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il Sidicino
 
 
Gli Amici del Simposio
La degustazione di Domenica 4 dicembre 2022:
“Ser Gioveto di Rocca delle Macie 1997 magnum
– IGT Toscana»
 

(foto di Mimmo Feola)
 

La prestigiosa bottiglia di vino “Ser Gioveto di Rocca delle Macie 1997 magnum – IGT Toscana” ha lasciato la mia cantina per approdare al Gran Caffè Cristal, dove gli “Amici del simposio”, assieme ai preziosi ospiti Gisella Rossignoli, Simone Foresta e Pasquale Cominale, ne hanno apprezzato le notevoli caratteristiche organolettiche.
Rocca delle Macìe nasce nel 1973 ad opera del produttore cinematografico Italo Zingarelli di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, e anche della fortunatissima serie di film con la coppia Bud Spencer e Terence Hill (tra cui “Lo chiamavano Trinità” e “Continuavano a chiamarlo Trinità”).
Italo coltivava il sogno di produrre vino e lo ha coronato acquistando la tenuta “Le Macìe”, 93 ettari di cui solo due coltivati a vigneto, per dare vita ad un’azienda vitivinicola nel cuore del Chianti Classico.
Da allora l’azienda è cresciuta costantemente e dispone oggi di circa 500 ettari, di cui oltre 200 coltivati a vigneto e circa 22 ad oliveto, suddivisi tra le sei tenute di proprietà: Le Macìe, Sant’Alfonso, Riserva di Fizzano e le Tavolelle nella zona del Chianti Classico, Campomaccione e Casamaria in Maremma nella zona del Morellino di Scansano. La storia della cantina Rocca delle Macìe si fonda sul connubio tra attenzione al territorio da un lato, e all'innovazione e la ricerca volte al costante miglioramento della qualità dall'altro.
Il lavoro fatto in vigna, con basse rese per ettaro e tanta attenzione, continua in cantina o meglio nelle cantine dell’azienda, ampliate e rimodernate nel corso degli anni e che oggi sono dotate di avanzate tecniche di fermentazione per il controllo dei mosti e di moderni ambienti per la maturazione e l'affinamento.
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Uno dei vini simbolo del passato di Rocca delle Macie è il “Ser Gioveto IGT Toscana” annata1997 che contiene una selezione delle migliori uve di vari vigneti; la composizione vede un 85 di Sangiovese e un 15 tra cabernet, merlot e anche un minimo di uve bianche (obbligatorio all’epoca).
Il venticinquenne Ser Gioveto dopo aver colorato il decanter di un intenso colore granato vivo, brillante e profondo e dopo un breve tempo di attesa, in cui gli ospiti del simposio si sono intrattenuti in una piacevole chiacchierata sui vini toscani, ha avuto il tempo di sprigionare le sue pregevoli note gusto-olfattive: al naso la componente del sangiovese predomina con note di fiori secchi, frutta sotto spirito, mallo di noce, liquirizia e tabacco con i vitigni bordolesi a dare un accenno di goudron e divagazioni nel fruttato di bosco in confettura. Componente speziata molto interessante e in bocca si rivela ancora vitale, elegante e persistente con ottima struttura ed equilibrio. (G. F.)

(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 6 Giugno)