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Indice Claudio Gliottone
 
 

Un poco di etica "fisica"

nel principio di azione e reazione
 

Quanto erano belli gli “aforismi” che sovente le mamme, a scopo educativo, solevano ripeterci ogniqualvolta ravvisassero la necessità di insegnarci qualcosa presa ad esempio dalla vita vissuta.
A chi fosse andato a reclamare presso di loro perché un fratellino o un compagno gli dava fastidio rispondevano serafiche: “Toccami Ciccio, toccami Ciccio… mammaaaa Ciccio mi toccaaa”.
Intendevano dire che se il fratellino o l’amichetto ci avevano infastidito,
con grande probabilità era perché noi li avevamo provocati.
Gli aforismi racchiudono sempre “in succose parole il risultato di considerazioni, osservazioni, esperienze”. (da Wikipedia).
Era, in breve, la spiegazione del terzo principio della dinamica, detto volgarmente di “azione e reazione”. In maniera scientifica così recita: “Per ogni forza che un corpo A esercita su un altro corpo B, ne esiste un'altra uguale, in modulo e direzione, e contraria in verso, che B esercita su A.”
Cioè, se noi, corpo A, esercitiamo una forza su un corpo B questi eserciterà la stessa forza “uguale e contraria” su di noi; al contrario può accadere che noi ci trasformiamo in corpo B, che ha subito la forza, e ne attuiamo un’altra di risposta eguale e contraria sul corpo A.
Il problema “etico”, e qui veniamo all’assunto, è stabilire chi ha provocato “l’azione” e chi ha risposto con la “reazione”. Approfondendo bisognerà comprendere perché c’è stata l’azione, che potrebbe essere stata a sua volta comunque generata da una
precedente malcelata reazione e via seguendo.
Nasce allora una condizione perversa della quale diventa sempre più difficile spezzare l’evolversi che si va aggravando nel tempo, essendo difficile applicare e riconoscere la congruenza della prima alla seconda e viceversa.
Sarà infatti sempre più difficile giudicare se ogni reazione è, come reclama la fisica, esattamente “uguale” alla azione, pur essendone “contraria.
La Fisica resta pur sempre la sovrana dominatrice del mondo con le sue leggi che l’uomo è riuscito spesso anche ad infrangere e surclassare con disastrose conseguenze (vedi armi atomiche).
Identica cosa è riuscito a fare metaforicamente, sul piano ideologico e politico, riuscendo ad attuare, almeno per gli stolti, la “separabilità” degli elementi del nostro canone fisico, cioè la inscindibilità del processo “azione-reazione”, ma soprattutto la eguaglianza, se non della diversa direzione, della reazione ad una azione iniziatrice del processo.
Così, ad esempio, si è creata la esistenza, singola e staccata da ogni contesto, delle “Forze reazionarie”, attribuendo ad esse tutto il male possibile, a prescindere dalla pre-esistenza generatrice di ogni azione che avrebbe potuto provocarle. O, peggio, attuando un distinguo “qualitativo” tra loro: buona e costruttiva l’azione, cattiva e distruttiva la reazione!
Sicuramente, passando dal campo della fisica a quello umano comportamentale, le cose non sono più soggette alla divina incontestabile precisione delle leggi che guidano la prima; si può facilmente ottenere una “reazione” che superi largamente, nella quantità come nella qualità, la prima; ma negare la esistenza scatenante della “azione” mi pare una malevola intenzione di negare ogni “primum movens” da essa derivante.
Può accadere anche il contrario: che ci si inventi una “azione” inesistente per giustificare una “reazione” non pertinente.
La politica “negli” Stati e “tra” gli stati offre continui esecrandi aspetti di questo modo di agire: la “terza guerra mondiale a pezzetti” che si sta scatenando nel mondo è forse l’esempio più eclatante per questo mio dire.
Ma il pericolo maggiore, lo ripeto, consiste nel fatto che la mente dell’uomo è sottratta ad ogni legge “fisica”: ed allora una “reazione” diventa a sua volta “azione” per generare un’altra reazione, favorendo un pericolosissimo ingigantimento della loro “contrarietà”. E sarebbe la fine.
Di tutto!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 12 Dicembre)