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Personaggi di un tempo: Migni-migni 'o surdo

 

A guardarlo da lontano non era altro che uno spaventapasseri. Uno scheletro nascosto da una giacca troppo grossa, stretta alla vita da un filo di spago. Un paio di pantaloni stretti, a "zompafuosso", che lasciavano scoperte un paio di caviglie infilate in due scarponi non adatti ai suoi piedi. Sul capo era appoggiato un normale cappello, ma anch'esso rabberciato per adattarlo alla troppo piccola testa pelata..
Brandiva sempre un grosso bastone da capraio; insomma, uno spaventapasseri.
Madre natura si era proprio accanita con lui perché gli aveva donato due occhi guerci e due orecchie a sventola. Vi sembra abbastanza? No, perché il poverino, dulcis in fundo, era sordomuto ed il solo modo di esprimersi era: migni, migni, migni!!!
Da cui "migni migni 'o surdo".
A vederlo mi ritornavanbo alla mente i versi di Omero nell'Iliade dove, parlando di Tersite, diceva: era guercio, zoppo e di gran gobba al petto, aguzzo il capo e sparso di raro pelo...
Ma Tersite, per essere un guerriero Acheo, doveva essere perlomeno robusto; il nostro si reggeva in piedi per scommessa.
Usciva poco di casa anche perché nelle sue brevi sortite era accanitamente perseguitatao dai ragazzacci che lo irritavano mostrandogli il dito indice limitato a mezzo dal pollice come per indicare le dimensioni del suo del suo... organo riproduttivo.
Ciò superava il massimo della sua sopportabilità. E allora, con quanta più voce gli era possibile, iniziava la sua cantilena di migni, migni, migni, fin quando al colmo della disperazione, lanciava contro gli inopportuni il suo lungo bastone che, per la poca energia impressagli, giungeva al massimo alla distanza di sette otto metri, tra le risate di quei mascalzoni.
Qui finiscono i miei ricordi di lui perché, assente per quattro anni a causa della guerra e della prigionia in Germania, al mio ritorno non lo ritrovai e non ne sentii più parlare, ne mi feci tentare dalla curiosità, pensando che era bene che almeno nell'altro mondo godesse quella pace che non aveva provato quaggiù.

Paride Squillace
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 7 Luglio)