ll convegno tenuto il 15 aprile scorso nell'aula consiliare dell'Amministrazione Provinciale su "La razza suina casertana” ha prodotto un pregevole opuscolo di quindici pagine, ricco anche di una documentazione fotografica del nero suino in via di estinzione che ormai solo gli ultracinquantenni ricordano. Promotore del convegno e della pubblicazione è stato il Consorzio Allevatori della Razza Suina Casertana, presieduto dal nostro concittadino dott. Giovanni Migliozzi.
L'opuscolo, pur nella brevità dei testi, offre sufficienti ragguagli sulle origini, le caratteristiche genetiche, le modalità di allevamento e i pregi alimentari del maiale nero casertano, conosciuto anche
come "pelatello teanese" o ”teaniello".
Ovviamente, nei testi tutto è in positivo per il “nostro” suino, definito in qualche pagina "caviale della terra”. Caviale forse non proprio, ma certamente le sue cami, venate d'un grasso giallognolo e compatto, non temono confronto con quelle che l'industria alimentare della globalizzazione ci propina. La costituzione del Consorzio è il primo passo verso un reinserimento del ”teaniello" nella nostra zootecnia, ridotta a pochi capi di bovini e ovini. L'abbondanza di ghiande e di frutta delle nostre campagne e soprattutto l'incipiente rieducazione dei consumatori verso prodotti genuini possono comunque favorire almeno un`incentivazione dell'allevamento del pregiato suino.
L'iniziativa è meritevole d'ogni plauso. Sentiamo però il dovere di richiamare l'attenzione degli autori sul termine ”sciucquagIie", usato per indicare le due protuberanze della cute, che scendono ai lati del collo e sono specifiche caratteristiche della razza. Le due protuberanze, poste come orecchini, sono state sempre chiamate dai nostri contadini ”scioccaglie”, termine riportato anche dal Galiani nel vocabolario napoletano del 1 739 come dialettale di orecchini.
Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 6 Giugno) |
