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L'indice alla fine - Memoria e oblio

 

Una ventata di sogni da tempo mi assale e rievoca episodi di vita mai ricordati durante la veglia.
Sembra leggere l'ultimo capitolo di un libro giunto ormai all'indice che, in genere, si pone alla fine.
Come accade ciò? E perché?
Inoltre improvvisi ricordi compaiono suscitati da suoni, colori persino da odori, perciò scolpiti nella memoria.
Ad esempio: il canto del tenore Enrico Caruso (1875-1921) in Vento vento portami via con te e Mamma, e la Serenata di Schubert, non ascoltati per vari decenni, improvvisamente mi riportano agli idilliaci periodi dell'infanzia e della giovinezza. Ancora: la visione di diverse sculture ha risuscitato in me ottantenne il ricordo della mostra dello scultore Raffaele Uccella avvenuto ben sessanta anni fa; mostra che visitai nel Salone degli specchi del Teatro Garibaldi di S. Maria Capua Vetere.
Gli Antichi greci e romani avevano posto a presidio del ricordo e della dimenticanza due divinità sorelle Mnemosyne dea della memoria e Lete fiume-divinità dell'oblio. Nel mito di Platone le anime si immergono nel fiume, ne bevono l'acqua che cancella ogni ricordo e si avventurano in una nuova esistenza.
Studi recenti hanno individuato nel cervello due gruppi di cellule (neuroni), due reti; il primo presiede alle attività impegnative. Il secondo gruppo alla successiva pausa di riposo. Ad un lavoro stressante succede la stanchezza che ritempra. Ad ogni tipo di lavoro cognitivo e/o muscolare segue una pausa rigeneratrice.
I neuro scienziati hanno chiamato questo sistema duale TPN (task positive network) e TNN (task negative network) che oscilla alle dipendenze di una formazione cerebrale, la corteccia insulare o insula la quale decide il da farsi. E l'insula ha molte cose fa fare! Wikipedia le attribuisce ben dieci funzioni tra le quali la gestione del dolore, della temperatura corporea, l'equilibrio, ecc.
Un danneggiamento dell'insula dovuto ad esempio ad un ictus fa perdere ai fumatori la dipendenza dalle sigarette.
Alcuni ricercatori sospettano l'insula – che somiglia ad un direttore d'orchestra - coinvolta in aspetti della psicopatologia. Già lo psicologo francese Theodule -Armand Ribot (1839-1916) si occupò della psicopatologia dei ricordi ipotizzando che nella vecchiaia i ricordi più recenti si perdano prima di quelli più vecchi (Legge di Ribot) più solidi perché rievocandoli più volte li rinforziamo.
Un traumatizzato cranico dopo sei ore di coma si riprese ma dalla sua memoria sono spariti dodici anni di ricordi. (da il venerdì di Repubblica del 5 febbraio 2016). Ha scritto un libro edito dalla Mondadori dal titolo Meno dodici.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 2 Febbraio)