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Una indifferenza che uccide

 

Abbiamo la fortuna di possedere un tesoro inestimabile che nessuno ce lo può togliere: è la nostra Terra dove siamo nati e che vive con noi la nostra storia a meno di escluderla con la nostra prepotenza e le nostre sfide che nulla hanno a che fare con l’uomo sapiente che nei millenni, dal momento della sua nascita, l’ha voluta madre ed amica.
Il cammino iniziato agli albori dell’umanità ha creato una simbiosi di intenti che ha permesso a lei, madre e culla di ogni vivente, e l’uomo sapiente, figlio scelto per governarla, di rinsaldare quell’accordo tacito che ha consentito la vita.
La Terra che ci è stata donata ci ha dato tutto e ci dà ancora il meglio di sè e non ha bisogno del nostro intervento per produrre il necessario, ma vuole essere ascoltata, assecondata e rispettata per poter camminare insieme e scambiarsi, lei da madre premurosa ed amorevole e noi figli obbedienti, quei messaggi necessari per rendere non solo il luogo a noi assegnato, il nostro pezzo di terra di questo mondo vivente, ma tutto il nostro pianeta accogliente e disponibile.
Rompere questo equilibrio silenzioso di rispetto significa tradire un patto antico e tale scelta porta inesorabilmente alla fine della vita.
La nostra Terra ci parla in continuazione e possiamo anche scegliere di non ascoltarla perché di lei poco ci interessa in quanto la consideriamo solo un qualcosa che ci è stata data, che è ormai nostra, e noi possiamo disporre di lei come vogliano sino ad ucciderla con la nostra indifferenza e con la nostra sete di sfruttarla sino alla sua completa morte.
Questa indifferenza verso l’ascolto del grido di aiuto che si registra dal respiro della terra nei tempi lontani era una eccezione ascrivibile a pochi gruppi di sfruttatori delle sue risorse. Nel secolo passato e nel nostro, appena iniziato, l’indifferenza si è trasformata quasi in una costante ossessione di violentarla quanto più è possibile per interessi legati ad un egoismo egocentrico di un sapiente, questa è la discriminante tra un essere umano pensante ed un essere umano legato al suo istinto, che ha cancellato in sé il patto di rispetto originario che lo teneva legato alla Terra.
La tragedia di Casamicciola, una ridente località turistica dell’isola d’Ischia, rappresenta in modo chiaro la rottura di questo patto di rispetto tra il sapiente e la Terra.
Tale tragedia non può essere considerata nemmeno l’ultima in Italia, territorio fragile ed esposto ad alluvioni che ne erodono costantemente il territorio abbandonato a se stesso, non monitorato e costantemente sottoposto ad una urbanizzazione selvaggia.
E’ un monito serio per chi governa il territorio che se non smette di modificarlo secondo le sue convenienze legate ad interessi ed all’egoismo politico significa che in cuor suo ha cancellato il fondamento stesso della sua esistenza: distruggere in modo definitivo la sua casa che l’ha accolto fin dalla sua nascita.
Ascoltare, in questi giorni, tutti coloro che scimmiottano in modo indecente Ponzio Pilato provoca in chi ancora crede ed attua azioni per contrastare, ne sono purtroppo pochi, questo omicidio programmato della Terra, rabbia e delusione.
Questi imbonitori piazzaioli che le studiano tutte, pur essendo responsabili diretti per gli atti amministrativi prodotti a livello nazionale e locale riducendo la maggior parte dell’Italia a quella che è, basta ricordare quello che accadde anni fa a Genova, le Cinque Terre ed in Molise, continuano, questa è una storia infinita congenita al modo di pensare ed agire in Italia, ad ingannare chi ancora li ascolta, e ne sono molti, in modo che tutti siano colpevoli perchè nessuno deve essere colpevole.
In questa ultima tragedia, i signori del territorio che hanno nelle loro mani il potere decisionale, scaricano, ancora una volta e con proterva insistenza, sugli ultimi la responsabilità del disastro, quando loro stessi hanno in modo sfacciato approvato Piani regolatori o Puc non coerenti e non rispettosi della fragilità del territorio da loro amministrato.
Si sa che tali strumenti urbanistici, tutti nessuno escluso, poco rispettano lo stato del territorio perché devono soddisfare gli indirizzi politici, un eufemismo, per dire gli interessi di chi amministra il territorio e le loro consorterie.
Ed allora si intubano torrenti, si rendono edificabili zone dichiarate rosse, terreni franosi e soggetti a smottamenti durante forti piogge, si trasformano destinazioni di terreni agricoli in zone industriali o in aree di nuova urbanizzazione, si concedono modifiche ad abitazioni esistenti che dovrebbero solo essere demolite ed altre fantasie per sconvolgere un territorio che ha vocazione diversa da quella che hanno in mente questi famelici signori.
Si giunge sino ad ignorare volutamente, e nessuno ha spiegato il perché o si è dichiarato responsabile di tale atto inqualificabile di omicidio, segnalazioni serie che sono state inviate e si inviano agli organi di controllo sullo stato del territorio da parte di persone qualificate e che conoscono la fragilità del suolo di quella determinata zona.
Ancora una volta siamo stati costretti ad assistere inermi ad un atto inqualificabile, ma i morti ci sono stati e il territorio è stato sconquassato da un torrente di acqua e di fango, di leggerezza e di prepotenza da parte di coloro che scelti con il nostro voto per governarci e governare il territorio si arrogano il diritto che nessuno gli ha dato di distruggere il territorio e la nostra vita.
Assisteremo per qualche giorno al pietoso teatrino dello scarica barile ed a qualche lacrima di coccodrillo per il disastro di Casamicciola, ma tutti questi personaggi, responsabili del disastro resteranno sulle loro poltrone mentre qualche povero diavolo avendo costruito su terreni non idonei e pericolosi con il loro tacito consenso, tanto poi ci sarà il condono, saranno additati come i veri responsabili di tutto.
Intanto questa immane sciagura ha messo in moto non la solidarietà vera e sincera nei confronti del territorio colpito e di chi ha subito sulla sua pelle la perdita dei propri cari e dei propri beni, ma sciacalli che già si organizzano per mettere le mani su di un fiume di soldi che verranno destinati alla messa in sicurezza quel territorio.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 12 Dicembre)