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Indice Lucio Salvi
 
 

Fascismo derubricato

 

Si ha l'impressione che per prendere le distanze dal fascismo basta condannare l'infamia delle leggi razziali del 1938, quasi che quelle leggi esaurissero per intero la dimensione totalitaria del regime e possano costituire un ottimo pretesto per chi vuole dimenticare che il fascismo prima uccise la libertà e la democrazia e poi perseguito gli ebrei.
Il governo italiano restaura - ha stanziato 900mila euro - il Memorial di Auschwitz, blocco 21, monumento di grande valore in quanto ideato da personalità del mondo artistico e culturale italiano, che fu fortemente voluto dall'Aned (associazione degli ex deportati politici) e lo affida agli ebrei dimenticando i deportati politici.
L'Aned protesta a ragione veduta!
La deportazione dei Teanesi iniziò il 23 settembre 1943 quando tutti i cittadini furono convocati in piazza per ascoltare un proclama del Comando tedesco. ln realtà fu una trappola. Le strade di accesso alla piazza furono bloccate da soldati armati. Venne comunicata la partenza immediata per “località lontana dalla zona di operazioni dove avrebbero potuto farsi raggiungere dalle famiglie", in buona sostanza per i lager!
Le donne furono mandate a casa a prendere un cucchiaio ed una coperta per i familiari in partenza. (Vedi il documentato libro di Gabriella Gribaudi “Guerra totale", Bollati Boringhieri).
Quanti fecero ritorno? La Gribaudi non lo dice, fa alcuni nomi: difficile il conto.
A distanza di tanti anni, consapevoli dei danni del regime, è possibile fare un bilancio di quel periodo mettendo in risalto luci e ombre?
Proviamo.
Fascismo: una parola esaltante prima del 23 luglio 1943, esecrata dopo tale data che è quella - lo scriviamo per i più giovani - della sua caduta quando dopo un voto del Gran Consiglio quando i pifferi si rivoltarono al tamburo principal, nella nota allusiva canzone, il capo dello Stato fece arrestare Benito Mussolini.
Ma cosa fu il regime fascista? ll male assoluto come fu definito da un politico già sostenitore (Fini) oppure qualcos'altro? A sessantacinque anni da quell'evento si potrà pure fare un esame obiettivo delle realizzazioni dell'ltalia fascista (pur sempre Italia) e dell'ampio consenso fino a quando agli italiani le conseguenze della guerra non fecero cambiare parere.
Le colonie (Africa Orientale Italiana e non solo) furono un vanto ed una prospettiva economica. Il sole domò i suoi cavalli sui colli fatali di Roma e S. M. il Re fu promosso imperatore; la bonifica dalla malaria dell'Agro Pontino e Romano (i tedeschi sabotarono gli impianti di bonifica!) e la fondazione di Littoria e Sabaudia; la costruzione dell'EUR (quartiere di Roma realizzato per l'Esposizione universale del 1942 sospesa a causa della guerra); il Concordato con la Santa Sede (Patti lateranensi); la fondazione della Enciclopedia Italiana (la Treccani); la costruzione di Cinecittà da cui prese l'avvio il nostro cinema; l'incremento della agricoltura di cui “la battaglia del grano” in occasione della lotta alle Sanzioni (provvedimenti restrittivi adottati nel 1935 dalla Società delle Nazioni dopo il conflitto italo-etiopico) fu la plateale estrinsecazione.
Ed ancora. L'impulso alla nascente aeronautica nazionale da cui il trionfale volo transatlantico di Italo Balbo (1933). L'esaltazione della latinità, un valore ideale atto a dare un'identità ad un popolo. Eccetera.
Veniamo alle colpe irredimibili: il delitto Matteotti compensato (si fa per dire) dalle efferatezze di piazzale Loreto. Le leggi razziali suscitatrici di odio sociale e di inintelligibile discriminazione umana.
La guerra è sempre irragionevole ed è sempre un'inutile strage, come la definì un papa.
Dal secondo conflitto mondiale vennero travolgimenti epocali a livello di alleanze (dall'asse italotedesco "due popoli una guerra" alla cobelligeranza con gli alleati recenti), a livello di istituzioni (dalla ambigua monarchia alla disordinata repubblica in crescente discredito), a livello dei concittadini (dalla lotta partigiana alla guerra civile altrimenti detta resistenza).
Tra i sostenitori del deprecato Ventennio ed i sostenitori dell'antifascismo ci sono i “terzisti " cioè quelli che li equiparano. Il modo di rapportarsi con il regime allora vigente di alcuni italiani può già definirsi “terzista”. Uno per tutti: lo storico insigne Gioacchino Volpe (1876 - 1971). Aderì al fascismo quando sembrò che l'ubriacatura rivoluzionaria del massimalismo socialista stesse per travolgere le istituzioni liberali. Non aderì alla Repubblica di Salò anzi venne censurato da Mussolini quando in un libro invitò a trovare nella monarchia l'unico presidio dell'unità nazionale. Accusò il governo Badoglio di fellonia perché si era piegato vergognosamente alla resa senza condizioni. Anche il conterraneo don Benedetto (Croce) fu terzista.
Il giornalista Michele Serra sul Venerdì di Repubblica dell'11 aprile titola “Per me pari non sono". Ma i Morti d'ambo le parti gridano ancora vendetta sotto la terra che li ricopre.
Forse è ancora presto per l'ardua sentenza.
Non siamo abbastanza posteri...

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 5 Maggio)