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È bello morire per la patria

 

Il verso di Mimnermo (poeta greco del VII-VI secolo prima dell'Era volgare) del titolo mi induce a narrare la storia di due caduti per la patria (quale? quella di Mussolini o quella di Badoglio? Salò o Brindisi? Regno d'Italia o RSI ?) che fanno parte dei giorni nefasti di famiglia.
Si tratta dei cugini Salvi, figli di due cittadini teanesi.
Il primo, Claudio, nacque il 23 giugno1911 a New York in quanto suo padre Gaetano - che sarà poi Commissario prefettizio di Teano nel dopoguerra - era medico di bordo su navi inglesi oltre che italiane.
Claudio si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera militare come ufficiale dei Carabinieri. Comandò la Tenenza a Schio (Vicenza). Ebbe due figli. Durante la guerra fu dato per disperso in Liguria. I familiari si misero alla ricerca dei resti per poterli almeno seppellire e in questa ricerca si impegnarono anno dopo anno finché non li riuscirono a identificare dalla dentatura.
La cassetta con quanto restava di Lui venne trasportata al Sud a cura dell'Arma dei Carabinieri che gli tributò gli onori militari e lo tumularono a Posillipo (Napoli) nel Mausoleo ai Caduti per la patria.
Nell'Albo dei caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana, edito nel 2003 e cortesemente fornitomi dall'avv. Guido Zarone, che ringraziamo per l'occasione, risulta che il capitano dei Carabinieri Claudio Salvi, passato alla Guardia Nazionale Repubblicana (C. P. IM 627°) morì il 18 giugno1944 nella frazione Villatalla di Prelà, provincia di Imperia, in seguito a sevizie!
Abbiamo chiesto al Comando generale dell'Arma in Roma, viale Romania, di conoscere le giustificazioni delle torture, il motivo della gloriosa sepoltura. Disperiamo di conoscerne gli autori ben celati sotto il manto della Resistenza che coprì patrioti e malfattori!
È possibile – come cortesemente scrive l'Arma – avere copia del documento matricolare.
L'altro cugino, Roberto figlio del teanese Mario, nato il 13 dicembre 1915, compì gli studi medi e superiori nel regio ginnasio-liceo Tommaso di Savoia a S. Maria Capua Vetere dove viveva con i genitori. Conseguì il diploma di maturità classica e si laureò in giurisprudenza nel 1940. Frequentò il corso di sottotenente nell'Aviazione a Grottaglie (Taranto); vinto il concorso di pilota intraprese la carriera in aeronautica militare. Tenente pilota, prese parte alle battaglie aeronavali nel Mediterraneo (Punta Stilo, Sidi el Barrani, Pantelleria, Marsa Matruk, Alessandria) e sorvolò da combattente i cieli di Russia.
Costituita la Repubblica Sociale dopo il tragico 8 settembre 1943 fu giocoforza aderirvi - si trovava nel Nord - e tra i primi ad aggregarsi al Gruppo Terracciano; ma lo fece per ragioni ideali come scriverà dalla provincia di Pisa:
Montescudaio 19/9/43
Caro papà, mamma cara, Guido fratello mio
Dopo molto peregrinare sono arrivato a Montescudaio. Forse se fossi scappato come tutti, potevo anche venire a casa; non sono scappato né ho dimessa la divisa; sono rimasto al campo col cuore chiuso dal più grande dolore con l'anima schiantata da tanto disonore che ci colpisce; è stato quanto di più schifoso potesse succedere, è stata una corsa al trafugare ed a mettersi in salvo…( ma da che cosa?): Non ho avuto un istante di dubbio anche se non fosse ritornato Mussolini avrei chiesto lo stesso ai Tedeschi di combattere con loro.
Disse bene ieri sera il Duce: Solo col sangue potrà essere lavata tanta ignominia.
Un giorno, papà, ti parlai di questa cosa, ti dissi che se noi avessimo desistito dalla lotta, sarei andato con i Tedeschi; e tu non mi disapprovasti.
…..cerco nella guerra quella dignità che altri infangarono col tradimento.
…..Io sono felice di andare a combattere e se non fosse per il vostro dolore oggi sarebbe il mio più bel giorno. Saremo tutti giovani, tutti puri; con la patria nel cuore che tenteremo di purificare dal pantano morale in cui è stata precipitata.”
Dissoltasi l'aviazione repubblicana, Roberto Salvi militò come alpino nelle Brigate Nere, battaglione mobile dislocato nelle Alpi bergamasche. Qui un gruppo di russi in prevalenza Azeri inviati da Hitler per la lotta antipartigiana e in ritirata verso la Svizzera, si portò sul Monte di Nese in Val Seriana nel marzo del 1945. Il Salvi era al comando della squadra della IX Brigata Cortesi con l'intento di catturare gli Azeri. Intercorsero trattative; i russi si schierarono con le mani alzate fingendo di arrendersi. Altri, nascosti, aprirono il fuoco; caddero così Roberto Salvi e Mauro Bitelli, feriti gli squadristi Minerali e Ghislandi. Lo scontro si protrasse per circa due ore finché, giunti rinforzi, tutti i russi furono sterminati. Otto di essi giacciono sotto una lapide che recita: “Pietosamente composti / da don Giovanni Pezzotta / qui riposano in pace / otto dei 118 russi della Mongolia / trucidati nell'eccidio del 13 aprile 1945 / a Monte di Nese / Caddero cercando invano / la libertà ”.
Sessant'anni dopo, ad Alzano Lombardo (Bergamo) nella Villa di Montecchio ove era allocato il comando tedesco, venne allestita una mostra a cura dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia).
Il famoso poeta e scrittore tedesco Johann Wolfang Goethe alla morte del figlio gridò risoluto: “Avanti, oltre le tombe!”

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 11 Novembre)