L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Mariavittoria Riccio
 
 

Mignano Romana, scoperta e dimenticata

 

Nel 2007, Lorenzo Quilici, illustre topografo, pubblicò il primo volume di "Carta Archeologica e ricerche in Campania", che divorai con passione.
A pagina 211 la nota 621 mi colpì in modo indicibile in quanto essa faceva cenno ad un abitato romano di piccole dimensioni "emerso in occasione degli scavi condotti in prossimità di Mignano Montelungo" a seguito dei lavori di costruzione della linea ferroviaria anni addietro...
"Perbacco!", pensai, "vivere a Milano da trenta anni mi ha fatto perdere persino una scoperta di tal fatta nella Mia terra!"
È iniziato così il mio percorso a ritroso di conoscenza dell'evento archeologico.
Ho scoperto che già nella metà degli anni 80 ebbe inizio il progetto del treno con la presentazione di alcuni elaborati alla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Provincie di Napoli e Caserta, come ci ha raccontato con ordine ed estrema chiarezza, Gabriella Gasperetti nel volume In Itinere*, ma solo dopo alcuni anni ed alterne vicende burocratiche ottenne la Valutazione di Impatto Ambientale dai Ministeri competenti: ovverosia Ambiente e Beni Culturali, tornando alla Soprintendenza nel 1994 per il nulla osta definitivo.
La supervisione attenta, amorevole, pur resa difficile dall'impiego di pochi uomini e scarsi mezzi, ha permesso di portare alla luce e conservare (si spera in stand-by ancora per poco!) eccezionali ritrovamenti.
Elenco di seguito quelli più importanti per non annoiare il lettore con una lista della spesa, sperando, invece, di trasmettere la mia stessa passione e il mio stesso interesse per i beni culturali, i quali, copiosi, abbondano nel nostro territorio.
1. Il vicus (estensione 160 x 80 metri) è situato in località Pastene, ad ovest di Mignano.
Lontana dalla città circa 1 km. è nota anche come "Starza".
Si trova su un pianoro basso tra il fiume Peccia e il Fosso Camponi.
I ritrovamenti ceramici fanno pensare ad una fattoria agibile tra il IV e II secolo a.C., in quanto, le fondazioni degli ambienti hanno un orientamento diverso rispetto alle insulae di epoca imperiale (vedi foto n.1).
2. Visibile in area centrale una piazza porticata: il foro.
3. Alle spalle del foro due impianti termali (il primo, del I secolo d.C. presenta tutti gli elementi architettonici tipici dell'epoca: praefurnium, calidarium, tepidarium e frigidarium, vedi foto n.2).
4. Un ludus, forse, così come rinvenuti nelle città di Teano, Capua e S. Maria a Vico.
Per dare luogo alla costruzione della linea ferroviaria e per presumibile mancanza di fondi destinati ad opere di questo genere, tutti questi importanti ritrovamenti sono stati nuovamente interrati.
Si, certo, con le dovute precauzioni, nell'applicazione delle norme e dei regolamenti, con il proposito e la speranza di farli tornare alla luce in tempi migliori, ma... essi giacciono là, ancora sepolti, ancora invisibili.
Mi chiedo, e chiedo ai lettori e agli interessati: con questo andazzo (chissà quanto ancora durerà!), quanti scolari, studenti, appassionati della materia, topografi o semplicemente comuni cittadini che pagano le tasse, sono privati della possibilità di poter gustare la bellezza di questi reperti e poter visionare anche per poco i resti di una vita vissuta in un vicus dai nostri predecessori?
A chi vuole (e... può!) intendere: intenda!

*cfr Saggio di G.Gasperetti, “Archeologia e lavori pubblici: l'esperienza del TAV nell'Alto Casertano”, in: F.Sirano, ISBN8889312-20-3

Mariavittoria Riccio
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 3 Marzo)