L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Lucio Salvi
 
 

Spigolature

 
 

Orizzonti
Lo scritto che segue è la lettera di risposta alle condoglianze per la morte del marito diseguale.
I nomi sono di fantasia come è comprensibile. Autentico quello del destinatario.
“ Marzo 1993
Carissimo Lucio (Salvi), non è facile rispondere ad un brano poetico e realistico nel contempo: voglio solo dirti che la tua lettera ha toccato una delle più profonde “corde” dell'animo umano, laddove giacciono i dubbi irrisolti, le risposte mai trovate, le realtà e verità mai accettate.
È vero: l'orizzonte di Abelardo era da “mattino del mondo” e non ha mai combaciato con quello del mio lago e dei miei monti. Rimpiango e mi addolora che non si siano mai sfiorati, ma non ve ne erano i presupposti ed ho dovuto così accettare i miei limiti, non ho capito le sue capacità e i suoi bisogni perché troppo lontani dai miei.
Ai confini del mio orizzonte esiste però un sogno: un sogno che è realtà impalpabile e non dimostrabile: direi una vita parallela, più importante di quella terrena, ed è la vita del mio spirito, l' “essenza” del mio essere.
Non sono mai riuscita ad abbracciare i confini di Abelardo, ma accanto a lui nel momento in cui i suoi confini stavano confondendosi, il mio spirito, la mia “essenza” si è fusa con la sua in un lungo tenero abbraccio pieno di tutto quell'amore che non eravamo stati capaci di donarci:
 Questo abbraccio d'amore tanto impalpabile quanto reale è il dono più bello e più caro della mia vita con Abelardo.
Non ho pianto per Lui che ha varcato i suoi confini e, libero, se n'è andato: ho pianto per me che resto ancora una volta circondata dal limite del mio orizzonte.
Ti abbraccio con tutto il mio affetto.
Eloisa”
*****
La dama del glicine
Opera originale del pittore onirico, cioè "sognatore", Guido de Bonis (che espose nella sala del Comune di Teano dal 20 al 28 maggio 1989; prolusione del Sindaco Luigi Maglione) attualmente in mostra retrospettiva a Carmagnola, palazzo Lomellini.

Il titolo è: La dama del glicine

****************************************************

Al Re guerrafondaio Luigi XIV
(dalla Storia semiseria del mondo di Marcello D'Orta)
“Padre nostro che sei a Versailles
il tuo nome non è più glorificato
la tua volontà non è fatta né per terra né per mare.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Perdona i nemici che ci hanno battuto
e non i nostri generali che li hanno lasciati fare.
Non cedere più alle tentazioni di tua moglie Francesca
e liberaci dal ministro delle finanze Chamillart.

Amen”
****************************************************

NOI E L'ISLAM: la differenza
Riportiamo una pagina magistrale della “Storia dell'età moderna” di Giorgio Spini (1916-2006) - un grandissimo storico e anche un uomo dal carattere forte e coraggioso, Fiorino d'oro della Città di Firenze per il contributo dato alla vita politica, culturale  e sociale della città - a rimarcare la sostanziale differenza tra l'Occidente ed il mondo musulmano.
“Ed, in effetti, mentre l'Evangelio, come dice il suo stesso nome, è anzitutto annunzio, cioè voce che fa sentire la caducità del presente ed esorta a guardare con speranza verso l'avvenire, il Corano è più che altro un codice, cioè un complesso di norme, che per sua natura tende ad immobilizzare i rapporti umani. L'idea di progresso è connaturata con le origini cristiane della civiltà moderna ed è anzi quella che fa essere la civiltà occidentale tanto diversa delle altre, orientate verso una concezione ciclica del mondo e della storia.
È viceversa estranea alla civiltà musulmana la quale può eventualmente accogliere i risultati dell'altrui progresso, qualora conciliabili con la legge del Corano, ma non è necessariamente sollecitata a cercare di propria volontà nuove strade. Periodicamente, dunque, il mondo islamico corre il rischio di trovarsi distanziato da quello occidentale e di dovere affrontare una laboriosa crisi di aggiornamento, salvo poi a ricadere daccapo nella sua tendenziale immobilità.
Come la sua forza è costituita dalla propria capacità di assorbire elementi dell'altrui civiltà inquadrandoli nella cornice prammatica, egualitaria, relativamente semplice della legge coranica, così il suo pericolo è costituito dalla possibilità sempre esistente, di richiudersi su sé medesimo e vegetare passivamente.
Lo Stato islamico è troppo strettamente connesso con il concetto della guerra santa, per non risentirne alla lunga gli effetti deleteri. L'Occidente cristiano, persino nei secoli più ferrei del Medioevo, ha sempre collegato in qualche modo il concetto dello Stato e della sua autorità a quello della pace: il principe cristiano trae in sostanza il proprio potere dalla sua funzione di custode della pace, rispetto ai nemici esterni ed ai malvagi interni.
Viceversa il califfo od il sultano sono anzi tutto la spada di Allah, per l'espansione della fede, attraverso la guerra santa.
Se dunque ad Occidente le arti della pace, creatrici di civile progresso, finiscono sempre, prima o poi, con l'imporsi sulla forza delle armi, nell'Oriente islamico la casta guerriera non perde mai completamente la propria superiorità.”

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 5 Maggio)