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Sepulveda e l'amicizia

 

L'ultima storia del cileno Luis Sepùlveda (novembre 2012) ha quale titolo originale Historia de Mix, de Max, y de Mex e, nei caratteri dell'editore Guanda, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico. Con tali nomi non potevano che essere amici: un uomo (Max), un gatto dal profilo greco (Mix) e un topo (Mex) chissà perché …messicano. Lasciamo la storia ai lettori del genere favolistico per trarne dei precetti – direi “comandamenti” – di cui è prodigo il testo. Un decalogo di gemme, per così dire.
A pagina 14: gli amici si danno man forte, si insegnano tante cose, condividono i successi e gli errori. Idem 16: un amico si prende cura di ciò che piace all'altro. Id.18: Un amico si prende sempre cura della libertà dell'altro. Id. 20: un amico capisce i limiti dell'altro e lo aiuta. Id. 22: i veri amici condividono anche il silenzio. Id. 26: I veri amici si prendono sempre cura uno dell'altro. Id. 30: I veri amici condividono i sogni e le speranze. Id. 34: fra amici bisogna sempre dire la verità. Id. 45: I veri amici condividono anche le piccole cose che allietano la vita. Id. 48: gli amici non si ingannano mai e poi mai. Id. 58: Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti. Id. 62: I veri amici si aiutano a superare qualsiasi difficoltà Id.70: I veri amici condividono il meglio che hanno.” Ricordando il “De amicitia in senectute” della Tizzano (vedi il Sidicino del giugno 2012) di cui il presente scritto potrebbe essere la continuazione in chiave diversificata, passiamo oltre.
Nella società guerriera antica gli amici erano sodali d'armi ed amici erano due popoli alleati in guerra. (Oggi si riafferma l'amicizia franco-tedesca da parte dei due governi). Famosa è la vicenda di Oreste e Pilade nella tragedia di Euripide Ifigenia in Tauride dove i due eroi gareggiano nel dichiarare la medesima identità scegliendo la morte pur di salvare l'amico. I Romani – lo racconta Cicerone – riservavano grandi applausi alla battuta Oreste sono io! La migliore definizione della amicizia è di Aristotele: amici sono coloro che possiedono la stessa anima in due corpi; sono coloro che perseguono lo stesso fine. Lo Stagirita nell' Etica Nicomachea (Nicomaco era il figlio destinatario e primo editore dell'opera) divideva gli amici in tre categorie: 1 gli utili 2 i piacevoli 3 quelli buoni e simili nella virtù.
L'utilità ed il piacere possono variare; la virtù e la bontà hanno più solide basi. Non è importante che ci si riveda continuamente con l'amico: l'amico è per sempre. L'amicizia è selezione di un individuo a cui riconosciamo una ”concordia” ed una “comunità” con noi.
Nelle Lezioni di Etica Immanuel Kant afferma che la diversità di opinioni è alla base del legame amicale ma i princìpi intellettuali e morali devono essere identici.
Specchiandoci nell'esperienza dell'amico, conosciamo meglio noi stessi. Certo, anche l'amicizia si può incrinare per incomprensione, equivoco, fraintendimento. Ma basta un chiarimento e la crisi è superata; pertanto anche una siffatta esperienza diviene occasione di arricchimento del nostro essere. Per san Girolamo un'amicizia che può terminare non è stata mai sincera. Il caposaldo della stabilità che cerchiamo nell'amicizia è la lealtà: nulla è stabile se la lealtà manca.
L'amicizia è un legame impostato sulla morale ed è garanzia di libertà. Per Croce “ l'amicizia consiste tutta in quel reciproco legame delle anime. Per quanto essa sia un istituto morale, il suo significato e valore sta nella realtà del disinteresse nell'uno e nell'altro; nel sentirsi sollevati dall'utilitarismo”.
Il vero amico è visto come fine e non come mezzo. Nel Dizionario filosofico Voltaire scrive: L'amicizia è un tacito contratto tra due persone sensibili e virtuose: sensibili perché un monaco, un solitario può essere una persona dabbene senza conoscere l'amicizia; virtuosi perché i malvagi hanno soltanto dei complici, i gaudenti dei compagni di baldoria, i cupidi dei soci, i politici raccolgono intorno a sé dei partigiani, i soliti sfaccendati hanno delle relazioni, i principi dei cortigiani; ma solo gli uomini virtuosi hanno degli amici”.
L'amicizia è un incontro tra uguali. Ci possono essere tra amici anche differenti condizioni economiche e sociali ma esse vanno messe tra parentesi. Chi riceve un favore (disinteressato) non deve sentirsi in obbligo di ricambiarlo. La vera amicizia non può star lì a guardare con grettezza di non dare più di quanto ha ricevuto; chè nel dispensare il bene agli amici non c'è da impensierirsi se ne cada una parte o ne trabocchi, o faccia troppo abbondante la loro misura (Cicerone). Il dono dell'amicizia sta nella gratuità che è una benevolenza disinteressata (Platone).
L'amicizia è limitata a due individui, è un legame personale; se si estende ad un gruppo di persone trattasi in genere di solidarietà. Le amicizie più autentiche si fanno nell'infanzia e nell'adolescenza. La disposizione all'amicizia riguarda l'infanzia e in ogni epoca è segno d'infanzia. Nell'infanzia si scopre l'amico nel compagno di giochi, coinvolto nell'avventura fantastica delle scoperte. Gli amici veri sono quelli che abbiamo incontrato nella nostra adolescenza. Anche se quegli amici non abbiamo più l'occasione di rivederli, essi ci restano nella memoria. Ad essi pensiamo con struggente nostalgia nei momenti di estraniazione dal mondo convulso che ci circonda. Nel ricordo dei vecchi amici, nella dolcezza della loro arcana presenza riusciamo ad ammortizzare delusioni ed amarezze, a compensare con la gratuità di quelle passate relazioni la frettolosità e l'egoismo della nostra quotidianità, a trovare conforto nell'inesauribile fluire del tempo, ad esorcizzare il pensiero della morte. Oggi l'amicizia è una pratica non afferente ad ambiti politici ed istituzionali, ma è intesa nelle sue sfumature più private.
E' un filo d'oro dato agli uomini per legarsi insieme.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 3 Marzo)