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N. Y. alveare umano

 

Mamma mia! È il titolo di un musical (chiassoso al cinema, trasmesso in TV, convincente in scena) che dal 1999 impazza un po' dovunque e a Broadway è reclamizzato su enormi pannelli luminosi. L'espressione di stupore, di meraviglia, ben si attaglia a New York, al primo incontro di chi parla in obbligato pellegrinaggio alla capitale dell'Occidente.
Nella piacevolissima commedia musicale, da 42 milioni di spettatori finora, una figlia vuole scoprire chi fra tre indiziati sia suo padre e a tale scopo li convoca sulla ridente isoletta greca dove vive con la madre (Meryl Streep). Il resto è godibilissimo spettacolo in cui le canzoni evergreen degli Abba ci ricordano volentieri il passato. Infatti il gruppo pop svedese si formò negli Anni ‘70.
Ancora “Mamma mia!” dinanzi alla celebre scultura futurista di Umberto Boccioni al Museum of Modern Art “Forme uniche della continuità nello spazio”. Un capolavoro: ne trovate una copia… sulla moneta da 20 centesimi di euro. È del 1913; rappresenta simbolicamente il movimento e la fluidità. Si riconosce una figura umana in cammino priva di alcune parti anatomiche. Va osservata da più lati: la statua dà l'impressione di un movimento avanzante che si proietta energicamente in avanti ed ha una torsione o avvitamento delle forme nello spazio. Scrisse Boccioni: “Questo succedersi, mi sembra ormai chiaro, non lo afferriamo con la ripetizione di gambe, di braccia, di figure, come molti hanno stupidamente supposto, ma vi giungiamo attraverso la ricerca intuitiva della forma unica che dia la continuità nello spazio”.
Le meraviglie di New York non finiscono qui, naturalmente. Le mille luci notturne della metropoli, la selva dei grattacieli che precludono la visione del cielo ché quando guardi in alto vedi la punta degli altissimi edifici e, sì o no, vedi l'azzurro.
La torre di Babele che indignò l'Altissimo doveva essere simile. Forse Osama Bin Laden la pensava uguale e tentò di provvedere l'11 settembre!...
Come manca il cielo così manca il mare. Pure Manhattan è un'isola che urbanisticamente somiglia alla Settimana enigmistica. Street verticali ed avenue orizzontali o viceversa. La planimetria è quella di un quaderno a quadretti. Sono troppo europeo per apprezzarla. Amo i gradoni e le calate nella città, le strettoie, i ponti ed i pontili, i tetti, le logge dei mercanti, le cale e le casine arengari.
Amo la gente spensierata che cammina serena o siede tranquilla al bar. Non come a N. Y. dove la folla brulicante corre al lavoro con un bicchierone di cappuccino nella mano protesa per evitare che si sparga. Al mantra «I love New York» letto dappertutto, ripeto - come disse Luigi Oscar Scalfaro quando fece il colpo di stato: Non ci sto! Non ci sto! Non ci sto! A Vittorio Emanuele II che visitò l'Inghilterra chiesero cosa gli fosse piaciuto di più in quel paese, il re d'Italia rispose facendo il nome di una dama di corte della Regina Vittoria… A chi mi ponesse analoga domanda risponderei: i dinosauri. Enormi, terribili da far paura, fantastici protagonisti del Giurassico. Inimmaginabili perché le ricostruzioni grafiche non rendono l'idea. Colossali, mostruosi. Al Metropolitan Museum che custodisce gli scheletri corre un brivido di paura. È come attraversare la frenetica metropoli!

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 1 Gennaio)