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Personaggi: Don Leopoldo

 

Era un prete tutto particolare. Quando lo conobbi io era già molto avanti negli anni, ma conservava le sue “caratteristiche”. Bassi e mingherlino, con la zucca pelata, ma con fluente chioma che gli veniva giù dalle tempie sul collo, anticipando di molto gli odierni capelloni, ma troppo inattuale a quei tempi per cui, a chi trascurava alquanto di curare la propria sfumatura, veniva detto: “pari don Leopoldo!”
Nella sua vita si era sempre dedicato alla cura dei ragazzi, tanto che anche mio padre diceva di aver appreso da lui a lavorare al traforo. Ora continuava a dedicarsi a questa missione, ma, data l'età, con minore lena e, giacché era anche canonico in cattedrale, riceveva i ragazzi anche di sera.
Vive al piano superiore di un palazzotto all'ombra del campanile dell'Annunziata, che fui poi abbattuto dai bombardamenti alleati ed ora ricostruito in modo molto diverso. Vi si accedeva da un angusto e buio portoncino e si procedeva mediante una stretta scala illuminata solo da una piccola lampada votiva. Ma per essere ricevuti e intrattenuti bisognava meritarlo. Per prima cosa bisognava annunciarsi col ripetere ad alta voce, per tutto il percorso della scala, la giaculatoria “Ave Maria purissima”. Solo così la porta veniva aperta e si poteva entrare.
Naturalmente anche allora c'erano i monelli che volevano solo dar disturbo e, pur recitando l'Ave Maria purissima, giungevano alla porta, suonavano il campanello e via di corsa giù per le scale buie, rischiando di rompersi le gambe.
Questo innervosiva il pio sacerdote che non mancava di lanciare qualche invettiva.
I ragazzi ammessi all'incontro erano trattenuti con qualche favola, qualche parabola evangelica e qualche innocente giochino. Per ultimo c'era il premio tanto atteso: don Leopoldo estraeva dalla sua vetrinetta il “diavoletto di Cartesio” tra lo stupore dei bambini.
Poi negli ultimi tempi divenne molto severo nell'osservanza delle norme di comportamento e si arrabbiava molto se notava delle trasgressioni.
Ma sempre concludeva la serata con il regalo di una caramellino e con le ultime raccomandazioni.
Dopo di che l'adunanza si scioglieva ed i ragazzi scendevano le scale recitando ad alta voce, fino all'ultimo gradino: Ave Maria purissima!

Paride Squillace
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 5 Settembre)