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Origine ed evoluzione del popolo dei Sidicini (I parte)

 

Arduo e complicato, ma anche estremamente affascinante, è il compito di chi decide di indagare sulle origini dei popoli dell’Italia Antica.
Quando poi lo studio in questione interessa le popolazioni che abitarono la Campania, la faccenda diventa ancor più complicata.
A differenza di quanto avviene in altre parti della penisola, come l’Etruria, il Lazio Antico o l’Apulia, dove all’alba del primo millennio a.C., il processo etnogenetico può dirsi ormai concluso, in Campania è proprio durante questo periodo che esso si compie attraverso un continuo riassetto di equilibri precari.
Ai Greci della costa ed ai popoli indigeni dell’interno si aggiunge, in questa regione, la presenza degli Etruschi che, facendo della Campania una loro area di espansione e di popolamento, le conferiscono un risalto particolare.
La presenza non solo dei Greci ma anche degli Etruschi, infatti, favorisce notevolmente la ristrutturazione socio-politica delle comunità indigene, fungendo da stimolo per una loro omologazione culturale.
Non si tratta, però, di un processo unitario: l’intensità del contatto ed il grado di maturazione raggiunto dalle diverse comunità  determinano una notevole differenziazione che favorisce il sorgere di precise identità tribali.
Nella Campania Settentrionale, il territorio compreso tre il distretto vulcanico di Roccamonfina, gli ultimi rilievi Trebulani, il monte Massico e la piana costiera fu occupato in epoca storica dal popolo dei Sidicini.
Un’organizzazione di tipo pagano-vicanica  con villaggi segnalati da piccoli nuclei di necropoli, caratterizza il territorio occupato da questo popolo di stirpe italica e di lingua osca.
Ma chi erano i Sidicini?
Virgilio, nel VII libro dell’Eneide, li cita nel catalogo degli Italici che affiancarono il re Turno contro Enea.
Polibio (III, 91) descrivendo la pianura intorno Capua, che definisce “la più rinomata d’Italia”, afferma che in essa si trovano le città più belle e famose della penisola; alcune sulla costa, altre, invece, come Cales e Teano, nell’entroterra.
Strabone (V, 4, 10) definisce Teanum Sidicinum, capitale dell’omonimo popolo, la più importante città della Campania Settentrionale Interna, subito dopo Capua.
In V, 1, 9, inoltre, il geografo, parlando del territorio dei Sidicini, dice che sono “Osci, del popolo scomparso dei Campani”.
In effetti, presa alla lettera, una tale affermazione desta non poche perplessità.
In un noto saggio relativo alle origini dei popoli della Campania Antica, Ettore Lepore, illustre studioso di Storia Antica, sostiene che, in questo passo di Strabone, dietro la menzione della scomparsa degli Osci, si intravede una fonte ben precisa: Posidonio. Tipica dell’analisi etnografica di Posidonio è, infatti, la menzione della scomparsa delle popolazioni di origine osco-sabelliche dell’Italia Meridionale.
In un altro passo piuttosto problematico, Strabone (V, 4, 3), dopo aver parlato di un conflitto di opinioni tra Antioco di Siracusa e Polibio, afferma che la Campania fu abitata dapprima da Opici ed Ausoni, poi fu occupata da un popolo degli Osci, a sua volta schiacciato dai Cumani.
Questi furono poi scacciati dagli Etruschi e, successivamente, il potere passò ai Sanniti e poi ai Romani.
Al di là dei problemi  determinati dal fatto che Strabone, rifacendosi alla sua fonte (che secondo Lepore sarebbe Timeo di Tauromenio), semplifica in maniera estrema una realtà che è, invece, molteplice e contemporanea, il passo in questione risulta problematico, secondo Lepore, in particolare per un moderno emendamento basato sul tentativo di comprendere una parte del testo che, in effetti, sarebbe guasto.
Nel testo di Strabone si legge: oikountwn Opikvn proteron kai Absouwn. (Traduzione: la Campania “abitandola dapprima gli Opici e gli Ausoni”) seguito, nei codici, da oi d ekeinous.
“Oi d ekeinous” in effetti, è intraducibile se lasciato in questo contesto.
Si è pensato, pertanto, che il testo fosse corrotto. Una proposta di correzione è stata avanzata dal Madvig che sostituisce “oi d ekeinous” con “Sidikinous” (Sidicini) intendendo, in tal modo: la Campania, “abitandola dapprima gli Opici e gli Ausoni, occuparono poi i Sidicini, un popolo Osco”.
Nonostante l’emendamento del Madvig fosse stato largamente accettato da altri studiosi, esso viene rifiutato dal Lepore, il quale, come il Wikén, preferisce considerare “oi d ekeinous” una glossa da espungere.
Lepore, infatti, non accetta l’emendamento del Madvig ritenendo i Sidicini una tribù di interesse locale che non può,quindi, essere annoverata nella schiera dei principali popoli che si succedettero nel dominio della pianura campana.
Di parere diverso è un altro autorevole studioso, Giovanni Colonna, il quale sostiene che, al di là dell’emendamento del Madvig, e quindi al di là del fatto che i Sidicini siano o meno il popolo osco menzionato da Strabone, ciò che emerge chiaramente in Strabone (V, 4, 3) è una distinzione tra una fase Ausonica-Opica ed una fase Osca nella preistoria della Campania.
Inoltre, secondo Colonna, sembra proprio che per Strabone gli Osci, perdendo il controllo della pianura Campana, analogamente a quanto avvenuto agli Ausoni dopo l’invasione dei Volsci, siano stati relegati nella periferia settentrionale della Campania, a ridosso di Cales, già occupato proprio dagli Ausoni.
I Sidicini, dunque, sarebbero stati l’ultima sopravvivenza degli Osci, con capoluogo a Teano, città che diventa poi tra le più importanti della Campania Settentrionale Interna.
L’equivoca definizione degli Osci come popolo scomparso dei Campani, deve quindi essere interpretata, secondo Colonna, in senso geografico. Quindi Osci come “popolo scomparso della Campania” o meglio come “popolo separato della Campania”, nel senso di popolo dislocato in una parte periferica della Campania.
Secondo Colonna, in sintesi, La Campania Antica, fu abitata dagli Ausoni, che la storiografia greca tardo-arcaica considerava abitanti primitivi, “autoctoni”, di questa regione e di una parte del Lazio. Nel V secolo a.C. fu poi introdotto il concetto ed anche il nome di Opici, usato da alcuni storici antichi per evidenziare le differenze esistenti tra gli abitanti del territorio compreso fra Minturno e Sinuessa, che continuavano a farsi chiamare Ausoni, ed i popoli che abitavano la pianura Campana, influenzati in maniera più consistente da Greci ed Etruschi, e che proprio allora cominciavano ad autodefinirsi Campani.
In età ellenistica fu realizzata un’ulteriore distinzione, con l’introduzione dell’etnico latino “Osci”, usato, secondo Colonna, proprio per dar conto della dislocazione, in un’area periferica della regione, di un altro popolo “separato” della Campania: i Sidicini.
Non è chiaro come e quando i Sidicini abbiano occupato gli antichi territori della Campania Settentrionale, nei quali più tardi fonderanno Teanum.
Sembra, comunque, che il tutto sia avvenuto nel corso del VI secolo a.C., in modo piuttosto graduale, in assenza, quindi, di un fenomeno di immigrazione massiccia.
Il territorio in questione, ad ogni modo, fu abitato fin dall’età preistorica da gruppi di cacciatori-raccoglitori.
A partire dal VII secolo a.C. le testimonianze archeologiche diventano più cospicue.
Indagini compiute agli inizi degli Anni 80 del Novecento in località Taverna di Torricelle hanno consentito di verificare la presenza in quest’area, in un’età relativa all’VIII – VII secolo a.C. di esponenti della cosiddetta “cultura Ausoni-Aurunca”.
La collocazione stessa delle due stipi votive, venute in luce in seguito agli scavi e la loro vicinanza a fonti di acqua perenni, hanno fatto ipotizzare l’esistenza in situ di un santuario campestre, dedicato probabilmente ad una divinità muliebre, da collegare ancora agli Ausoni “popolo delle fonti”.
Nel corso del secolo successivo, in piena età arcaica, la regione comincia ad essere occupata dai Sidicini.
Un’organizzazione di tipo pagano-vicanica, con villaggi segnalati da piccoli nuclei di necropoli caratterizza, almeno nel VI secolo a.C., il territorio occupato da questo popolo di stirpe italica e di lingua osca.
I rinvenimenti di Terragnano, Pugliano e Valle d’Assano, a sud-ovest di Teano, come pure quelli di località Torricelle, a sud-est della città, risalgono all’inizio del VI secolo a.C. o, forse, addirittura alla fine del secolo precedente.

(Continua)

Paola Iannaccone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 1 Gennaio)