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Le patate imposte

 

Federico II di Prussia detto il Grande (1712 – 1786) grazie alle sue simpatie verso l'illuminismo e all'efficacia delle riforme venne preso a modello da altri regnanti.
Ecco come affrontò le carestie e risolse il problema alimentare imponendo l'uso delle patate.
Una volta, visitando la Slesia appena acquisita alla corona prussiana, si complimentò con un agricoltore per il suo campo di patate ben coltivato.
Il contadino – suddito da poco tempo – non riconosciuto il sovrano; non si mostrò soddisfatto dell'apprezzamento: solo al re e ai maiali potrebbe piacere quella roba. Per tutta risposta, Federico fa convocare tutti gli agricoltori della zona intorno ad un grande tavolo su cui campeggia un cumulo di patate per poi far leggere un proclama ad un ufficiale:
Sua Maestà desidera che oltre a lui e ai porci, anche voialtri farabutti impariate a mangiare le patate.
Meno imperativo Federico agnostico in materia religiosa: tutt'altro! Al cuius regio eius religio cioè il suddito segua la religione del proprio principe (concetto che ebbe fortuna nell'età della Riforma) Federico opponeva: “Nel mio regno ognuno si salva come preferisce”. Che facilmente si traduce in: fa' come ti pare. Il massimo della libertà religiosa contro ogni intolleranza.
Se si visita il castello di Sanssouci a Potsdam si vedono dieci tombe terragne, lastre di arenaria con inciso un nome. Per nove di esse è un nome raffinato di fantasia che il re aveva dato ai suoi cani. Sulla decima è scritto “Federico il grande” decorata da semplici fiori da campo e patate.
“Ho vissuto da filosofo” - lasciò scritto il grande prussiano - “e voglio venir seppellito da filosofo, senza pompa, senza fasti, e senza cerimonie”. ecc.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 7 Luglio)