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Indice Lucio Salvi
 
 

La Sinistra in libreria

 
Ampio risalto dà il Corriere della sera del 28 ottobre al nuovo romanzo del casertano Francesco Piccolo dal titolo “Il desiderio di essere come tutti” (Einaudi, pp.272, € 18). Un'autobiografia dell'Italia degli ultimi decenni vista e vissuta da sinistra; la storia di un individuo che percepisce se stesso come appartenente ad una comunità. Quarant'anni suddivisi in due parti, la prima intitolata a Enrico Berlinguer, la seconda a Silvio Berlusconi.
Intreccio romanzato di storia e vita privata di un comunista.
Tra l'altro, lo scrittore e sceneggiatore cinquantenne ricorda il Decreto- legge di san Valentino (14 febbraio del 1984) che metteva in moto il processo di abolizione della scala mobile tagliandola di quattro punti percentuali. Il decreto di Craxi fu in opposizione alla volontà di Berlinguer. Il tentativo di mettere un freno all'inflazione assunse l'aspetto di una sfida del socialista all'avversario.
Il mese precedente ha visto in uscita quasi contemporanea un libro di Valdo Spini ed un libro di Claudio Martelli.
Il primo dal titolo “ La buona politica” e dal sottotitolo “ Da Machiavelli alla Terza Repubblica. Riflessioni di un socialista”. (Marsilio Editore, pp.175, € 15). Valdo Spini è Presidente del Comitato per la celebrazione dei 500 anni dalla pubblicazione del Principe di Machiavelli. Dalla sua esperienza governativa (sottosegretario, ministro, ecc.) trae la conclusione che o si fa della “buona politica” oppure il popolo rileva che la casta è inadeguata e inefficiente e si disaffeziona. Consegue astensionismo, populismo.
Spini si sofferma sull'impatto che ebbe con Bettino Craxi che gli fu ostile per invidia del successo. Valdo è figlio del celebre storico Giorgio sui cui testi studiammo al Liceo. Il nostro fu vigile coscienza critica del Partito socialista craxiano, antesignano della moralizzazione della politica. Fu tra i primi sin dal 1958 a sottoporre le sue entrate e le spese a un comitato di garanti. Fautore di una legge sull'incandidabilità già dopo una sentenza di primo grado: la legge del Quadrifoglio, una norma Severino ante litteram.
Il testo gode della prefazione di Carlo Azeglio Ciampi che definisce l'attuale “tempo di smarrimento”.
Il libro di Claudio Martelli dal titolo “Ricordati di vivere” (editore Bompiani, pp.600, € 19,50) è scritto con una qualità letteraria espressione di uno spessore culturale inusuale in un politico. Il libro è scritto molto bene e cattura il lettore: aggiunge Stefano Folli del Sole24Ore.
Vita privata sentimentale-affettiva ed attività politica sono inestricabilmente fuse. Non è un libro contro Bettino Craxi leader autoritario, per anni considerato suo delfino, che persa la battaglia per il controllo del PSI dirà: “Farò poltiglia di Claudio”. Per proporgli poi la successione alla segreteria nazionale restando lui (Bettino) presidente del partito. Al che Martelli rifiutò rispondendo: “Nessuno crederà che cambi qualcosa”.
Il libro sembra il racconto di un rapporto padre-figlio con molte incomprensioni ma tanto affetto. Craxi al termine di un lungo silenzio lo chiamò in punto di morte.
Nel 1981 al Congresso di Palermo Craxi aveva imposto nottetempo l'elezione diretta del segretario dall'assemblea, fino a quel momento deliberata collegialmente.
Implicato nell'affare conto Protezione Martelli ne uscì completamente scagionato dopo alcuni anni. Prontamente dimessosi da ministro della giustizia. E dal partito non sentendosi spalleggiato dal capo nella bufera giudiziaria. Occasioni perdute per i socialisti: la questione morale (Spini) e la autoriforma partitica e istituzionale (Martelli).
Tutto il sistema dei partiti implose!
Amara la confessione di Francesco Saverio Borrelli, al tempo Procuratore capo a Milano e inflessibile guida del pool Mani pulite: “Chiedo scusa per il disastro seguito a Mani pulite. Non valeva la pena di buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale”.
Post scriptum: del libro di Emanuele Macaluso “Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo” (Feltrinelli, pagg.138, € 14) parlerò in un successivo articolo.
 
Viva l'Italia
 

Ho assistito domenica 27 ottobre, nell'Auditorium Diocesano, al musical VIVA L'ITALIA ideato ed organizzato dall'associazione Arti in movimento. Un plauso! Lo spettacolo era piacevole e coinvolgente.
Ma il plauso non è incondizionato. Per vari motivi che mi affretto ad elencare. Primo: la figura del re Vittorio Emanuele era di secondo piano rispetto al Garibaldi popolare, avventuriero buono per ogni stagione.
Delle molte bandiere tricolori sventolate non c'era una (dico solo una) che portasse lo stemma sabaudo. Eppure i patrioti del '48 e degli anni seguenti avanzavano al grido di: Avanti Savoia!
Ricordo che il Presidente Napolitano si recò al Pantheon per onorare il re galantuomo.
Nella carrellata dell'infausto ventennio (fascismo) non un cenno alle realizzazioni di vent'anni di vita italiana, comunque.
Revisionismo il mio? Certo! Se deprechiamo i pochi - per fortuna pochissimi - che negano la Shoah, lo sterminio degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale – non vedo perché non dobbiamo non deprecare quanti da noi ignorano il passato. Il che è anche peggio.
La Costituzione italiana afferma - nel primo articolo - che l'Italia è una repubblica democratica ecc. Che fine hanno fatto in tale asserzione i dieci milioni di voti referendari dei monarchici? Meglio, perché più consono ai risultati: l'Italia è uno Stato democratico. Lo Stato si può riformare; la repubblica è giocoforza eterna.
Mi torna in mente un racconto di Anthony de Mello: La verità in vendita. Un uomo entrato in un “Negozio della verità” apprese dalla commessa che poteva acquistare la verità totale o la verità parziale. Uscì tristemente dal negozio, conclude l'autore.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 11 Novembre)

 
Post scriptum: a Torcino frazione di Ciorlano tenuta reale di caccia sarà dedicata una piazzetta a Francesco II. In Francia in una manifestazione nazionale il Presidente della Repubblica venne affiancato da un rappresentante dei Borboni.
A Milano il Sindaco Albertini, dopo aver commemorato i partigiani, si tolse la fascia tricolore e si recò dove sono sepolti i repubblichini di Salò.