò e dette inizio alla costruzione dell'Auditorium Diocesano con il lodevole intento di dotare la diocesi e le sue organizzazioni di una struttura per incontri e convegni; fondò l'Istituto di Scienze Religiose intitolato al nome del Card. D'Avanzo; avviò nell'ambito della biblioteca del Seminario un'intensa attività di formazione del laicato con frequenti conferenze tenute da personalità del mondo culturale.
L'8 febbraio 1989 fu promosso Arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, ritenendo la diocesi di Teano-Calvi in amministrazione apostolica per alcuni mesi.

ll successore fu nominato il 15 luglio 1989 nella persona di Mons. Francesco Tommasiello, vicario generale della diocesi di Cerreto Sannita che all'epoca era governata dal nostro conterraneo Mons. Felice Leonardo.
Completato l'Auditorium voluto dal Predecessore, istituì il consultorio familiare e la mensa della Caritas. Il suo episcopato è stato tutto improntato all'attuazione di un piano pastorale sperimentale, “Camminiamo insieme”, modulato su un programma di durata ventennale. La morte del Presule, avvenuta il 25 ottobre 2005, ne ha interrotto l'iter. Era nato a Solopaca nel 1934.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 7 Luglio)