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PRESIDIO LIBERA TEANO
Ludopatia e camorra, due piaghe in simbiosi
 
 

Come si legge sul sito del Ministero della Salute la Ludopatia o Disturbo da Gioco d'Azzardo è «a tutti gli effetti una dipendenza patologica “sine substantia”. In ambito clinico infatti è dimostrata in letteratura la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l'ipomania, il disturbo bipolare, l'impulsività, l'abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell'attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc)». Non è dunque una sostanza specifica, ad esempio l'alcol o la droga, a produrre la dipendenza ma è piuttosto un'azione, un comportamento reiterato che agisce alla stessa maniera di una sostanza, a far entrare la persona nella spirale della dipendenza.
Chi sviluppa una ludopatia entra a tutti gli effetti nel circolo vizioso tipico delle dipendenze: il gioco diventa un pensiero fisso che travolge la vita della persona e di chi gli sta intorno, causando grosse problematiche nella gestione sia dei rapporti inter-personali che delle proprie finanze. Il fenomeno patologico è in costante crescita e viaggia di pari passo con l'incremento del “gioco responsabile”, muovendo grandissime quantità di denaro: solo nel comune di Teano nel 2017 sono stati spesi 1.258 € pro-capite (per un totale di 15,49 milioni di euro) in gioco d'azzardo. Guardando il reddito medio nel nostro comune, notevolmente al di sotto degli standard nazionali, significa che uno stipendio al mese è stato speso in gioco d'azzardo (fonte: http://lab.gedidigital.it/gedi-visual/2018/italia-delle-slot-2/comune/?teano_61091).
Questa grandissima quantità di denaro movimentato dal gioco d'azzardo fa ovviamente gola alla criminalità organizzata, sia nella gestione fraudolenta delle varie possibilità di gioco (slot-machine o piattaforme on-line) che nei vantaggi derivanti da persone che sviluppano una ludopatia: ci riferiamo ovviamente all'usura. La dipendenza da gioco d'azzardo colpisce infatti soprattutto gli strati svantaggiati della popolazione, favorendo così l'emergere di serie problematiche economiche in soggetti che si vedono costretti a ricorrere a prestiti forniti dagli usurai e che cadono in un vero e proprio circolo vizioso senza uscita.
Ma è soprattutto l'infiltrazione nella gestione del gioco che attira la criminalità organizzata: per fornire un esempio facciamo riferimento alle dichiarazioni di Salvatore Venosa, ex affiliato del clan dei Casalesi, poi divenuto collaboratore di giustizia, che al Pubblico Ministero confessò: «il denaro che serve al clan dei casalesi per il mantenimento dei detenuti al regime dei 41 bis proviene esclusivamente dalle macchinette.Per farle un esempio… Solo dalle macchinette collocate negli esercizi commerciali tra Casale e San Cipriano si ricavano 17.500 euro per Francesco Schiavone detto Sandokan, 3.500 euro per il figlio Nicola Schiavone e 5000 euro per Giuseppe Caterino» (fonte: https://www.corriere.it/video-articoli/2018/04/20/cosi-mafie-controllano-scommesse-slot-machine/edc9935e-449b-11e8-af14-a4fb6fce65d2.shtml).
Dalle dichiarazioni precedenti è facile desumere che l'infiltrazione nella gestione del gioco d'azzardo (che per legge è monopolio dello Stato) è una fonte primaria di guadagno per la criminalità organizzata. Quest'ultima inoltre va affinando notevolmente le sue tecniche d'infiltrazione: dalla gestione delle scommesse clandestine o dal semplice “truccare” le slot-machine legali – che per legge devono restituire in vincite il 70% di quanto incassato – è passata infatti alla produzione diretta di slot-machine in tutto e per tutto identiche a quelle legali, alla creazione di piattaforme di gioco on-line e alla gestione di centri scommesse attraverso dei prestanome gestendo così direttamente una grossa fetta di mercato. Così a malattia si aggiunge malattia, dai devastanti effetti nel microcosmo dei malati si metastatizza la piaga sociale della mafia, in un circolo vizioso che coinvolge – sin dall'inizio – la società nel suo insieme e da cui può uscirne solo riflettendo e agendo collettivamente.

(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 4 Aprile)