L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Carmen Melese
 
 

Don Paride Crescenzi...

 

Il prete dei poveri

 

Bianca e luminosa come un'alba brinata, la statua dedicata a don Paride Crescenzi, opportunamente collocata presso la chiesa dei santi Cosma e Damiano, è stata benedetta dal nostro Vescovo Arturo il 18 settembre scorso, davanti a un'assemblea visibilmente emozionata e partecipe.
Qualche volta anche il bene fa notizia e suscita, in piccoli e grandi, stupore e ammirazione. È stato il caso di don Paride, parroco a Teano per trent'anni, dal 1933 al 1962, anno della sua nascita al Cielo.
Dalle testimonianze e dalle lettere, devotamente raccolte da Massimiliano Fiato nel libro “È l'Amore che spinge...”, la figura che emerge è quella di un sacerdote dedito soprattutto ai poveri.
“Accettava tutto da tutti, ma non per sé, bensì per i poveri che amava teneramente”.
Tra i vari episodi della sua vita, mi è stato raccontato che in prossimità della Pasqua, in compagnia di alcuni chierichetti, era solito raggiungere a piedi, per la tradizionale benedizione, tutte le case dei suoi parrocchiani, anche quelle più lontane. Un giorno raggiunse alcune abitazioni presso il casello di Teano Scalo. La pioggia incessante non lo aveva dissuaso dal proseguire le visite. Prima di entrare in una delle case, dov'era atteso con dolce trepidazione, ebbe premura di consegnare l'ombrello gocciolante, perché fosse lasciato all'esterno. Il sacerdote rivolse un saluto affettuoso ai membri della famiglia, benedisse ogni stanza, accettò i doni in natura che avrebbe regalato, a sua volta, ai poveri della parrocchia.
Ma durante tutta la visita, la sua lunga tonaca, che mal celava le scarpe ricoperte di fango, non aveva smesso di gocciolare, inzuppata com'era di pioggia. Evidentemente a poco o nulla era servito l'ombrello nero e sgangherato, le cui bacchette, fin troppo evidenti, sembravano anch'esse patire il freddo...
È stato interessante scoprire alcuni tratti della spiritualità di un sacerdote vissuto a Teano, ma esperienza ancor più bella dev'essere stata, per chi lo ha conosciuto personalmente, riportare alla memoria del cuore l'inflessione della sua voce, l'ardore evangelico, lo spirito di penitenza, il suo donare senza riserve.
Il fiore della riconoscenza è un fiore raro, ma quando sboccia è impossibile non coglierne la bellezza e il profumo.


Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 9 Settembre)

 
Foto di Giancarlo Di Petrillo
Foto di Giancarlo Di Petrillo