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Indice Giuseppe Toscano
 
 

Un Memorandum da inganno

 

Si è firmato a Tunisi nel mese di luglio ll Memorandum tra i rappresentanti della UE ed il dittatore tunisino il Presidente Saied. Il documento non è altro che un accordo che impegna il Presidente tunisino Saied a non far partire i migranti dalle coste tunisine verso l’Europa avendo in cambio forti sostegni economici da parte della UE e, diciamola tutta, un riconoscimento, pur essendo un dittatore acclarato, di dialogare con i governanti europei e la libertà di imporre le sue condizioni usando lo spauracchio di lasciar prendere il mare per l’Italia tutti i migranti in attesa a Sfax e porticcioli vicini.
L’accordo raggiunto, condizionato sino alla sua firma dalle sempre azioni ricattatorie del dittatore, rappresenta un sostanziale impegno economico da parte dei governanti europei per poter iniziare una collaborazione seria ed intensa, si spera, con le autorità tunisine per frenare l’ondata migratoria che ha come base di partenza il porto tunisino di Sfax e come approdo le coste italiane.
Tale accordo era destinato ad essere narrato, una metafora molto usata da un po' di tempo, con enfasi da parte di alcuni governanti europei per aver risolto, con una genialità non comune ed un fiume di euro, l’emigrazione, almeno, dei popoli del centro Africa verso l’Europa.
L’enfasi ha subito una forte frenata e la narrazione modesta, se non nulla.
Non poteva essere diversamente considerati gli umori variabili di Saied. Il dittatore tunisino punta solo ad incassare gli euro promessi, una anticipazione del prestito del Fondo monetario internazionale di 1,9 miliardi di dollari per non far fallire la Tunisia. L’impegno a fermare i migranti che partono dai porti della Tunisia è il minimo di corrispettivo che poteva offrire ai negozianti europei.
L’accordo sottoscritto da Saied di blindare le spiagge tunisine ai migranti sarà condizionato e proporzionato alla attuazione da parte della UE dei contenuti del Memorandum ed al resto che segue.
Intanto i migranti continuano ad imbarcarsi a Sfax in Tunisia e, da quanto riferiscono i media, gli sbarchi sulle coste italiane sono aumentati e non diminuiti.
La speranza è sempre l’ultima a morire, sperare in un dittatore come Saied è suicidarsi consapevolmente con le proprie mani.
Pur con un accordo firmato, forse accompagnato anche da un ’anticipo degli euro promessi, gli sbarchi continuano anzi aumentano senza che nessuno ne parla.
E la narrazione sul “Patto di Tunisi” si è spenta riaccendendosi in un solo battito di ciglia negli ultimi giorni di luglio, appena trascorso, durante la comparsata internazionale sull’immigrazione tenuta a Roma
Fa pensare che siamo alle solite prese in giro da chi ha concluso un patto e che già sa che tale patto troverà difficoltà nella sua attuazione ma che è stato venduto e narrato come modello di collaborazione per esternalizzare le frontiere europee. La narrazione che ha preceduto e seguito il Patto di Tunisi, sottolineando il grande successo raggiunto, è stata condotta da persone che hanno usato una ineccepibile e convincente tecnica comunicativa che ha saputo ben nascondere, in realtà, una inefficienza politica nel governare i flussi migratori.
È un patto destinato al fallimento, ma era necessario farlo ed enfatizzarlo per dar risposta alle mirabolanti promesse fatte agli elettori dei propri paesi.
L’Europa ed i suoi governanti, ancora una volta, si sono consegnati nelle mani di un uomo, Erdogan insegna, che aprirà e chiuderà i rubinetti della partenza dei migranti a secondo le convenienze ma con un’aggravante in più per il primo ed unico paese di approdo, l’Italia, che tanto si è spesa per questo accordo.
Il Presidente tunisino è una costante minaccia perché può lasciare liberi tutti i migranti che scelgono i porti tunisini per imbarcarsi e raggiungere le coste italiane ed è anche colui che ha spento definitivamente i sogni e le speranze di un paese che aveva creduto nella libertà e nella democrazia durante la Primavera Araba di cui Tunisi ne era stata il centro promotore.
Così anche i giovani tunisini delusi ed attanagliati da una povertà galoppante scelgono di imbarcarsi per l’Italia aumentando le difficoltà di accoglienza di un paese che è lasciato solo nell’affrontare un’invasione migratoria.
Il Presidente Saied questo lo sa e sa anche che sia la situazione interna tunisina e sia il controllo degli immigrati del Centro Africa presenti nel suo paese possono essere affrontati e mitigati non con la repressione e l’uso indiscriminato delle espulsioni senza il minimo rispetto della dignità umana ma con la lotta alla corruzione interna e l’instaurazione delle libertà civili annullate dalla sua dittatura e collaborare in modo sincero con gli stati confinanti e gli organismi internazionali per frenare e disciplinare la presenza dei migranti sul suolo tunisino.
I segnali di questi giorni, si spera che cambino, fanno pensare che tale accordo è una presa in giro in cui nessuno ci crede ma per il dittatore è un alibi per attuare la sua politica di repressione nel suo paese mentre per i paesi dall’UE promotori di tale accordo, l’Italia in prima linea, è una carta politica che si giocano secondo le convenienze.
Resta la convinzione che il Presidente Saied con l’acqua alla gola per aver portato il suo paese in una crisi economica devastante e per aver instaurato un regime persecutorio di terrore verrà salvato dagli euro dell’UE e dai dollari del Fondo Monetario Internazionale, ma appena riprenderà un po' di respiro agirà come i suoi vicini libici ed il suo maestro Erdogan, il Presidente della Turchia.
Intanto si offre a Saied la giustificazione della dura repressione che sta attuando nel suo paese e nei confronti dei poveri migranti che giungono in Tunisia dal Sud- Sudan, Nigeria e Ghana che per il momento possono solo transitare per i porti tunisini per raggiungere le coste europee.
La storia di Doup, un migrante proveniente dal Sud Sudan, è un esempio di come oggi ci si comporta in Tunisia nei confronti dei migranti di passaggio, facilmente individuabili perché hanno la pelle nera che li distinguono dagli abitanti locali che hanno una pelle un po' meno nera.
Era andato al mercato a cercare dell’acqua da bere per se e per i suoi compagni. È stato preso dalla polizia, caricato su di un camion insieme ad altri suoi sfortunati compagni presi ai bordi della strada e portati, dopo circa 3 ore di viaggio, a 300 chilometri a sud di Tunisi ai confini della Libia, in una zona desertica terra di nessuno. La polizia ha ordinato loro di rientrare in Libia senza acqua e senza cibo dopo essere stati percorsi e soprattutto feriti ai piedi per evitare che si rimettessero in cammino e ritornassero a Sfax.
Pur ferito ai piedi insieme ad altri che hanno subito il medesimo trattamento inumano ha camminato per il deserto per tre giorni ed ha raggiunto Tripoli, dove i migranti sono una merce preziosa per scafisti e poliziotti, ma lui spera con i suoi compagni di ritornare al più presto a Sfax per imbarcarsi.
Eppure Duop ed i suoi sventurati compagni avevano il documento che attestava di essere rifugiati e quindi di avere accoglienza e protezione da parte del paese ospitante ma il trattamento subito svela la verità su come Saied vuole risolvere il suo impegno preso con il Memorandum di Tunisi: creare ai confini della Tunisia con la Libia e l’Algeria nel pieno deserto una zona incerta, terra di nessuno, in cui espellere i migranti e la maggior parte delle volte, senza cibo e senza acqua. Ma Doup ed i suoi compagni con ancora qualche spicciolo che a loro è rimasto si sono affidati a trafficanti libici per giungere a Sfax ed iniziare il difficile viaggio della speranza nelle acque del Mediterraneo.
Intanto vengono dati 150 milioni di euro come sostegno al bilancio tunisino, 105 milioni di euro come supporto al controllo e rafforzamento delle frontiere ed il coinvolgimento del dittatore Saied in incontri di partenariato per lo sviluppo della Tunisia.
Si spera che gli interessi economici non siano superiori all’attenzione per i volti e le storie dei migranti che si affidano alle acque del Mediterraneo e che la solidarietà e la giustizia siano più importanti del profitto e dei guadagni.
La speranza è sempre viva ma sono gli uomini che governano tali fenomeni che con le loro azioni non devono farla morire.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 8 Agosto)