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Indice Gennaro Loffredo
 
 

Le radio libere a Teano / Radio Incontro,

quando coesione e unità d'intenti animano
una radio comunitaria
 
Foto 1
 

Un’idea semplice alla base di un progetto ambizioso parte dalla frazione sidicina, Borgonuovo, che, a cavallo tra gli anni 70 e 80, partorisce un primo e fulgido esempio di radio comunitaria “Radio Incontro”. Era il 1979 quando questa radio muoveva i primi passi, un mezzo di comunicazione nuovo e capace di infondere entusiasmo in un intero paese, un progetto nato innanzi tutto come veicolo di divulgazione e diffusione delle attività dell’associazione “G. Garibaldi” che promuoveva, come da copione di ogni tradizione che si rispetti, eventi locali, feste, convegni, processioni, iniziative per gli agricoltori, facendo leva in questo modo non solo sui giovani ma sulla popolazione tutta, dal più piccolo al vecchietto del paese, dal contadino all’erudito, tutti partecipavano, tutti contribuivano, un entusiasmo contagioso andato avanti per anni con successo.
Le radici cattoliche della radio erano palesi e condivise da tutti tanto che si trasmetteva proprio dai locali annessi alla Chiesa del paese Maria SS. della Libera (nella foto 1), locali che una volta erano l’alloggio del sagrestano e della sua famiglia, anche l’antenna era posizionata in cima all’edificio ecclesiastico e, per anni, è stata simbolo di un paese accomunato da un progetto che ha unito, entusiasmato, resa orgogliosa tutta la gente del posto. Alle radici cristiane si affiancano oltremodo quelle storiche, non a caso il nome scelto “Incontro” serve a ricordare lo storico incontro tra il generale Giuseppe Garibaldi e il Re Vittorio Emanuele II che sancì l’Unita d’Italia avvenuto proprio lì a tre chilometri dal centro di Teano nella piccola frazione Borgonuovo. Fu proprio questo progetto partito dalla piccola Borgonuovo un primo esempio di “Radio Comunitaria”, alternativo alla radio pubblica e alla radio commerciale. Radio Incontro Borgonuovo (R.I.B.) era stretta intorno alla comunità della piccola frazione di Teano e tutti partecipavano, davano un contributo fattivo e concreto alle programmazioni e all’organizzazione di eventi in stretta connessione con la radiodiffusione di informazioni, anche importanti, di interesse locale.
La legge Mammì, qualche decennio dopo (1990) diede ordine al cosiddetto mercato delle TV e delle Radio, dando una chiara definizione di “radio comunitarie”: sono caratterizzate dall’assenza di scopo di lucro, gestite da “fondazioni, associazioni riconosciute e non riconosciute, che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose, nonché società cooperative… che abbiano per oggetto sociale la realizzazione di un servizio di radio-diffusione sonora a carattere culturale, etnico, politico e religioso”.
Le associazioni no-profit nascevano per dare un apporto solido alla vita sociale. C’era la voglia, l’energia di voler cambiare le cose, arricchire il linguaggio, scoprire nuove frontiere e metterle a disposizione di tutti, raccontandole attraverso la musica, le esperienze e la radio rappresentava il mezzo più potente e immediato per dare seguito alle azioni, arrivava con forza a tutti gli ascoltatori, una comunicazione portentosa che passava attraverso il linguaggio semplice, scevro da ogni artifizio, le emozioni e la dirompenza dei messaggi. Ogni grande progetto parte sempre dall’idea di un visionario che non si sofferma troppo a pensare ma agisce e lo fa in fretta. Così è stato per Radio Incontro nata da un’idea di Giannino Antuono e di un gruppo di giovani che, insieme, sentivano l’assoluta esigenza di condividere e diffondere nell’etere le proprie esperienze, la musica, l’esigenza di mettersi a servizio di una comunità e renderla parte attiva di ogni singola attività della radio. Erano i tempi delle sperimentazioni on-air di associazioni, di amici che decidevano di cavalcare “l’onda” del momento, di decisioni difficili, avventurose, era un sogno, uno svago, mettere su una stazione radio.
Ebbene quel sogno prese forma, si animò di vita propria e andò avanti egregiamente per anni. La frequenza dove trasmetteva la radio era 89.500 MHz, l’antenna era posta sulla sommità della Chiesa Maria SS. della Libera. Le strumentazioni erano formate da giradischi, amplificatori, piastre ecc. che furono acquistate a Napoli e in parte prese da una radio dismessa del vicino paese di Falciano del Massico, i soci si autotassarono, l’impegno e la voglia di portare qualcosa di nuovo ma soprattutto qualcosa che potesse servire alla vita sociale rendeva tutto frenetico ma affascinante. Con l’ausilio di un altoparlante posto sulla sommità del campanile della chiesa in determinate occasioni, feste, processioni, incontri, fiere (la più importante quella che avveniva nel giorno di pasquetta) venivano trasmessi messaggi e musica. La Radio era diventata un punto di riferimento per la comunità tanto che i contadini provvisti di un apparecchio portabile, nelle campagne, accompagnavano le dure ore di lavoro con il sottofondo della musica trasmessa da Radio Incontro. Nei primi anni ottanta la radio stava diventando un mezzo di comunicazione di massa per il quale era essenziale una seria programmazione ma soprattutto ci voleva un budget sufficiente e un lavoro costante per continuare a tenere in piedi una struttura che richiedeva investimenti, adeguamenti, aggiornamenti e tanto tempo da dedicarle. L’idea originale fu l’introduzione di un jingle musicato e scritto da alcuni soci; Mario Tella curò il testo e la musica insieme a Vincenzo Aversano e Tullio Taffuri alle chitarre che contribuirono all’arrangiamento insieme al pianista Tonino Pompa, al batterista Pasquale De Nunzio, al bassista Sergio Caprio e al tastierista Arturo De Iorio. Una sigla, che entrò nella testa dei radioascoltatori per parecchio tempo, tanto era orecchiabile, tanto vicino nel motivo e nei contenuti al folklore paesano e recitava più o meno così “Viva la Radio, Viva Radio Incontro anche se cammina a cavallo delle onde…”
Radio Incontro stava riscuotendo un discreto successo. L’emittente veniva ascoltata in diversi paesi del casertano, la ricezione era buona, i programmi di intrattenimento musicale erano ricchi di interazioni, numerosi ascoltatori richiedevano brani in voga al momento, pop, classici o cantautorali, gli innamorati di turno facevano dediche ai proprio amati, le richieste erano disparate e si cercava di accontentare tutti. Era una radio libera di comunità e come tale cercava di non farsi inghiottire, con sforzi enormi economici, dalle esigenze di capitalizzare attraverso la pubblicità, o perlomeno non ne era condizionata.
Di particolare interesse era il programma “il mattiniere” dell’anziano “Zio” Luigino Faella che proponeva vinili, comprati autonomamente, di canti popolari, “quel mazzolin di fiori” il brano più gettonato. Una lista di brani che in quegli anni rischiavano l’oblio, oscurati dal processo di industrializzazione; Il canto popolare era espressione di cultura delle classi proletarie e ne testimoniava gli stati d’animo, i sentimenti, i desideri, le lotte, ed era legato indissolubilmente alle culture regionali e locali con prevalente propensione agricola e Radio Incontro era radicata alla comunità e alle tradizioni, non tralasciava nulla del passato.
Il materiale a disposizione era di tutti e a volte le programmazioni venivano improvvisate facendo l’uso migliore di ciò che si aveva. Una volta il parroco del paese, Don Peppino Adduce, andò per un viaggio negli stati uniti d’America da parenti e ne approfittò per visitare chiese e altri luoghi di culto, al suo ritorno gli amici di Radio Incontro, nello studio delle trasmissioni annesso alla chiesa, trovarono una gradita sorpresa: un cassone pieno zeppo di vinili. Musica country, blues e rock sconosciuta ai tanti ascoltatori, fu trasmessa a ripetizione per mesi. Alla Radio collaborava tutto il paese, la maggior parte erano ragazzi e ragazze, non si ricorreva agli speaker ma si badava solo a trasmettere musica e ad accogliere le richieste e le dediche, quando si poteva, in base alla disponibilità dei dischi. La frase mascherata di rigetto più frequente dagli studi era: “ci dispiace il brano oggi non è in scaletta”.
L’eco della radio si fece sentire ben oltre Borgonuovo e spesso, in aiuto e supporto alla gente del posto arrivavano anche dai paesi limitrofi, e per spirito di solidarietà e per il fascino che esercitava su tanti potersi cimentare nell’attività di speaker radiofonico arrivando a un pubblico tutt’altro che sparuto. Un nuovo approccio che contribuì al cambiamento dei costumi, dei rapporti interpersonali. Infatti, Radio Incontro, in un certo senso, costrinse chi faceva programmazione, ad aprirsi, a sforzarsi di parlare in un italiano corretto più di quanto si facesse a scuola. Una radio galeotta perché da quei locali sbocciarono molti amori. Erano davvero tanti a fare attività, tra associazione e radio. Tra le voci portanti c’era Elio Cipriano (nella foto 3), da ricordare Antonio Quaglieri con il suo programma di messaggi e dediche dal titolo “Un disco per”, Ugo Faella, Liberato Quaglieri, Antonio Cipriano, Claudio Pisano, Pasquale Perrotta, Ermanno Cipriano, Rosetta Antuono, Antimo Paone, Rosa Parrillo, Enrico Nacca, Rosalba Pisano, Carmela Antuono, Antonio De Tora e Lucia Faella. Erano numerosi, tutta la comunità faceva la propria parte puntando, attraverso l’etere e in maniera più o meno conscia a una crescita culturale e sociale di un piccolo borghetto a tre chilometri dal centro di Teano.
Radio Incontro fu attiva fino alla metà degli anni ottanta, ha rappresentato un momento di confronto, di arricchimento di condivisione senza precedenti ed è una parentesi storica che rivive attraverso i ricordi, a tratti nitidi, a tratti frammentari di tutti quelli che l’hanno vissuta direttamente o indirettamente.

Gennaro Loffredo
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 10 Ottobre)

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