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Recensioni: "Lo scontro di S. Giuliano" di Luciano Sacco

 

Don Luciano Sacco, nato nel 1859, fu parroco di S. Giuliano dalla fine dell'Ottocento alla morte, avvenuta l'11 febbraio 1929, il giorno della Conciliazione. Non fu quindi testimone dello Scontro di cui lasciò una ricostruzione manoscritta, appunto quella data alle stampe, redatta nel 1908.
Il testo non riporta testimonianze e riprende solo in minima parte opere note come quella di don Giuseppe Buttà. La battaglia è ricostruita con molta approssimazione. Dell'unico dato di fatto non controverso di quello Scontro, il grande divario di perdite tra i due eserciti, viene data una spiegazione un po' partigiana. Secondo l'Autore, a causare tante perdite tra i Piemontesi sarebbe stata la particolare tattica dei Napoletani di attaccare per ritirarsi subito in posizioni favorevoli. Sembra quasi che le truppe napoletane fossero formate da moderni guerriglieri. Forse l'Autore non voleva rimarcare che quello Scontro fu occasionale e le conseguenze, disastrose per i Sardi, dovute all'estrema ingenuità dei loro comandanti che, forse presi dall'euforia del momento, si spinsero troppo presto su quelle alture senza calcolare che la ritirata dei Napoletani non era una fuga. Si svolgeva in perfetto ordine, disciplinata e protetta sul fianco settentrionale da postazioni di artiglieria.
In sostanza, i Piemontesi pensando di poter occupare Sessa, in quello stesso giorno, e giungere quindi al Garigliano, non considerarono che le retroguardie napoletane proteggevano la ritirata e soprattutto erano ignari del fatto che intorno al giovane Re e all'eroica Regina si andavano raccogliendo spontaneamente tanti di quei soldati e ufficiali che erano stati traditi dai loro comandanti prezzolati dal Persano. Difatti ne accorsero tanti che non fu possibile accoglierli tutti nella piazzaforte di Gaeta in procinto di essere assediata.
Il testo del Sacco è nondimeno arricchito da una breve nota storica sulla frazione di S. Giuliano e da due sue lettere ai Reali d'Italia, nelle quali il parroco chiede rispettosamente l’intervento sovrano per il ripristino della fontana e della scuola pubblica della frazione.
Peccato che dalla nitida e ordinata scrittura del buon Parroco i curatori abbiano tratto una trascrizione raccapricciante. E non solo per errori che potrebbero essere di battitura (il Falerno trasformato in Vino di Salerno, fonte in ponte, ecc.) ma per delle autentiche trasformazioni di significato: dié è diventato, senza alcun senso, ch'è, la collinetta della Corte è diventata della bonte (pag. 7); i naturali di S. Giuliano sono diventati maturati e ancora naturati (pag. 8); sepolcri è stato letto come poderi (pag. 9) e così via.
Fortunatamente, la riproduzione fotografica del manoscritto consente una migliore lettura.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 7 Novembre)