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Il conventino dei monaci benedettini in località Peschiera

 
Studi sugli insediamenti benedettini in Conca della Campania (tra storia e ricordi personali).
 

Se per caso vi capita di passare per la via comunale che dalla Madonna delle Grazie (antica) conduce a La Macchina, verso Piantoli, soffermatevi e gustate la campagna intorno... è ancora uno spettacolo per gli occhi ed un toccasana per lo spirito.
Vi è, in quella zona remota, un ecosistema rurale pressochè inalterato rispetto ad una trentina d' anni fa, quando l'ho visto l'ultima volta.
Sono ritornata in quel posto memore di quella strana costruzione, antichissima, che da piccoli ci incuteva paura perchè proprio lì davanti c'era una peschiera dalle acque verdi e melmose. Gli anziani dicevano a noi ragazzi di stare attenti: vi si poteva finire dentro e sarebbe stata morte certa. La "oria", come veniva definita (correttamente dal latino orior = sorgere) la pozza sorgiva, era una parola di sicuro effetto deterrente ogni qualvolta veniva pronunciata, soprattutto se preceduta da "attenti!"
Ricordo quegli archi e quegli enormi "finestroni" che sovrastavano la peschiera, cupi ed austeri.
In quei tempi si andava alla "oria" soprattutto d'estate, per trovare un po' di refrigerio all'afa e alla calura, e, lì, i più temerari facevano il bagno e si tuffavano anche…
Quel posto, così sui generis, è, molto verosimilmente, un ex convento dei padri Benedettini di Montecassino che colà orabant et laborabant.
La memoria storica della popolazione attribuisce il luogo a dimora dei monaci, che, come indica la Regola di San Benedetto, bastavano a loro stessi producendo in loco il fabbisogno edule giornaliero. Si spiega così la peschiera, parola poi assunta a denominare quella "pezza di terra" e il luogo circostante. Si spiega anche, a dire il vero, l'edicola sacra eretta poco lontano, alla Madonna delle Grazie, che è stata per secoli cappella sepolcrale (dei monaci prima e... della popolazione laica poi?).
La costruzione, ormai enormemente stravolta nel suo originario disegno architettonico perchè più volte restaurata, adibita ad abitazione civile da lungo tempo, conserva intatte le fondamenta e la primitiva struttura sul lato prospiciente la vasca.
Un muro perimetrale porta ancora visibile un contrafforte che era in uso in epoca medievale nella costruzione di chiese e cattedrali. Il parroco (don De Sano), di Piantoli, paese limitrofo, che ha scritto delle brevi memorie storiche sulla costruzione, sostiene che all'interno di essa erano ben visibili degli arabeschi molto probabilmente fatti eseguire dai Saraceni, che nell'anno 881 conquistarono il territorio distruggendo anche Castel Pilano.

Mariavittoria Riccio
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 9 Settembre)