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Indice Gaetano Mastrostefano
 
 

Villa Struffi a S. Agata di Sessa negli ultimi eventi

risorgimentali
 
Figura 1
 

Nello stesso giorno dell'incontro tra Vittorio Emanuele e Garibaldi, le truppe borboniche acquartierate a Sessa (circa 10.000 uomini al comando del col. Gennaro Marulli) ebbero l'ordine di arretrare verso il Garigliano nei pressi del ponte sospeso progettato dall'ing. Giura ed inaugurato nel 1832 da Ferdinando II di Borbone, dove stavano convergendo tutte le altre truppe borboniche per allestire la seconda linea a difesa della roccaforte di Gaeta. Frattanto, l'esercito sardo-piemontese al comando del generale Cialdini con alcuni reparti di garibaldini al seguito, aveva superato Teano intercettando un distaccamento dell'esercito borbonico nei pressi del villaggio di S. Giuliano. Avvertito dello scontro, il generale Giovanni Salzano, nuovo comandante in capo dell'esercito borbonico, diede l'ordine di bloccare i contingenti che da Sessa stavano arretrando verso il Garigliano e di posizionarli nei pressi del borgo di Cascano dove stavano convergendo i piemontesi attraverso il valico detto della Montagna spaccata, al fine di opporre resistenza e guadagnare tempo per organizzare la linea di difesa sul Garigliano.

Le truppe sardo-piemontesi attaccarono le postazioni borboniche dislocate tra i villaggi di Cascano, Gusti e Valogno, in quello che sarà ricordato, più propriamente, come il Combattimento di Cascano (altre fonti lo ricordano come il Combattimento di Sessa, come nel titolo della litografia tratta dall'Album della Guerra d'Italia 1859/60, su disegno del pittore Carlo Bossoli (1815-1884) che seguì e documentò la campagna militare nel meridione, (figura 1), in cui compare Garibaldi a cavallo che guida l'assalto delle truppe garibaldine, circostanza non veritiera, in quanto, come accennato, anche se distaccamenti garibaldini si erano accodati all'esercito sardo-piemontese, il Generale aveva 'passato la mano' a Vittorio Emanuele dopo l'incontro di Teano).

In quei frangenti, i soldati borbonici, grazie anche alla copertura dell'artiglieria schierata più avanti nei pressi dei resti della chiesa di Santa Maria La Piana, riuscirono a tenere a bada e bloccare i sardo-piemontesi per tutta la giornata. Durante la notte, invece di approfittare della superiorità dimostrata e tentare una controffensiva richiamando altre truppe, il comando borbonico preferì far completare l'arretramento sul fiume Garigliano lasciando via libera all'esercito sabaudo.

Il 27 ottobre, l'esercito sardo-piemontese superò Cascano e nella zona periferica di Sessa, al borgo di S. Agata, superò la debole resistenza del distaccamento borbonico rimasto asserragliato nell'ex Comando di Villa Struffi, un'antica dimora gentilizia ancora esistente in quel sito (figura 2), che fu anche ‘casino' di caccia dei Borbone. Lo documentano gli inediti disegni presentati nelle figure 3 e 4, tratti dal volume monografico Luigi Toro, pittore e Patriota dell' '800 curato da chi scrive nel 2012 (e presentato ne il Sidicino, Anno XIII, n. 7, Luglio 2016) che, pur se di modesta fattura artistica, sono alquanto significativi dal punto di vista storico-documentale per comprovare la presa di quell'edificio che diventerà il Quartier Generale delle forze sardo-piemontesi fino alla caduta di Gaeta. (1)

Alla figura 5, un suggestivo dipinto a tempera del già citato Carlo Bossoli, conservato presso il Museo del Risorgimento di Torino, con la veduta del sito di S. Agata di Sessa con: Villa Struffi in primo piano; la locanda con l'Officina di Posta verso destra; sullo sfondo, il panorama della città aurunca e la vista della Piana del Garigliano.

Di seguito, la cronaca di alcuni episodi di quei giorni rievocati dallo storico locale Piero Giusti (2):

“La mattina del 27 ottobre 1860, cioè, all'indomani della battaglia svoltasi tra la Montagna Spaccata, Cascano, Gusti e Valogno, due soldati di cavalleria, del Reggimento Guide, con le pistole in pugno ed al galoppo entrarono in Sessa seguiti, poco dopo, da uno squadrone di cavalleria.

Furono accolti con gridi di giubilo: Viva il Re, viva l'esercito.

Verso mezzogiorno attraversarono la città un reggimento di bersaglieri ed uno di fanteria, i quali andarono ad accamparsi sul Monte Ofelio e al di là; l'indomani, marciarono pel Garigliano.

Il giorno 29 successivo, verso mezzogiorno, il Re Vittorio Emanuele proveniente da Teano, accompagnato dal suo Stato Maggiore giunse a Sessa. Sul Ponte Nuovo era ad aspettarlo un plotone della Guardia Nazionale comandato dal sergente don Pasquale Marsico, che presentò le armi. Alla porta dei Cappuccini si trovarono il Capitolo della Cattedrale, con a capo il Vicario Capitolare, canonico don Bernardino Rossi, ed una gran folla che acclamava il nuovo Re. Questi, sceso da cavallo ed unitosi al Capitolo, percorse a piedi la strada fino al Duomo, sempre tra gli evviva dell'entusiastico popolo sessano. Al Duomo venne cantato il Te Deum, che il re ascoltò in ginocchio.

Terminata la funzione, il Re con i suoi, tra gli osanna e gli evviva del popolo delirante, lasciò Sessa ed andiene (sic!) a prendere alloggio nel Casino Struffi a Sant'Agata, dove fissò il suo Quartier Generale, e vi sostò quasi tutto il tempo che durò l'assedio di Gaeta.

Da Sessa indirizzò ai suoi nuovi sudditi un proclama assai energico, con cui affermava che:

.....il suffragio universale gli dava la podestà sovrana di queste nobili province......e che tutti i partiti si debbono inchinare innanzi alla maestà della nazione, che Dio vuole libera ed indipendente.”

E proprio il 29 ottobre 1860, dal Quartiere Generale di Sessa, Vittorio Emanuele II emanò il proclama di annessione delle terre meridionali al Regno di Sardegna. Nel mentre, nel corso della giornata, i soldati piemontesi, dopo un altro cruento scontro a Santa Maria La Piana, avevano indotto i borbonici a ritirarsi sulla sponda opposta del fiume Garigliano dove, lì asserragliati, respinsero un furioso attacco di un contingente di bersaglieri sabaudi nei pressi del ponte sospeso, ma furono costretti a desistere. I essendo venuto meno l'intervento della cavalleria, in quanto, era stato smontato il tavolato di assito del ponte.

I combattimenti si fermarono per qualche giorno. La breve tregua servì ai borbonici per rafforzare le linee difensive e ai sardo-piemontesi per avviare trattative con il governo francese che aveva attuato un blocco navale per impedire alla loro flotta di intervenire. Alla fine, le navi francesi si ritirarono nel porto di Gaeta per evitare coinvolgimenti diretti nel conflitto, cosicché la flotta piemontese comandata dall'ammiraglio Persano fu libera di agire e con sette navi iniziò un fitto cannoneggiamento: nella notte del 1° novembre: una pioggia di fuoco investì improvvisamente le truppe borboniche acquartierate sulla piana di Traetto (oggi Minturno), le quali, non potendo adottare efficienti contromisure, furono costrette ad indietreggiare verso Mola di Gaeta (oggi Formia) dove si trincerarono tentando di arginare l'avanzata piemontese. La resistenza fu, però, di breve durata per le forti perdite inflitte loro dall'artiglieria navale piemontese che, alla fine, li obbligò ad asserragliarsi nella cittadella fortificata di Gaeta. Lì resistettero ostinatamente per alcuni mesi insieme al loro Re Francesco II e alla Regina Maria Sofia, fino alla definitiva capitolazione avvenuta il 13 febbraio 1861.

Note

(1) Questa dimora, già proprietà della famiglia gentilizia dei di Paolo e poi degli Struffi, nobili di origine fiorentina, ed utilizzata anche come 'Casino' di caccia dei Borbone (detta, perciò, anche Casino Struffi), fu teatro di altri importanti avvenimenti. Infatti, nella cappella, della Villa, nei giorni 3 aprile 1729 e 27 maggio 1729, vi aveva celebrato messa il papa Benedetto XIII che, in entrambe le occasioni, si era intrattenuto col vescovo di Sessa, Mons. Caraccioli, e con quello di Carinola, Mons. Abbate (Il Pontefice aveva peraltro già sostato nella stessa villa il 04 aprile 1727 in compagnia del vescovo di Sessa Mons. Macedonio, durante il viaggio da e verso Benevento).

Durante l'ultimo conflitto mondiale, la Villa fu sede, dal 15 aprile 1942 al 2 settembre 1943, del 'Comando Gruppo Armate del Sud' del Principe Umberto di Savoia. In particolare, il 25 luglio 1943, mentre si sanciva la caduta del Fascismo con il successivo arresto di Mussolini, nel diario del Principe conservato nell'Archivio dei Re d'Italia di Torino, venivano annotati alcuni momenti di quella giornata vissuta a Sessa: “ore 8, Sua Altezza Reale ascolta la S. Messa, accompagnata dal seguito, nella Cappella della Villa Struffi; ore 9, riceve il generale Maccario; ore 10.30, si reca al comando; ore 11, riceve S.E. il Vescovo di Sessa Aurunca de Cicco, il generale De Marinis comandante della Divisione Carabinieri Reale “Ogaden” (Napoli); ore 12.45, colazione alla mensa del Comando; invitato il generale De Marinis; ore 13.50, rientra a Villa Struffi; ore 17.50, si reca al Comando; ore 18.15, riceve il luogotenente generale Coselschi; ore 20.15, pranza alla mensa del Comando; ore 23.10 rientra a Villa Struffi”. Il 26 luglio il Principe si trasferirà da Sessa Aurunca a Roma.

(2) P. GIUSTI, Cenni di Cronistoria sessana, Arti Grafiche 'La Sociale', Caserta, 1928, pp. 130-131. Il ricordo dell'ingresso nella città di Vittorio Emanuele restò vivo nella memoria dei cittadini di Sessa, tanto che il 15 ottobre 1861 il Consiglio Comunale della città aurunca deliberava “essere il 27 e 28 ottobre di ogni anno di commemorazione solenne per questa città e casali. [...]. In conseguenza di che nella sera del 27 dello andante ottobre vi saranno luminarie e banda musicale per la città e nel seguente giorno 28 stabilisce invitarsi l'Autorità Ecclesiastica a cantare il Te Deum nel quale interverrà la Giunta in rendimento di grazia per il flagello cessato e pel beneficio [...] con parata della Guardia Nazionale, musica, discorso in Chiesa.”

Gaetano Mastrostefano
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 6 Giugno)

Figura 2
Figura 3
Figura 4
Figura 5