L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Lucio Salvi
 
 

Land of Hope and Glory

 

“Terra di speranza e di gloria“ recita l'inno inglese e aggiungiamo, di eccentricità.
La più antica (anno 1348) è del re Edoardo III che, dopo aver porto la giarrettiera alla signora a cui era caduta, inventò un ordine cavalleresco esclusivo per soli 26 nobilissimi. E quella dei Lord che invertirono le parti con i loro cocchieri travestendosi e si divertirono un mondo a dire sconcezze sfilando sulle carrozze. Uno di essi si fece addirittura cavare un dente incisivo perché forse, così edentulo, pensava di bestemmiare meglio !... “Posso creare un Lord”, affermò un sovrano inglese, “non un gentiluomo”.
Un altro aristocratico acquistò un faraonico sarcofago in marmo per il suo sepolcro. Sennonché una volta defunto non vi entrava. I salomonici becchini gli segarono le gambe e gliele misero accanto.
Una immagine ben resa è quella dei reali inglesi che vanno all' opera. La Regina sempre ben in aplomb (“Maestà, grazie per non essersi mai tolta la maschera” scrisse un autorevole quotidiano in diversa occasione) con a fianco quel marcantonio del marito prestante; mentre il figlio e Camilla sulla sedia a rotelle per un incidente davano l'idea di due poveri decadenti vecchietti, poco arzilli. Queste sono solo alcune delle divertenti chicche del libro “Il sangue non è acqua“ di Antonio Caprarica, edizioni Sperling & Kupfer. Simpatico personaggio, lo scrittore; inviato speciale alla Corte di Elisabetta II che trasuda empatia immediata, e che ha assorbito il sense of humour britannico date le frequentazioni vissute. Severo, si fa per dire, il discorso di lord Brabourne, duca di Levis, ai Pari del Regno Unito: “La nostra presenza in questa Camera non è giustificata dal merito ma dalla nostra indifferenza per ciò che offre la vita ordinaria. Essendo ricchi non possiamo essere corrotti. Essendo uomini di potere non possiamo essere tentati. Essendo superiori non possiamo essere lusingati. Alzandoci così al di sopra della democrazia la solleviamo con noi. Datemi il vostro voto, perché francamente non ne ho bisogno.” Il sovrano distacco dal popolo sovrano vive in questo episodio riportato dallo stesso Autore in un altro libro. Dopo una cerimonia in cui sia Margaret Thatcher sia la sovrana Elisabetta si erano presentate con un vestito d'identico colore, la signora primo ministro ebbe l'infelice idea di scrivere al segretario privato della regina suggerendo piuttosto altezzosamente per il futuro una consultazione preventiva tra i due staff su scelta e colore dei rispettivi abiti, in modo da evitare imbarazzi. La risposta, vergata evidentemente con la reale approvazione, era degna di Maria Antonietta: la Regina non bada mai a cosa indossano gli altri!
Il Principe Carlo si avvale tuttora di una norma del 1337 che gli consente di porre il veto sulle leggi che ledono i suoi interessi nel ducato di Cornovaglia del quale venne investito. L'ha usata dodici volte. Lo scrive il quotidiano torinese LA STAMPA addì Ognissanti 2011.
L'ottavo duca di Devonshire, come molti aristocratici era ignaro dei propri estesi possedimenti terrieri e dei numerosi manieri. Uomo politico virtuoso ma noioso al punto da sbadigliare nel bel mezzo di un suo discorso ai Lord. Si scusò spiegando che quel che diceva era così dannatamente privo di interesse.
(Vengono in mente i dodici sbadigli di Umberto Bossi durante il recente discorso del premier per la fiducia)
Le ultime parole del Devonshire risultano in linea con il suo carattere: “Bene, il gioco è finito. E non mi dispiace“.
A tale proposito Winston Churchill, la lingua più tagliente di Westminster, disse a Montgomery, che nonostante le frecciate ricevute continuò ad andarlo a trovare nella casa di Chartwell fino alla fine: “Sono pronto a incontrare il Creatore – gli disse un giorno mentre prendevano il tè scambiandosi ricordi. Se poi il Creatore sia pronto per l'ardua prova di incontrare me, questa è un'altra questione”.
Il settimanale Economist ricorda una sua battuta sugli animali: I cani ci guardano con soggezione, i gatti ci guardano dall'alto in basso, i maiali ci trattano come loro uguali.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 12 Dicembre)