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Il Pio Monte della Misericordia

 

Il Pio Monte della Misericordia è una delle più importanti ed antiche istituzioni benefiche napoletane nate per l'esercizio delle sette opere di misericordia corporali che sono: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i defunti.
Ai nostri giorni aggiungerei: ospitare i migranti che, come afferma papa Bergoglio sono un dono di Dio.
Torniamo alle opere di misericordia ricordando anche quelle spirituali che non sono da meno: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Grazie alla generosità degli associati, il Pio Monte della Misericordia prosegue ininterrottamente l'attività da quattro secoli.
Fondato nel 1602 da sette nobili napoletani – traduci nobile con “ricco”, lettore, e soppesa le parole di papa Leone XIII che il ricco è ingiusto o erede di ingiustizia – il Pio Monte ha sede nello storico palazzo in via dei Tribunali ed ha, nell'interno, una elegante chiesa barocca a pianta centrale dove si ammirano capolavori della pittura e scultura: Caravaggio (famosissimo “Le sette opere di misericordia corporali” del 1606), Battistello Caracciolo (“La liberazione di San Pietro”), Ribera, numerosissimi Francesco De Mura, ecc.
Il Seicento – il secolo in cui sorse il Pio Monte – fu particolarmente travagliato per l'Europa per una serie di eventi funesti. La guerra degli ottanta anni detta anche guerra delle Fiandre (1568-1648) dalla rivolta dei Paesi Bassi che si emanciparono dal dominio spagnolo e divennero una grande potenza; la guerra dei trenta anni (1618-1648) nata come conflitto tra stati cattolici e protestanti; la guerra franco - spagnola (1635-1659) che si chiuse (Trattato dei Pirenei) con il matrimonio tra il francese Re Sole e sua cugina spagnola Maria Teresa.
La diserzione dei campi - causa le guerre- portò alla carestia; la carestia contribuì al dilagarsi della peste bubbonica (quella descritta né I Promessi sposi). Le alluvioni - ricorrente male - oltre al dissesto idrogeologico squassarono le norie (ruote idrauliche), all'epoca unica fonte energetica. Il vapore era al di là da venire. In conseguenza gli imprenditori preferirono trasferire le protoindustrie dalla Liguria alla Campania piuttosto che riparare i guasti. Il comune dominio spagnolo e le aspettative de nuovo nonché il possesso nel Sud di terreni acquistati in tempi di vacche grasse li convinsero al gran passo.
Ulteriore evento funesto, la crisi economia. Il re di Spagna più volte dichiarò fallimento con impossibilità di restituire i debiti contratti con le banche. La ligustica Casa di San Giorgio ebbe, certo, a soffrirne. Crolli in borsa anche a Napoli dove fallì la genovese Ravaschieri.
Nelle chiese si pregava: dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci o Signore!
Fluent ad eum omnes gentes, tutti vanno ad esso; recita il cartiglio sottoposto ai sette monti (quattro sottoposti a tre) che sorreggono la croce latina sormontata da una corona marchionale nell'emblema.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 7 Luglio)