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Angoli nascosti di Teano: l'epigrafe al "grifagno augel"

 

Nel piccolo slargo in cui termina Vico Palombaia, presso la Stretta, un ben proporzionato arco di tufo con saldo cancello in ferro immette in uno dei tanti giardini pensili che prospettano su Viale Europa. Nei vicoli di S. Caterina e S. Lazzaro si incontrano molti di questi varchi, che lasciano intravedere giardini dalle curate aiuole, ma quello di cui parliamo è particolare. È pomposamente sormontato da una lastra di marmo con l'iscrizione:

QUI TRA LE ROSE I PAMPINI
ALLI SIGNORI TORA
SPARGON LE LOR DELIZIE
LE DEE POMONA E FLORA
GRIFAGNO AUGEL SPOGLIARNELI
SENZA ALCUN PRO TENTAVA
QUANDO GIARDIN DEL PUBBLICO
QUESTO GIARDIN CHIAMAVA
TH. CAN. DE TORA A.D.E.R.M. INSCULP. 1846

Più che celebrazione di un riconquistato dominio sul modestissimo giardino, il testo epigrafico appare subito come vigorosa invettiva contro chi quel dominio tentava di contrastare.
Poco sappiamo dell'autore della lapide, il canonico Tommaso De Tora, la cui famiglia è da tempo estinta in Teano centro. Nacque sul finire del '700 da Michele e da Degnamerita (nome all'epoca abbastanza diffuso a Teano) Fumo. Nel 1825 era il più giovane mansionario del Capitolo della Cattedrale, come risulta dall'elenco dei capitolari pubblicato da Michele Broccoli. Morì a Teano nel 1865. Sull'identità dell'altro contendente non sappiamo assolutamente nulla.
Dal testo ricaviamo che il giardino, ovviamente pertinenza di una casa, apparteneva ai De Tora e il vicino, forse per avversione ai De Tora, forse per godere i vantaggi di un uso collettivo del giardino, ne affermava la natura pubblica. Non è dato sapere se ci furono concreti atti di spoglio o semplici turbative del possesso che godevano i De Tora, né sappiamo se ai fatti seguì un contenzioso. Il troppo curiale "spogliarneli" del quinto rigo lascia però supporre che il Canonico fu in qualche modo impegnato a far ricorso ai codici. Sta di fatto che la vicenda si concluse con la riaffermazione del possesso esclusivo del giardino da parte dei signori De Tora el Canonico, personaggio di evidente animo ferrigno, volle eternare nel marmo la vicenda e vi riuscì a meraviglia. Compose un testo che, pur impreziosito con il poco pretesco richiamo a Pomona e Flora, ha il punto forte di tutta la sintesi epigrafica nell'epiteto rivolto al vicino: grifagno augel.
Il grifone chimerico, metà aquila e metà leone, nell'antichità simboleggiava la Custodia e la Vigilanza, assunse poi in araldica anche i significati di Perfezione e di Potenza, tutte qualità che il Canonico non poteva certamente riconoscere al vicino sconfitto. Con quell'augel egli volle invece rendere trasparente e d'immediata lettura il dialettale auciello. E l'auciello grifone racchiude ben altro simbolismo!
Peccato che la vigilanza urbanistica non abbia più consentito di apporre liberamente epigrafi in luogo pubblico: forse ne avremmo potuto gustare altre.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 2 Febbraio)