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Lo Statuto dei Lavoratori compie cinquant'anni
 
 

Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario dell’approvazione della Legge 300 che introduce lo Statuto dei Lavoratori: “norme sulla tutela e la dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.
Lo statuto rappresenta, dopo la costituzione, la normativa più importante in materia di libertà e attività sindacale nel nostro paese, una conquista del mondo del lavoro per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Forte è il legame che unisce Teano alla legge 300, più di quanto si possa immaginare.
Tutti sanno che Teano, oltre a rappresentare il “luogo-simbolo” dell'Unità d’Italia, vanta anche successi e conquiste ottenute da parte di diversi teanesi.
Prima di entrare nel merito occorre fare un po’ di storia in quanto questa “…è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita… “ (Cicerone).
Le nuove generazioni vivono il passato in modo conflittuale, soprattutto quando si parla di “prima repubblica”, si rifugiano in giudizi spesso semplicistici e liquidatori.
Per questo la storia torna utile alle future generazioni... Come tutti sappiamo la legge 300 nel tempo è stata “pestata” dalle riforme del lavoro con la legge “Fornero” del Governo Monti e il “Jobs Act” del Governo Renzi che hanno radicalmente cambiato il mercato del lavoro, una parentesi che impone, indubbiamente, una riflessione sul modo di essere e di concepire la politica e la vita dei lavoratori.
A pensarci bene, neanche i governi di centro-destra dell’epoca “berlusconiana” si sono spinti a tanto. L’abolizione della tutela, in caso di licenziamento illegittimo, semplicemente noto come “articolo 18”, ne è un esempio lampante che desta sempre maggiori preoccupazioni nel mondo del lavoro.
Sicuramente l’evoluzione della società, dei modelli economici e delle dinamiche del mondo del lavoro impongono delle modifiche delle norme che regolano i rapporti e le modalità di lavoro (vedi l’uso dello smart-working in piena emergenza covid-19).
Ma a cinquant’anni è visibile a tutti il salto di qualità che la legge 300 introduce con importanti novità sul piano delle condizioni di lavoro, nei rapporti fra i datori di lavoro, lavoratori e rappresentanze sindacali.
La Costituzione, in un particolare clima storico, ha innovato indubbiamente il paese con il riconoscimento d’importanti principi di libertà ma non l’assetto giuridico dei rapporti di lavoro.
La storia ha inizio nel ’52, in un’Italia “degasperiana” fatta di grandi sogni ma anche di importanti conquiste, ad esempio la tanto “criticata” Unione Europea che assicura oggi pace, benessere e progresso.
La CGIL, guidata da Giuseppe Di Vittorio, comunista e leader dei braccianti di Cerignola, divenuto poi segretario generale, chiede uno statuto per i lavoratori italiani con uno slogan ben preciso: “la costituzione nelle fabbriche”. Il periodo di ricostruzione post-bellica, a cui gli italiani hanno assistito e partecipato con grandi sacrifici, coincide con il tempo del “miracolo italiano”.
Il benessere rappresenta una meta, una vera attrazione sociale da raggiungere ad ogni costo. Anche Teano conosce il “momento industriale” con la nascita di un piccolo distretto produttivo. Con alcune realtà (La Precisa, Isolmer, ecc.) offre centinaia di posti di lavoro a tutto l’alto casertano. Ad oggi, purtroppo, la questione “sviluppo” resta aperta per mancanza di un modello di sviluppo territoriale sostenibile che negli anni la politica locale ha dimenticato di realizzare.
L’Italia vive un periodo di mobilitazione e di richiesta di cambiamento e il movimento del famoso “Sessantotto” fa “scalpitare” le piazze italiane. Si tratta di una nuova generazione che vive di sogni e di speranza, che non ha conosciuto né la dittatura e né la guerra.
Le continue tensioni, manifestazioni e scioperi nelle fabbriche (FIAT) dipingono questo periodo come uno dei più grigi. La tensione raggiunge il suo culmine con la strage terroristica di Piazza Fontana del 15 dicembre del ’69. In questo clima di difficoltà e di delicata situazione sociale, in cui vive il Paese, hanno inizio i difficili lavori parlamentari.
Dopo tre governi di centro-sinistra, con l’ingresso dei socialisti nell'area di governo, sotto la regia di Aldo Moro vengono approvate la legge 9 gennaio 1963 n. 7 (che stabilisce il divieto di licenziamento a causa di matrimonio) e la legge 15 luglio 1966 n. 604 (sui licenziamenti individuali). Il presidente Moro apre la stagione delle riforme sui diritti dei lavoratori al fine di garantire dignità, libertà e sicurezza nei luoghi di lavoro.
A raccogliere la sfida è il Ministro del Lavoro Giacomo Brodolini, uomo politico, socialista ed ex vicesegretario della Cgil. Cosi, mentre l’Italia si industrializza con l’abbandono delle campagne e i flussi migratori dal sud verso il nord, la classe politica raccoglie la sfida…
Una classe dirigente in grado di leggere i cambiamenti della struttura economica e sociale del nostro paese, in grado di rispondere all’esigenze e trovare le giuste soluzioni al cambiamento in atto.
Giacomo Brodolini, gravemente malato, purtroppo non riesce a vedere l’opera compiuta e viene sostituto dal democristiano Carlo Donat Cattin.
Il 20 giugno ‘69 il Consiglio dei Ministri approva il testo dando così inizio all’iter parlamentare del disegno di legge (C.2133).
L’iter comincia al Senato dove la Commissione Lavoro lo affronta in sede referente. L’11 dicembre del ’69 la proposta di legge è licenziata con il voto favorevole di democristiani, socialisti unitari, socialisti e liberali. Astenuti i comunisti, i socialproletari, il movimento sociale e la sinistra indipendente.
Il dibattito parlamentare è ampio e fermo, merito di questo importante momento è anche il contributo del teanese On. Vincenzo Mancini che arricchisce il dibattito politico in un clima di straordinaria mobilitazione collettiva.
In questa prima legislatura è membro del gruppo della DC alla Camera presieduta da Giulio Andreotti insieme ad importanti personaggi storici della DC tra cui Aldo Moro, Paolo Bonomi (fondatore della Federazione Coldiretti), Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Emilio Colombo, Francesco Cossiga, Tina Anselmi, Arcangelo Lobianco, Flaminio Piccoli, Elio Rosati, Mariano Rumor, Oscar Luigi Scalfaro, Benigno Zaccagnini ed altri.
È segretario della XIII Commissione Permanente Lavoro e Previdenza Sociale e Cooperazione quando il 6 maggio relaziona in Commissione ed il 14 maggio del ’70, nella seduta antimeridiana, relaziona alla Camera dei Deputati la proposta di legge. L’articolata relazione è stata scritta nella sua Teano, dove continua a vivere ed amministrare la Città da Sindaco, e sul quale Donat-Cattin, Ministro del Lavoro e della previdenza sociale – nel riconoscere il lavoro e gli sforzi profusi, replica in aula come segue: “Per quanto riguarda poi particolarmente la discussione svoltasi alla Camera, desidero ringraziare il relatore Mancini, che con tanta solerzia e pazienza ha seguito e cercato di portare avanti senza ritardi il disegno di legge, talvolta anche a costo del sacrificio di qualche opinione personale. Questo ringraziamento non è soltanto un dovere al quale assolvere, ma l'espressione di un sentimento reale e profondo, data l 'importanza di questo provvedimento…”.
Sono trascorsi anni di dibattiti, confronti di idee ma anche lotte operarie e dei lavoratori di tutte le categorie, lotte contro il dispotismo padronale, lotte contro le discriminazioni sindacali e cosi il 14 maggio 1970 la Camera dei deputati, con 217 voti favorevoli, 10 contrari e 125 astenuti, approva definitivamente la legge 300.
Il Partito Comunista che, pur apprezzando l’affermazione dei diritti costituzionali prevista per i lavoratori nello statuto, si astiene dal voto sostenendo che la legge prevedesse l'esclusione delle tutele per i lavoratori delle aziende con meno di quindici dipendenti.
L’On Vincenzo Mancini è parlamentare nella V, VI, VII, VIII, IX, X e XI legislatura ma ricopre anche delicati incarichi di governo, quale Sottosegretario di Stato per il Tesoro (IV e V governo Andreotti e I Cossiga). Ha presentato ben 623 progetti di legge, di cui diversi divenuti legge soprattutto in materia previdenziale, di tutela dei lavoratori ed esercizio del diritto di sciopero.
Per diverse legislature è Presidente della Commissione Lavoro Pubblico e Privato ed è considerato un politico che ha caratterizzato la sua azione al rispetto delle istituzioni e all’etica pubblica. L’On. Arcangelo Lobianco, riferimento per milioni di agricoltori ed uomo storico della Federazione Coldiretti, ricorda l’amico Vincenzo come “un uomo la cui attività politica è ispirata ai principi della “scuola cristiano sociale, un amico che si distingueva per la sua linearità e soprattutto per la severità con cui affrontava i vari problemi, in difesa dei diritti dei lavoratori dei principi di onestà come tante volte ci è stato riconosciuto ed apprezzato anche dai nostri avversari politici (avversari e non nemici)”.
Il Comune di Teano ha deliberato più di dieci anni fa di intitolare, a due emeriti concittadini che hanno dato lustro alla Città di Teano, due strade: “Via Enrico Zupo” e “Via Vincenzo Mancini”. Ad oggi, nonostante il tempo e le amministrazioni trascorse, le due vie non ancora sono state inaugurate.
L’INPS, invece, presso la Direzione Generale di Via Ciro il Grande in Roma, ha intitolando all’on. Vincenzo Mancini la Sala “Mancini”, adiacente alla sala “Moro”, dove si tengono convegni e presentazioni dei bilanci sociali.

Christian Pilotti
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 4 Giugno)