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Personaggi: U Pezzente

 

Non capisco proprio perché lo chiamassero così.
Non aveva le caratteristiche della persona costretta a mendicare; anzi, sebbene con duro lavoro, riusciva a sbarcare il lunario con discreta agiatezza.
Sarà forse il solito vezzo dei Teanesi di appiccicare il soprannome ad ogni persona per poi identificarla solo a mezzo di esso. O forse perché il suo mestiere era quello di raccogliere ordinazioni di merce da acquistare nei grossi centri, trasportarla, consegnarla ai vari committenti e chiederne, a volte ripetutamente, il corrispettivo.
Possedeva un grosso carretto con alte sponde ed almeno tre cavalli da tiro con i quali esplicava gli incarichi. Bisogna tener presente che ai commercianti di allora non era facile rifornirsi della merce necessaria alle loro attività: già per l'acquisto di piccolo volume c'era il commesso che partiva col treno alle sei del mattino e ritornava alle sedici e trovava il suo recapito pieno di persone in attesa.
Ma anche per la merce voluminosa e pesante occorreva un qualcuno che si incaricasse del trasporto. E come? Non era ancora agevole possedere la macchina, non c'erano pullman, qualche raro autocarro era adibito solo a lavori pesanti e, soprattutto, non vi erano i vari furgoni delle ditte che oggi forniscono i negozi, né telefoni o telefonini per effettuare le ordinazioni.
L'unico mezzo di trasporto era il treno che però si fermava alla stazione, ben lontana dal centro, e per raggiungere la stazione c'erano le carrozzelle, a meno di farsi la strada a piedi come i tanti studenti che, a causa della mancanza di istituti scolastici in città, dovevano ogni giorno raggiungere i centri vicini. Ma le carrozzelle costavano una lira a corsa e questa era una spesa onerosa. Ecco perché gli studenti, ad eccezione di qualche privilegiato, non avevano la possibilità di spendere più di quanto non costasse l'abbonamento al treno. E se anche in occasione di tempaccio inclemente ricevevano la lira per la carrozzella, si guardavano bene dallo sprecarla perché una lira in tasca faceva veramente comodo, allora che dire studente significava dire squattrinato.
Però quanta nostalgia per le romantiche carrozzelle!
Esse ritmavano la giornata dei molti cittadini che non possedevano un orologio e che perciò calcolavano l'orario con l'andata o il ritorno di quelle, in relazione ai treni dei quali conoscevano l'ora di arrivo. La loro attività iniziava all'alba, quando ognuno si piazzava in un posto abituale e il cocchiere incitava i clienti abituali od occasionali a sbrigarsi mediante lo schiocco della frusta. Il cocchiere aveva fretta perché, oltre a giungere in orario per il treno, ci teneva ad arrivare per primo per occupare il posto più vicino all'uscita della stazione ed accogliere i primi viaggiatori in arrivo. Poi, con visibile orgoglio, apriva il corteo che avrebbe sfilato per le vie cittadine.
In verità nelle brutte giornate il corteo era un po' lugubre perché, per riparare i viaggiatori bisognava tirar giù la cappotta e, magari, stendere sulle ginocchia di quelli un telo incerato. Pazienza per chi era capitato in cassetta e doveva dividere con il cocchiere il suo grosso ombrello.
Ma col tempo buono era un vero spettacolo vederle come una parata solenne sfilare schermate da multicolori ombrelloni e notare i passeggeri comodamente distesi, da veri signori.
Il “pezzente”, nel frattempo, è partito in piena notte col suo carretto ed all'alba ha raggiunto la meta più lontana, magari Napoli. Ha fatto i primi acquisti sistemandoli sapientemente sul carretto, tenendo conto del peso e del volume. Poi ha iniziato il ritorno passando forse per Caserta o per Aversa, per Santa Maria C.V. e per Capua, stipando oggetti più pesanti sul piano ed appendendo i più leggeri, ma di maggior volume, alle sponde del carro. Verso sera sta per giungere a Teano.
L'ultimo tratto è il più faticoso per gli stanchi cavalli; ma già da qualche ora un gruppo di facchini ha fatto a gara per giungere primi ai piedi di quella salita, irta e piena di buche, cosparsa di grosso brecciame.
Naturalmente solo i facchini arrivati per primi acquisivano il diritto di scaricare e consegnare la merce a domicilio.
Intanto dalla stalla è giunto il garzone del Pezzente con un cavallo fresco: all'arrivo del carico, dopo un adeguato riposo per le bestie stanche, l'aggiunta del cavallo fresco e la spinta dei facchini, il carro supera l'ostacolo dell'ultima salita ed inizia l'opera di scarico e di distribuzione in largo Croci.

Paride Squillace
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 2 Febbraio)