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La Divina Commedia in prosa ed in vignette

 
favola bella non solo per bambini
 
 

Opera meritoria del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna, dove è sepolto il Poeta, quella di aver pubblicato in tre volumi la Divina Commedia in prosa (autore: Amedeo Tumicelli) e disegni (illustratrice: Giustina De Toni). Un autorevole inserto settimanale di cultura (Il Sole24Ore) titola la recensione “La Commedia della buona notte” e si chiede: Si può immaginare una trama più seducente per un pubblico di piccoli lettori? Ma questa domanda è limitante perché, a buon ragione, nel testo si legge: “Racconto visivo per bambini dai 5 ai 100 anni”. Sic!
I tre volumi sono utili anche per esplicitare quanto il verso dantesco lascia incerti o dubbiosi a volte. Sono utilissimi in quanto la Scuola per ovvi motivi di spazi non riesce a fare apprezzare compiutamente.
Diamo un esempio riportando alcuni versi del XXVIII canto del Purgatorio prosaicizzati ed una illustrazione con una figura meno noto (Matelda) ma ricca di fascino oltre alle immagini di Dante e del trasparente spirito di Virgilio.
L'atmosfera è luminosa; il personaggio accattivante; il Poeta sospiroso: I' mi son un che, quando Amor mi ispira …
Il Poeta : “Mi apparve all'improvviso una donna giovane e bella, tutta sola, “che cantava mentre coglieva i fiori di cui era cosparso il suo “cammino. Le dissi: O bella donna che dall'espressione del tuo “volto sembri ardere d'amore, abbi la cortesia di venire verso “questo ruscello quel tanto che io possa capire le parole della tua “canzone. Lei si voltò come si volta una donna che danza, tenendo “i piedi a terra ben uniti, e avanzò verso di me a piccolissimi passi, “su un tappeto di fiori rossi e gialli, abbassando gli occhi come una “pudica vergine. Si avvicinò quel tanto necessario a farmi “giungere la melodia del suo canto e delle sue parole e di levar gli “occhi suoi mi fece dono.”
“Sorrideva in piedi sull'altra riva. Intrecciando con le mani fiori “diversi, che il giardino dell'Eden produce senza bisogno di semi. “Odiai quel fiume che ci divideva di appena tre passi e perché non “si aprì per farmi passare.”
Matelda – allegoria dello stato di innocenza umana prima del peccato originale - cominciò a parlare del Paradiso terrestre descrivendo il mattino del mondo secondo la favola biblica.
Altre notizie su questa lodevole opera ravennate sono comparse sul numero 12 de il Sidicino - dicembre 2016 - dal sottotitolo “La favola bella” che confermiamo.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 2 Febbraio)