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Indice Paola Melillo
 
 

Vita del Club Sidicino /

"Prevenire è volerti bene"
 
 

“Prevenire è meglio che curare”.
Quante volte abbiamo sentito o ripetuto questo detto quando si voleva evitare il peggio.
A maggior ragione bisognerebbe ricordarlo quando il peggio è rappresentato da una malattia che ci può condurre all’invalidità o addirittura alla morte ma, ahimè, non tutti siamo medici e non tutti sappiamo riconoscere la gravità di alcuni campanelli di allarme.
Nasce da questa considerazione e dal voler rendere onore, ad un anno dalla scomparsa, al dott. Lucio Salvi, Cardiologo, Fondatore e Presidente del Club, il convegno sulla PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI che si è tenuto sabato 18 novembre presso la sala convegni del Seminario di Teano.
“La scelta dell’argomento e l’invito alla partecipazione rivolto a tutti, non solo ai soci- ha infatti detto il dott. Nicola Salvi, attuale Presidente- è stata fatta in base alla considerazione che mio padre era un medico specialista in cardiologia ed anche il fondatore di un Club che, oltre ad essere conviviale, ha la funzione di diffondere la cultura”.
Il dott. Salvi ha quindi ringraziato i presenti, in particolare S.E. Rev.ma Mons. Giacomo Cirulli, impossibilitato ad intervenire per sopraggiunti impegni, i relatori, in particolare il dott. Enrico Cappello, relazionale dell’incontro, i sindaci di Teano e Capua, Giovanni Scoglio e Adolfo Villani, i medici e gli operatori sanitari presenti, ed ha passato la parola al Sindaco di Teano, avv. Giovanni Scoglio.
Nel suo intervento il Sindaco ha ricordato la figura del dott. Lucio Salvi, sia come medico che come persona impegnata nel sociale ed ha sottolineato l’importanza del convegno per la diffusione della cultura della prevenzione, augurando che tale iniziativa diventi un appuntamento annuale fisso.
Il dott. Salvi ha quindi introdotto l’argomento parlando dei vari livelli di prevenzione ed è poi passato a presentare gli illustri relatori:
- Dott Michele De Pasquale, Cardiologo e Direttore Sanitario presso la Clinica Villa del Sole di Salerno;
- Dott Enrico Cappello, Direttore UOC Chirurgia Endovascolare IRCCS Neuromed;
- Dott.ssa Alba De Pardo, Genetista Centro Malattie Rare Neuromed.
Data l’importanza sociale dell’argomento trattato, si riportano i tratti salienti dei vari interventi, ponendo l’accento sui sintomi e sulle misure da adottare.
DOTT. MICHELE DE PASQUALE
LA PREVENZIONE CARDIO VASCOLARE
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e nel mondo.
Identificare i fattori di rischio ed essere consapevoli del proprio stato di salute è il primo passo per proteggere il proprio cuore perché non è tanto l’età, quanto la presenza di altre patologie, la familiarità e le “cattive” abitudini ad esporre alle malattie cardiovascolari.
“Il rischio cardiovascolare – ha spiegato il dott. De Pasquale – è la possibilità di avere un episodio avverso cardiovascolare nei successivi 10 anni”.
La Società Europea di Cardiologia nel 2016 ha fornito un sistema che permette di suddividere i pazienti in quattro categorie di rischio: basso, medio, alto, molto alto e le più recenti linee guida della Società Americana, del 2019, raccomandano di ripetere la stima del rischio ogni 5 anni, e più precocemente in presenza di alcune condizioni quali: ipercolesterolemia, pressione alta, tabagismo, diabete mellito, familiarità, obesità, vita sedentaria, inattività e la presenza di più fattori moltiplica il rischio.
La possibilità che i pazienti ad alto rischio abbiano già in atto una malattia coronarica è molto elevata: a volte si presenta in modo asintomatico e per questo è necessario sottoporsi a test diagnostici più approfonditi, come: ECG da sforzo, ecocardiogramma da stress (fisico o farmacologico), risonanza magnetica da stress farmacologico, TAC coronarica.
Il relatore ha sottolineato che non esistono indicazioni precise per fascia d’età, ma piani diagnostici per livello di rischio: per questo è ancora più importante affidarsi al proprio medico di base, o a un cardiologo, che farà un identikit e studierà un percorso diagnostico ad hoc per ogni paziente.
In linea di massima, per gli uomini sotto i 40 anni e le donne sotto i 50 anni con basso rischio cardiovascolare, è consigliabile fare una visita ogni 5 anni.
Se si svolge qualsiasi tipo di attività fisica, anche non agonistica, è opportuno sottoporsi a un elettrocardiogramma annuale, eventualmente accompagnato da una visita cardiologica.
DOTT. ENRICO CAPPELLO
LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE VASCOLARI PERIFERICHE
“Le malattie vascolari- ha detto il dott. Cappello introducendo l’argomento- si distinguono in arteriose e venose.
Le malattie arteriose a più alta mortalità sono quelle in cui vi è un accumulo di placche all’interno delle arterie che possono determinarne l’occlusione. Tale patologia, definita aterosclerosi, può riguardare, ad es.: le arterie carotidi, con accumuli di placche al loro interno che generano episodi ischemici cerebrali fino ad ictus; l’aneurisma, cioè la dilatazione dell’aorta-toraco-addominale la cui rottura è spesso fatale; le arterie degli arti inferiori, che si restringono e poi si occludono, provocando difficoltà di cammino, fino all’ischemia critica ed amputazione dell’arto; le arterie renali ed oculari, che portano ad insufficienza renale e cecità; le arterie intestinali, che possono portare ad infarto intestinale, ad esito quasi sempre infausto; le arterie degli arti superiori; le arterie intra-cerebrali, che, con il loro restringimento ed occlusione, portano alla vasculopatia cerebrale.
I fattori di rischio più importanti dell’aterosclerosi sono: l’ipertensione arteriosa, in particolare le puntate di pressione massima, il diabete, il fumo, un alto colesterolo LDL, cioè quello cattivo, una predisposizione trombofilica, l’abuso di alcool, le malattie autoimmuni ed infiammatorie ed altri fattori ancora.”
Il dott. Cappello ha evidenziato la frequente assenza di sintomi nelle patologie vascolari, per cui il paziente non si accorge di essere portatore di una patologia a volte anche molto grave.
“In alcuni casi, per quanto riguarda le carotidi, vi possono essere piccoli episodi ischemici, i cosiddetti TIA, con disturbi visivi, della parola, della motricità degli arti, brevi perdite di memoria…; gli aneurismi dell’aorta toraco-addominale, spesso vengono scoperti casualmente, in occasione di esecuzione di esami radiologici o ecografici per altre patologie.
Per ciò che riguarda la patologia delle arterie degli arti inferiori, molto spesso il paziente ha una difficoltà di cammino, soprannominata “claudicatio intermittens”, per la comparsa di dolori ai glutei, ai polpacci o ai piedi che lo costringono a fermarsi dopo 50-100 m, o anche prima, secondo la gravità della patologia.
Per l’aneurisma dell’aorta addominale, vi è anche una predisposizione congenita, con debolezza della parete arteriosa dell’aorta.
Per scoprire tali patologie, ha affermato il dott. Cappello, c’è bisogno, innanzitutto, di una accurata anamnesi, di una attenta ispezione vascolare, di una meticolosa palpazione di tutti i polsi arteriosi e di un esame strumentale, l’Eco-color-doppler che, se eseguito da un professionista esperto, può rilevare precocemente la presenza di stenosi (restringimenti) carotidee, aneurismi dell’aorta addominale e delle arterie viscerali e stenosi delle arterie degli arti inferiori.
La prevenzione di tali patologie si basa sul controllo dei fattori di rischio: mantenere un basso livello di colesterolo LDL (intorno ai 50 mg), una pressione arteriosa intorno a 120/80, una alimentazione povera di grassi saturi, attività sportiva quotidiana.
Oggi abbiamo a disposizione diversi farmaci per l’abbassamento del colesterolo e anti-ipertensivi ma, quando la terapia farmacologica non basta, vi è la possibilità di ricorrere ad interventi la cui invasività è determinata dallo stato di avanzamento della patologia.
Nel settore venoso le patologie a più alto rischio sono rappresentate dalla trombosi venosa profonda, che può evolvere in embolia polmonare, spesso fatale, e dalle varici degli arti inferiori, che possono dar luogo a pericolose tromboflebiti.
I sintomi della trombosi venosa profonda sono nella prima fase, poco significativi: un modesto gonfiore e dolore del polpaccio, che poi esita progressivamente in un’occlusione venosa profonda, con insorgenza di edema, dolore sempre più importante e pericolo di embolia polmonare.
Tali sintomi rendono assolutamente necessario procedere ad esami (Eco-Color-Doppler) e visite specialistiche di chirurgia vascolare, per verificare che non sia presente una trombosi venosa profonda.
Le varici invece, nella fase iniziale, comportano pesantezza, stanchezza e gonfiore degli arti inferiori.
La patologia venosa profonda richiede una terapia farmacologica con l’uso di anticoagulanti, in particolare Eparina, ma, se vi è un’evoluzione grave del trombo verso il cuore, si possono posizionare particolari filtri di sbarramento o può essere usata una terapia trombolitica, che scioglie il trombo ed evita embolie polmonari. Oggi giorno è possibile posizionare, in casi selezionati, gli Stent Venosi, cioè mollette che riaprono i flussi venosi e permettono al sangue di scorrere verso il cuore.
Per ciò che riguarda le varici, ha detto il dott. Cappello, in alcuni casi si ricorre ad interventi che necessitano di anestesia e sala operatoria ma esistono anche trattamenti eseguiti in regime ambulatoriale che occludono le varici mediante Eco-sclerosi con Schiuma e Colle Biocompatibili.
La prevenzione delle malattie varicose, in particolare delle varici degli arti inferiori, è basata sul controllo del peso, sull’utilizzo della calza elastica (in soggetti a forte familiarità venosa), su una costante attività fisica. Gli uomini da 40 anni in su e le donne da 50 anni in su (soprattutto in menopausa), dovrebbero eseguire un check-up arterioso e venoso che permetta di individuare eventuali patologie trombotiche e varicose che spesso, nella prima fase, sono asintomatiche o confuse con patologie di tipo neurologico, ortopedico o con altre patologie.
DOTT.SSA ALBA DE PARDO
LA TROMBOSI E LA TROMBOFILIA NELLA GENETICA DELLE MALATTIE
“La trombofilia ereditaria è la presenza, in un individuo, di anomalie congenite nella coagulazione che comportano un aumento del rischio di insorgenza di eventi trombotici nel distretto venoso e/o arterioso.”
I fattori di rischio per il tromboembolismo venoso (TEV) sono stati ampiamente studiati e sono stati distinti in fattori di rischio fisiologici, quali ad esempio l’età e la gravidanza, fattori di rischio connessi a traumi, interventi chirurgici maggiori, neoplasie, terapie farmacologiche quali chemioterapici, terapia ormonale sostitutiva, terapia con estroprogestinici ma, ha affermato la dott.ssa Pardi, il TEV è da considerarsi una patologia multifattoriale, legata cioè all’interazione tra fattori ambientali, genetici e comportamentali.”
La dott.ssa Di Pardo è poi entrata maggiormente nello specifico dell’argomento perché fossero chiare a tutti le cause della ricorrenza di eventi di trombosi e di trombofilia all’interno di alcune famiglie e, per farlo, ha spiegato con semplici e chiare parole alcuni concetti come quello di gene, di mutazione, di etero e omozigosi.
Ha quindi proseguito parlando di alcune mutazioni, come ad es. il Fattore V di Leiden e il Fattore II (o Protrombina) della coagulazione che, se presenti allo stato eterozigote (in parole semplici ereditate da un solo genitore), comportano un modesto aumento del rischio di TEV ma, se presenti allo stato omozigote (cioè ereditate in doppia copia da entrambi i genitori), si associano ad un elevato rischio.
La genetica, grazie alla ricerca, sta facendo passi da gigante anche per quanto riguarda la trombofilia arteriosa (infarto del miocardio e ictus ischemico).
Per quanto riguarda la trombofilia arteriosa i dati della letteratura a oggi disponibili sull’associazione tra la presenza di mutazioni nei geni del fattore V Leiden e del fattore II sono in parte discordanti.
“La cosa importante da sapere è che al giorno d’oggi è possibile eseguire un test genetico per la trombofilia se, ad es., c’è un’insorgenza dell’evento trombotico in età giovanile, se il paziente ha una storia familiare fortemente positiva per episodi trombotici ricorrenti in assenza di fattori scatenanti, trombosi recidivanti, trombosi venose superficiali recidivanti, poliabortività, ecc..
Il test deve essere sempre preceduto dalla consulenza genetica pre-test e deve essere sempre seguito dalla consulenza genetica post-test e, in caso di positività, la ricerca si può estendere ai familiari diretti in modo da attuare adeguate misure di prevenzione primaria nei soggetti portatori.
È importante anche ricordare che l’esecuzione del test andrebbe attuata anche in caso di terapia ormonale sostitutiva.”
Gli interventi dei relatori sono stati molto apprezzati dal pubblico presente in sala, soprattutto dai medici e dagli operatori sanitari.
La serata è proseguita presso la bellissima location della “Fattoria dell’olio” di Teano dove, durante la conviviale allietata da due bravi musicisti, è stato festeggiato il diciottesimo compleanno di Antonella Pellegrini, mascotte del Club, figlia di due illustri soci.
Ad Antonella, i nostri più cari auguri.

Paola Melillo
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 12 Dicembre)