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Le patenti di nomina di Sisto Germani a governatore di Teano nel 1783
 

Tempo addietro l'ottimo collega ed amico Ferdinando Corradini di Arce mi fece avere copia delle lettere patenti di nomina a governatore di Teano di un arcese, Sisto Germani, e poche note biografiche pubblicate su un periodico locale.
Non è vano occupare una pagina del nostro giornale con questo documento, sia per assicurarne la divulgazione, sia perché dalla lettura si può trarre qualche considerazione sull'ultima fase dell'ordinamento feudale.
Il testo, sovrastato dallo stemma dei Caetani, risulta predisposto nel corsivo detto delle pergamene e completato in corsivo corrente con il nome D. Xisto Germani e la data 24 novembre 1783. Particolare curioso, il luogo di formazione del documento, predisposto dall'amanuense come Theani, risulta vistosamente corretto in Neapoli. Seguono le firme di Paolina Caetani e del segretario Bisonti.
Siamo alla giusta metà dei 55 anni di possesso del feudo di Teano da parte dei Caetani. Ne è intestatario, con il titolo di principe, don Francesco Caetani, in nome del quale le lettere patenti sono firmate da donna Paolina Caetani principessa di Striano e sua vicaria generale. Il feudo di Teano apparteneva ai Caetani dal 1751. Lo aveva ottenuto don Michelangelo Caetani, X Duca di Sermoneta, Grande di Spagna e Ciambellano imperiale, in permuta del feudo di Caserta che Filippo Caetani aveva ereditato, nel 1659, dalla madre donn'Anna Acquaviva. Per dare inizio alla costruzione della nuova reggia voluta da Carlo III, la Corte era interessa ad acquisire il feudo di Caserta e ben volentieri ne pagò quasi l'intero prezzo con il feudo di Teano che era tornato alla Corona dopo la sconfitta degli Austriaci, confiscato al Viceré Conte Daun. Non stupisce quindi se nell'intestazione del documento il titolo di Principe di Teano si trova posposto a quelli ducali di Sermoneta e di S. Marco: il primo è quello il cui predicato distingue il ramo romano dei Gaetani (che ha conservato la “C” iniziale del cognome); il secondo, è titolo napoletano ma con anzianità risalente al 1642.
Francesco Caetani, XI Duca di Sermoneta, è nel Casato il secondo a portare il titolo Principe di Teano; figlio di Michelangelo e di Carlotta Ondedei (Homodei), nel 1783 ha 45 anni e tra le altre cariche ricopre quella di Senatore di Roma. Rimasto vedovo, con quattro figli maschi e una femmina, di donna Teresa Corsini di famiglia principesca fiorentina, nel 1779 ha contratto un matrimonio diseguale con Anna Maria Meucci, dalla quale nasce nel 1780 Enrico, il quale gli succede (24 agosto 1810) nei titoli e nei feudi poiché tutti i figli di primo letto e i tre nipoti maschi, figli del primogenito don Filippo, gli sono tutti premorti!
Il Principe risiede a Roma ed ha nel Regno di Napoli una vicaria generale nella persona della zia donna Paolina (Francesca di Paola), figlia di Gaetano Francesco Caetani, IX Duca di Sermoneta, e della viennese donna Maria Carlotta von Rappach. Donna Paolina ha sposato nel 1730 don Stefano Marini Principe di Striano, feudo ubicato nell'agro nolano.
Il nuovo governatore Sisto Germani, dottore in utroque, nativo di Arce, nel 1783 aveva alle spalle una buona carriera. Per conto di Casa Caracciolo era stato governatore prima dei feudi di Agnone, Castel Nuovo, S. Vito, Guardiagrele, Castiglione. Monteferrante e Belmonte e successivamente di quelli di Santo Bono, Schiavi e Fresagrandinara. Dopo essere stato governatore di Teano al servizio dei Caetani, passerà a governare Vico Equense, all'epoca infeudata ai Filangieri. Una carriera di tutto rispetto, che sarà troncata di netto nel 1806 con l'abolizione della feudalità.
Il provvedimento di nomina attribuisce al Governatore poteri amministrativi e giudiziari e per esercitarli ha la potestà di usare la forza armata. Deve proteggere la chiesa e gli ecclesiastici, le vedove e gli orfani, i poveri e i miseri. Ha giurisdizione sulle cause criminali e miste, ma con dei limiti che non hanno a che vedere con il moderno garantismo. Sono vincoli che il feudatario pone soprattutto per evitare che l'esercizio del potere delegato renda il governatore eccessivamente potente ed autonomo. Difatti, nei giudizi criminali (le odierne cause penali) deve necessariamente ascoltare il parere del Coadiutore Fiscale, facendolo partecipare al giudizio con rituale intimazione, e non può commutare pene o transigere controversie senza avere avuto la preventiva esplicita autorizzazione del principe. Per la stessa ragione, il provvedimento enumera a chiare lettere le materie che sono riservate al principe e nelle quali il governatore può solo fungere da esecutore. Sono quelle più “pericolose” per il feudatario: nominare luogotenenti, autorizzare il porto di armi, trasferire la guarnigione nei casali, ecc. Ha comunque piccoli ambiti di maggiore libertà con le quattro lettere arbitrarie, i casi cioè che può decidere a suo arbirtrio, diremmo oggi, secondo equità.
Non sappiamo come il Germani esercitò il suo incarico. Dobbiamo presumere bene, se successivamente i Filangieri lo nominarono governatore di Vico Equense.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 9 Settembre)