L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Guido Zarone
 
 

Recensioni:

 
"Il monte S. Giulianeto in territorio di Teano" di Gino Ragozzino (Longobardi Editore)
 

È vero che la fine del ventesimo secolo ha segnato per Teano un mirabile rifiorire delle attività di scavo, di studio e di restauro del patrimonio archeologico e, anche se in minor misura, di quello artistico e monumentale, ma l'opera di divulgazione, così vivace nel primo Ottocento e nel primo Novecento, non è stata al passo. Le relazioni degli scavi vengono pubblicate esclusivamente sulla stampa altamente specializzata dei vari bollettini accademici e le poche monografie realizzate risultano introvabili sul mercato. Ultimo esempio, il lavoro dell'architetto Terriero sul restauro della Chiesa di S. Paride, fortemente reclamizzato e tuttavia irreperibile.
È stata perciò una gioia vedere l'agile volumetto (Longobardi Editore, 45 pagine con molte illustrazioni f.t.) nel quale il Prof. Gino Ragozzino ha sintetizzato la storia del colle, noto a tutti per essere sede della “calcare di Santa Rianeta”, per secoli unica fornace di calce e cava di pietra calcarea per Teano, che cela sulla sua sommità tracce di insediamenti arcaici, risalenti al VI-V secolo a.C., e presenta strutture murarie di epoca romana che pochissimi conoscono.
L'indagine archeologica, compiuta nel 1993, ha portato alla luce cospicui avanzi di un edificio romano che già lo Johannowsky, nel 1970, aveva qualificato come podio di un tempio e sono stati invece ritenuti da G. Gasperetti criptoportico di una villa, con una piccola area utilizzata come luogo di sepoltura.
Tempio o villa? si chiede l'Autore, che avvalora l'ipotesi dello Johannowsky propendendo per una riutilizzazione in senso cristiano di un precedente luogo di culto pagano. Osserva, da vero specialista (è stato per decenni docente di storia delle religioni nella Pontificia Facoltà Teologica di Napoli), che ci sono nel caso tutti gli elementi per riconoscervi una conversione in senso cristiano di un tempio pagano: l'antichità della cappellina (il Broccoli vi lesse all'epoca un'iscrizione dedicatoria in caratteri gotici) e il fatto che nelle sepolture si rinvengono inumati esclusivamente individui morti in giovane età. Questi giovani morti “in epoca pagana sarebbero stati pianti, virgilianamente, come rapiti da 'morte acerba'; invece è probabile che la pietà cristiana li venerasse in quanto innocentes, casti, virgines”. In effetti il culto cristiano su quella bianca collina è stato tanto radicato da essere tramandato fino a noi con la tradizionale festa del Martedì in Albis.
Sul toponimo di S. Giulianeta, il testo propone già nel titolo l'attribuzione di S. Giulianeto per il monte e San Giulianeta per la cappellina. Tali denominazioni furono usate dal Broccoli nel suo fondamentale Teano Sidicino Antico e Moderno, che parla appunto di un monte S. Giulianeto e di una cappella e un masseria di S. Giulianeta, mentre del tutto spurio è da ritenersi il toponimo Santa Giulianeta adottato solo recentemente nelle relazioni degli archeologi. Invero, nel nostro dialetto si è sempre detto Santa Rianeta, che ben potrebbe scriversi Sant'Arianeta, da S. Arianna, martire della Frigia dei primi secoli che Dio salvò dai persecutori facendola entrare in una roccia.
L'ultima parte del libro è dedicata all'icona ottocentesca venerata nella cappella e alla ricostruzione della cappellina, edificata ex novo più a valle, per cura dell'Autore che l'ha poi donata alla parrocchia di Tranzi ed è attualmente officiata da don Michele Chianese dei Missionari della Piccola Casetta di Nazareth.
Il volume sarà tra breve disponibile nelle edicole di Teano.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 1 Gennaio)