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Indice Eva Pino
 
 
MITATE - Racconti brevi tra realtà e fantasia
 
Personaggi storici sidicini, luoghi simbolo del territorio teanese e espressioni artistiche che l’hanno impreziosito vengono narrati con la libertà dell’immaginazione dando vita a una serie di racconti brevi.
 
 

LUIGI TANSILLO

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Nella pittoresca Teano del XVI secolo, appartenente al Regno Di Napoli, Luigi, oramai non più giovane, sognava di sfidare il destino umano della morte in modo diverso rispetto a molti suoi coetanei. Voleva farlo scrivendo, cercando la fortuna, non nel denaro, bensì nei suoi pensieri che si traducevano in parole che componevano versi che diventavano poesie.
Osservando l’arte della natura e dell’architettura che lo avvolgeva, trascorreva intere giornate godendo in solitudine della bellezza dei paesaggi teanesi, delle verdi colline, dei vicoli del borgo medioevale, della maestosità della cattedrale, con le sue arcate e i suoi affreschi, delle numerose fontane che gli donavano ristoro. Tutto ciò che sembrava invisibile o scontato agli occhi di molti divenne elemento ricorrente delle sue liriche.
Luigi ricercava l’amore, nelle sue più svariate forme, nel sorriso di un amico, negli occhi gioiosi dei bambini che vedeva giocare tra i vicoli e ai quali porgeva sempre una carezza di ringraziamento, nella forza di compiere una scelta capace di cambiare un destino e nel corpo delle donne alle quali si accompagnava con sregolatezza, considerandole un dono della natura, al pari di un fiore e di una tempesta.
La passione di vivere lo avvolse, non ne fece mai mistero, fino a travolgerlo scagliandogli contro il disappunto di un’epoca che privilegiava altri comportamenti ed esternazioni. La religione con i suoi diktat, infatti, aveva un peso significativo nella vita quotidiana delle persone. La chiesa locale fungeva da centro spirituale e sociale per la stragrande parte dei teanesi che versavano in condizioni di vita dure con un accesso limitato all’istruzione e, quindi, poco inclini a riconoscere e ricercare il nuovo e il bello in ciò che li circondava.
In questo contesto, Luigi e i suoi versi vennero spesso considerati immorali, tanto da essere censurati. A lui ben poco importò, la sua libertà di pensiero gli permise di sorvolare il pregiudizio fregandosene di ciò che fosse più opportuno agli occhi degli altri. Uniformarsi non era certo il suo fine. Così continuò a dedicarsi a ciò che considerava più interessante, dare nuova vita al reale con il filtro della parola che sapeva accentarne le bellezze e sottolinearne sarcasticamente le bruttezze testimoniandole, nella speranza che non si ripetessero.
Luigi percorse la sua strada ininterrottamente fino alla fine dei suoi giorni.
L’alternanza dei colori delle stagioni teanesi lo accompagnò nel suo viaggio, il suono de U Campanàr scandì il ritmo degli ultimi tempi della sua vita misurandone sentimenti, emozioni, passioni e desideri e l’Annunziata lo accolse per concedergli pace e riposo.

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“Ma chi del proprio ben nimica altera
Ne mena il tempo sterilmente tutto,
E passa autunno, e passa primavera,
Senza coglier giammai né fior né frutto;
Giunta a’ suoi chiari di l’ultima sera,
quai penitenze, quai sospir, qual lutto
Pensate, che assalir debban costei?
E trista dice: Oimè, quant’io perdei!”
[Luigi Tansillo, Il Vendemmiatore, strofa VII, (1532-1534)]

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TI AMO FORSE PIU’

Ti amo forse più
di una donna compiacente
che crede nell’amore.
Ti amo forse più
di un fiore
nella sua primavera.
Ti amo forse più
del tempo
che ci siamo donati.
Ti amo forse più
della solitudine
a cui mi hai portato.
Ti amo forse più
dello sguardo graffiante
della censura.
Ti amo forse più
dei passi leggeri
con cui ti percorrevo.
Tiano forse più
dei versi che mi ha donato.

Eva Pino
(da Il Sidicino - Anno XXI 2024 - n. 5 Maggio)