L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 

3 agosto 2007

 
 

L'anno giubilare della Cattedrale ha avuto inizio, la sera del 3 agosto, con l'ingresso processionale nel tempio del corteo di clero e fedeli.
In questa studiata e suggestiva immagine, Mimmo Feola ha colto il momento in cui S. E. Mons. Aiello sosta in ginocchio, in adorante silenzio, sulla porta centrale della cattedrale ornata di candidi anturium.
Nel prosieguo della cerimonia, il Presule ha pronunziato un'omelia vibrante come non mai, in parte scandita sugli ispirati versi del "Colloquio con la Cattedrale” dell'indimenticabile don Michele Lamberti pubblicato nell'edizione del 1977 de “La Cattedrale di Teano”.
Anche la non breve omelia pronunziata dal Presule durante la messa solenne del giorno 5, festa di S. Paride, è stata attentamente seguita e apprezzata.
Emanuele Verdolotti, che più volte ha scritto su Il Sidicino prima di trasferirsi in Emilia, colpito dall'oratoria del Vescovo, ne ha riassunto per noi alcuni passaggi:

Vanitas vanitatum et omnia vanitas”: è questo l'incipit del “Qohelet” o “Ecclesiaste”, uno tra i più importanti libri dell'Antico Testamento. Tale passo, oggetto della prima lettura della Messa del giorno di S. Paride, è stato a sua volta I'incipit dell'intensa omelia di Monsignor Aiello. ricca di riferimenti letterari e ancorata ad aspetti quotidiani della vita che ben riguardano la comune esistenza degli uomini.
Argomento centrale della dotta esegesi del testo biblico è stato, ovviamente, il concetto di vanità che, etimologicamente, rimanda alla parola “vano”, esemplificazione, a sua volta, del “vuoto”. Nel testo corrente, il termine “vanità” corrisponde a quello usato da S. Girolamo nella Vulgata; mentre l'originario vocabolo ebraico “hebel” indica il “soffio”, il “fumo” o la “nebbia” che svanisce, ed è usato più volte nella Bibbia in senso figurato, ad indicare l'inconsistenza, il vuoto, la nullità. L'Autore del libro ha una concezione della vita intesa come qualcosa di vuoto, di inutile: ma, secondo l'insegnamento evangelico, questa vita terrena, come ha ricordato il Vescovo nell'omelia, non è più vuota quando si opera all'interno ed a favore della Comunità. Riemerge in tal modo prepotente il carattere salvifico dell'Ecclesia, che connota di per sé l'azione degli uomini e che mira a comporre nella Comunità i contrasti, le solitudini, le paure di cui sono vittime e a cui sono esposti gli esseri umani se operano disgiuntamente gli uni dagli altri, correndo il rischio di lasciarsi travolgere dagli stimoli provenienti dall'esterno.
Tali considerazioni - ha proseguito il Vescovo - sono valide anche in relazione a tante vicende storiche, alcune delle quali hanno ispirato il genio di poeti e narratori: basti pensare, per tutte, alla triste e dolorosa vicenda della monaca di Monza, il cui nucleo essenziale è già tutto evidenziato nella plastica espressione del Manzoni: “E Ia sventurata rispose". Il Male, in altre parole, richiede sempre l'adesione dell'uomo, il che avviene più facilmente qualora il singolo sia lasciato ad affrontare da solo le insidie provenienti dall'esterno. “E la sventurata rispose” sta a significare che la povera Virginia fu comunque consenziente alle lusinghe di Egidio. ln questa frase è racchiuso tutto il dramma terreno e spirituale di un'anima che, già costretta a subire le scelte fatte da altri in merito al suo futuro, era rimasta sola a lottare contro i pericoli e le tentazioni, che finirono ben presto per lacerarla.
Questi esempi non fanno altro che confermare l'idea che il singolo trova la completa esplicazione della sua personalità all'interno della comunità in cui vive: comunità che, per il cristiano, si identifica con l'Ecclesia, istituzione per antonomasia di origine divina.
La concezione cristiana della vita e della storia degli uomini trova perciò il suo compendio nell'espressione: Nulla salus extra Ecclesiam.

(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 9 Settembre)