L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

Non è vero... ma ci credo

 

A giudicare dai tanti episodi di cronaca tragici e dolorosi verificatisi in Italia e nel mondo con innegabile incremento appena dal 1 gennaio ad oggi, appare quanto mai veritiera la credenza popolare “anno bisesto, anno funesto”. Il 2024 è infatti un anno bisestile.
Il detto ha origini antiche e credo che la saggezza popolare, se il motto ancora si ripete, abbia avuto modo di costatarne, nel tempo, non dico la veridicità, ma almeno una grande approssimazione alla realtà. Nasce infatti nella antica Roma nella quale, nel mese di febbraio, in particolare dal 13 al 21, si celebravano i “Parentalia”, dedicati ai parenti defunti e si concludevano, nell’ultimo giorno, detto “Feralia” con l’offerta di doni portati sulle loro tombe. Quindi il mese di febbraio era considerato un mese funesto; così, quando nel 46 a.C., la riforma Giuliana voluta da Cesare, introdusse a febbraio un altro giorno, il 29esimo, fu considerato funesto tutto l’anno, proprio perché si era esteso il “mese funesto”.
Si acuiscono i conflitti militari nel mondo, ne nascono altri e si moltiplicano le vittime innocenti giorno per giorno, allontanandosi con pericolosa progressione ogni probabilità di soluzione pacifica: gli scontri bellici scoprono sempre nuovi obiettivi e modalità di ritorsione sulle popolazioni civili, sui deboli, sulle donne, sui bambini indifesi in un crescendo di terrore e di sopraffazione mai sinora osato.
La nostra cronaca interna non è da meno nell’annoverare anch’essa giorno per giorno, nuovi esecrandi delitti: femminicidi contro i quali nulla hanno potuto finora le folcloristiche “fiaccolate”, le “panchine” e le “scarpe rosse”; esecuzioni pubbliche tra malavitosi; scontri armati e devastatori tra bande di delinquenti; violenze di ogni tipo sui minori, dal loro coinvolgimento in regolamenti di conti mafiosi o dall’abbandono per strada appena nati alla morte somministrata abbracciandoli durante un suicidio-omicidio; ed, alla fine, il non meno deplorevole reato di “istigazione al suicidio”, praticato su deboli personalità attraverso i media, nuovo oppio dei popoli, nascosti nel più vergognoso anonimato.
Sconvolgente, come sempre, il recente, ma non infrequente gesto di una madre che abbandona il proprio figlio, appena nato, accanto ad un cassonetto dell’immondizia in un sacchetto di plastica.
E mi sovviene il diverso comportamento degli animali, i più, ai quali non disdegniamo di sentirci superiori e di proclamarlo ai quattro venti, senza soffermarci affatto sulle considerazioni sopra riportate. E a tal proposito mi torna in mente “L’ode al gatto” di Giovanni Pascoli che mi piace sottoporvi:

“Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.”

(Giovani Pascoli)

Pur nella stesura un po' baroccheggiante della poesia, che grande lezione di vita e di infinita umiltà ci propone il Poeta; ma direi soprattutto la Gatta!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XXI 2024 - n. 1 Gennaio)