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La filosofia del camminare

 

Il recente giudizio espresso dall'intramontabile Clemente Mastella sui ripetuti tentativi di ricostituzione di un “centro politico” di ispirazione democristiana è stato abbastanza chiaro: “questo centro nasce sbilenco” ha affermato in merito all'accordo Renzi-Calenda e lo ha paragonato al modo di camminare della propria cagnetta affetta da problemi ad una zampa.
Ma non è di politica che mi va di parlare.
La definizione di Mastella mi ha invece riportato alla mente il titolo ed il contenuto di un libro letto da poco “La passeggiata di Kant” di Roger-Pol Droit, un accademico, filosofo e scrittore francese.
Partendo da una analisi fisio-anatomica del cammino umano, il Nostro ci fa notare di come un grandissimo numero di filosofi e di pensatori ha elaborato le proprie teorie avvalendosi del movimento, del cammino, sinonimi in questo caso di ricerca, di voglia di conoscere, di interiorità maturata non seduti ad una scrivania, ma a contatto con la natura.
Il nostro camminare non è altro che un alternarsi di equilibrio, quando poggiamo su una sola gamba sollevando l'altra, e di stabilità quando le appoggiamo entrambe: il tutto per la durata di pochi secondi. In effetti il camminare è un continuo provocato cadere cui si oppone un analogo e continuo tentativo di non cadere.
È questo incessante procedere in bilico tra azzardo e certezza, sostiene l'autore, che accompagna il viaggio dell'umanità.
Così si muove la Filosofia, elaborando pensieri che si gettano avanti nell'ignoto cercando di evitare che cadano.
Così l'autore riporta i comportamenti di ventisette pensatori che amavano camminare, a volte instancabilmente, partendo da Socrate, che viveva praticamente per strada, dai Peripatetici di Aristotele, da Diogene e così via fino a Rousseau, Kierkegaard e Wittgenstein, non tralasciando filosofi orientali come Confucio e Thoreau, forse il più grande camminatore di tutti i tempi.
Il tutto, sia ben chiaro, sempre rigorosamente a piedi.
Non manca un pizzico di sano sarcasmo quando l'Autore descrive quello che sarebbe stato “il modo” di camminare di alcuni filosofi e lo fa scherzosamente deducendolo dalle loro idee: Guglielmo di Okkam, quello del “rasoio” con cui dare un taglio a tutto ciò che non serve, avrebbe soppresso i passi inutili, Montaigne, per la sua teoria delle fluttuazione costante dell'universo, avrebbe camminato a salti e balzelli, al contrario il razionalista Cartesio avrebbe camminato secondo una linea retta, e così via.
Una nota particolare il Nostro la dedica al modo di camminare dei politici, i quali farebbero dei grossi girotondi, allontanandosi e ritornando sempre al punto di partenza, seguendo strani zig-zag, ma sovente non inseguendo alcun pensiero.
E siamo ritornati al punto di partenza con Mastella.
Chiudo con una enigmatica ma profonda frase di Diderot: “A nessuno piace tanto parlare come ai balbuzienti e tanto camminare come agli zoppi”.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 8 Agosto)